Ristoranti e fase 2, tra plexiglass e distanza tra tavoli tutti i dubbi degli operatori

Il settore diviso tra chi si chiede: «In quali condizioni lavoreremo?» e chi comunque lancia l'appello: «Fateci ripartire»

martedì 12 maggio 2020
A cura di Elga Montani
Tavoli distanti tra loro 1,8 metri, percorsi a senso unico segnati, prenotazione tramite app, incentivazione all'uso di modalità di pagamento elettronico, plexiglass per separare le persone che non fanno parte dello stesso nucleo familiare. Sono solo alcune delle proposte presentate dagli esperti per permettere a pub e ristoranti di riaprire in sicurezza, dopo l'emergenza Coronavirus, e che a giorni diverranno definitive in vista della riapertura del prossimo 18 maggio. Ma i ristoratori non sono entusiasti, e si dividono tra chi ritiene tali misure troppo stringenti da portare, in alcuni casi, a non poter riaprire senza rimetterci, e chi invece pensa che la cosa importante ora sia tornare al lavoro, rimettersi in moto in modo tale da non rimanere definitivamente a terra.

Alcuni ristoratori della città vecchia si sono uniti in seguito all'appello di uno di loro, Davide Caldarulo titolare del Black&White, che ha invitato i suoi colleghi chef a portargli una delle loro giacche, che sono poi state appese all'esterno del locale con su scritto "Non sta andando bene". Sulla sua pagina Facebook Caldarulo si fa promotore dei dubbi di molti ristoratori in questo momento, e scrive: «La fase 2 mi spaventa. Quali saranno le disposizioni che arriveranno dalla cabina di regia? In quali condizioni lavoreremo? Quando arriverà la cassa integrazione per i miei collaboratori? Cosa ci riserverà il futuro? Saremo messi nelle condizioni di poterci risollevare? Attorno al tavolo tecnico scientifico ci sono anche operatori del mondo della ristorazione?».

C'è poi chi, invece, pur sottolineando le difficoltà del momento, tra bollette da pagare con il ristorante chiuso, affitti e dipendenti senza alcun reddito, pensa che comunque l'importante sia ripartire, rimboccarsi le maniche e riuscire ad arrivare a settembre. «Dato il periodo se ci saranno delle indicazioni di sicurezza dovremo seguirle, ma l'importante è ripartire – sottolinea Vito Dellino titolare di La Tana dei Lupi - A Bari il sindaco ha firmato una delibera che ci permette di occupare più spazio all'esterno, ma saremo comunque nelle condizioni di fare la metà dei coperti. Però a questo punto l'importante è lavorare. Ovvio che se prima avevo 20 dipendenti ora potrò farne lavorare 10. Purtroppo, saremo costretti a fare dei tagli. Tante attività sono in difficoltà, abbiamo comunque dovuto pagare le spese con i locali chiusi e molti sono rimasti indietro. Fondamentale comunque ripartire, anche perché la gente ha voglia di uscire ed è stanca di stare in casa».

«Stiamo aspettando di avere conferme sulle misure da seguire, anche perché eventuali pannelli in plexiglass, distanziamenti tra tavoli ecc… sono misure da applicare che comunque comportano delle spese - aggiunge - Fino a settembre l'importante è lavorare non per guadagnare, né per pagare, ma almeno per pagare ai dipendenti la cassa integrazione che ancora non hanno avuto, e poter poi riuscire a venire fuori da questa situazione. Il Governo e il Comune devono pensare alle partite iva e ai loro dipendenti rimasti senza soldi»