Scintille nel Pd a Bari. De Simone: «Appoggiare Laforgia», Todaro: «Il nostro candidato è Leccese»
Botta e risposta nella giornata di oggi tra le due diverse "fazioni" cittadine dei dem. Lontana la definizione di una soluzione
giovedì 11 aprile 2024
19.04
Scintille nel Pd di Bari nella giornata di oggi. In mattinata, una nota divulgata dalla presidente Titti De Simone, firmata anche da Gianni Giannini, Antonella Morga, Nicola Biancofiore e Umberto Stravolo, chiedeva a chiare lettere al partito di appoggiare apertamente come candidato Michele Laforgia, in modo da non creare una divisione nella coalizione. «Noi crediamo che si possano trovare le condizioni chiare, politiche, programmatiche, per una convergenza unitaria sulla candidatura di Michele Laforgia, su cui per altro il PD non ha mai espresso giudizi ostativi, e che riteniamo rappresenti la scelta più giusta» si legge nella nota dei dem a sostegno del penalista.
Solo qualche ora dopo è arrivata la risposta del segretario barese del partito, Gianfranco Todaro, che ha ribadito: «Il candidato del Partito Democratico alle elezioni amministrative di Bari del 2024 si chiama Vito Leccese». E nel prosieguo ha voluto sottolineare come si è arrivati a scegliere l'ex capo di gabinetto dell'attuale sindaco. «Non lo ha deciso un singolo - rimarca Todaro -. Lo ha deliberato proprio l'Assemblea cittadina, all'unanimità, seppur con l'astensione degli stessi dirigenti che oggi firmano quel comunicato in favore di una chiusura unitaria su Michele Laforgia».
Uno scontro a viso aperto ormai tra le due anime del partito, che forse devono loro prima di tutto scegliere cosa fare prima che possa farlo la coalizione.
La situazione che si è venuta a determinare sulle prossime amministrative di Bari, richiede a tutto il centrosinistra di far prevalere la politica, per ritrovare le ragioni dell'unità di tutto il campo progressista contro le destre. Abbiamo il dovere di compiere un passo avanti, a partire dalla necessità di contrastare la battaglia strumentale che in maniera sgrammaticata, anche da un punto di vista istituzionale e di governo, il centrodestra sta tentando di fare su Bari. E dall'altro, aprendo una stagione nuova, di rilancio e di innovazione del governo di centrosinistra, dopo un ciclo di 20 anni. Ciò presuppone anche un rinnovamento fisiologico e necessario, delle classi dirigenti che guideranno la città e la Regione, nei prossimi mesi e anni. A partire dalla visione, dal programma, dalle idee e dalle nuove energie che questa fase richiede, a partire da un nuovo processo di rigenerazione della politica. Il PD è un partito plurale, che al proprio interno possiede tutte le energie e tutti gli anticorpi, democratici e sani, generosi e nuovi, per essere guida di un percorso di rilancio. Inoltre, il PD non può non essere oggi alla testa di un percorso di rigenerazione e di attenta vigilanza - come la segretaria ci ha esortato di fare - per la legalità, contro malcostume e trasformismo. Dal punto di vista politico, quindi, noi crediamo che sia oggi necessario ricomporre l'unitarietà dell'area progressista, ancor più alla luce delle note inchieste giudiziarie che riguardano anche esponenti del centrosinistra barese e regionale. Occorre dare un segnale forte, di indignazione e di messa al bando di modalità e di uso del consenso che non devono più avere spazio e legittimazione. Noi crediamo che si possano trovare le condizioni chiare, politiche, programmatiche, per una convergenza unitaria sulla candidatura di Michele Laforgia, su cui per altro il PD non ha mai espresso giudizi ostativi, e che riteniamo rappresenti la scelta più giusta.
In ore non facili per il centrosinistra pugliese, che richiederebbero il senso di responsabilità di tutti, la giornata si apre con dichiarazioni di alcuni dirigenti del Partito Democratico di Bari città, che sostengono che la soluzione affinché il fronte progressista non si laceri in vista delle amministrative sia la convergenza dell'intera coalizione sulla candidatura di Michele Laforgia. Ho sopportato per un lungo anno che la Presidente dell'Assemblea cittadina, assieme a uno sparuto numero di altri dirigenti del PD locale, esprimesse una linea completamente autonoma rispetto a quella determinata dagli organismi, compreso quello da lei presieduto. Ma adesso basta. Non posso più tacere, perché ho la responsabilità di una comunità che è stata già mortificata a sufficienza, che ha già tollerato fin troppe umiliazioni in questi mesi, pur di tenere unita la coalizione. Lo devo ai tanti come me che la mattina si svegliano presto per andare a lavorare; che conciliano per passione gli impegni lavorativi e la vita privata con la politica: politica che è una vocazione, non è un taxi da prendere per evitare di misurarsi con la vita vera, quella in cui bisogna lavorare per mangiare, sacrificare il tempo libero se ci si vuole prendere cura delle persone e della propria comunità; non pretendere che quella comunità paghi il nostro tempo libero.
Il candidato del Partito Democratico alle elezioni amministrative di Bari del 2024 si chiama Vito Leccese. Non lo ha deciso un singolo. Lo ha deliberato proprio l'Assemblea cittadina, all'unanimità, seppur con l'astensione degli stessi dirigenti che oggi firmano quel comunicato in favore di una chiusura unitaria su Michele Laforgia. Se è vero che un partito non è una caserma, è anche vero che non è certo il medico a prescrivere di farne parte: quando si sceglie, come la Presidente De Simone ha fatto mesi fa, di iscriversi, si accettano i diritti e i doveri che lo statuto prevede per i tesserati. Tra questi c'è il dovere di sostenere con lealtà i candidati del Partito Democratico (art. 4, comma 6, lettera c), Statuto nazionale PD). È assurdo che proprio la Presidente dell'Assemblea si discosti da deliberazioni assunte all'unanimità da quello stesso organismo.
Chi scrive, assieme ad altri dirigenti, ha tentato per mesi di accorciare le distanze con il mondo della Convenzione, costruendo occasioni di dialogo improntate tutte alla più totale correttezza. Ancora oggi non mi rassegno alla prospettiva di arrivare separati a elezioni che meriterebbero l'assoluta compattezza della coalizione che da 20 anni governa questa terra: perché agli attacchi vergognosi della destra si risponde insieme; non abbiamo il diritto di bisticciare tra di noi quando in gioco c'è tutto ciò che abbiamo costruito. Ma non siamo stati noi a far saltare le primarie. Non siamo stati noi a impedire che una sintesi tra le due validissime proposte in campo potesse essere fatta dalla base e non nelle segrete stanze. È stato il Presidente Conte, troppo a lungo indicato anche dal PD come punto di riferimento dei progressisti e alle cui richieste anche in Puglia troppo a lungo abbiamo ceduto, a fare questo immenso regalo alla destra, servendole su un piatto d'argento una spaccatura molto complessa da ricucire, al solo fine di poter sparare a zero sul Partito Democratico e averne un vantaggio elettorale alle europee.
Ora nessuno di noi intende esimersi dal cercare fino all'ultimo una soluzione unitaria, ma purtroppo c'è stata quella presa di posizione del leader di un Partito che non è il nostro, assunta davanti alla stampa, mentre il comitato organizzativo delle primarie (composto in modo paritetico da rappresentanti della candidatura di Michele Laforgia e di quella di Vito Leccese) stava definendo gli ultimi dettagli per la consultazione del 7 aprile e mentre i militanti del PD lavoravano a testa bassa, senza riconoscimenti, per mettere in piedi una giornata di partecipazione come mai si era vista. Come PD, abbiamo il dovere di stigmatizzare questo gesto irresponsabile, proprio perché ha preteso di scegliere al posto della base: a questo punto, non ci sono proprio i margini per chiudere unitari su uno dei due candidati.
La proposta della nostra segretaria di provare ancora ad addivenire a una soluzione unitaria, non poteva prescindere dal passo indietro di entrambe le figure al momento in campo. Ma Michele Laforgia l'ha già definita una "sesquipedale sciocchezza". Non è un giudizio sulla persona di Michele Laforgia: si tratta solo di essere consapevoli che questa partita è troppo più grande del destino di un singolo e persino del suo indiscusso valore. È una vicenda che ha ormai assunto rilevanza nazionale, in uno scenario in cui Bari è stata vergognosamente trascinata in una gogna mediatica che, lo sappiamo tutti, non merita. Che i baresi non meritano. Ebbene, tornando ai fatti di casa nostra, mi auguro che chi ha ritenuto anche oggi di calpestare- dal suo interno- una comunità straordinaria che sta lottando per il futuro della Puglia ne tragga, immediatamente, le conseguenze.
Solo qualche ora dopo è arrivata la risposta del segretario barese del partito, Gianfranco Todaro, che ha ribadito: «Il candidato del Partito Democratico alle elezioni amministrative di Bari del 2024 si chiama Vito Leccese». E nel prosieguo ha voluto sottolineare come si è arrivati a scegliere l'ex capo di gabinetto dell'attuale sindaco. «Non lo ha deciso un singolo - rimarca Todaro -. Lo ha deliberato proprio l'Assemblea cittadina, all'unanimità, seppur con l'astensione degli stessi dirigenti che oggi firmano quel comunicato in favore di una chiusura unitaria su Michele Laforgia».
Uno scontro a viso aperto ormai tra le due anime del partito, che forse devono loro prima di tutto scegliere cosa fare prima che possa farlo la coalizione.
La nota completa di Titti De Simone e gli altri dem
La situazione che si è venuta a determinare sulle prossime amministrative di Bari, richiede a tutto il centrosinistra di far prevalere la politica, per ritrovare le ragioni dell'unità di tutto il campo progressista contro le destre. Abbiamo il dovere di compiere un passo avanti, a partire dalla necessità di contrastare la battaglia strumentale che in maniera sgrammaticata, anche da un punto di vista istituzionale e di governo, il centrodestra sta tentando di fare su Bari. E dall'altro, aprendo una stagione nuova, di rilancio e di innovazione del governo di centrosinistra, dopo un ciclo di 20 anni. Ciò presuppone anche un rinnovamento fisiologico e necessario, delle classi dirigenti che guideranno la città e la Regione, nei prossimi mesi e anni. A partire dalla visione, dal programma, dalle idee e dalle nuove energie che questa fase richiede, a partire da un nuovo processo di rigenerazione della politica. Il PD è un partito plurale, che al proprio interno possiede tutte le energie e tutti gli anticorpi, democratici e sani, generosi e nuovi, per essere guida di un percorso di rilancio. Inoltre, il PD non può non essere oggi alla testa di un percorso di rigenerazione e di attenta vigilanza - come la segretaria ci ha esortato di fare - per la legalità, contro malcostume e trasformismo. Dal punto di vista politico, quindi, noi crediamo che sia oggi necessario ricomporre l'unitarietà dell'area progressista, ancor più alla luce delle note inchieste giudiziarie che riguardano anche esponenti del centrosinistra barese e regionale. Occorre dare un segnale forte, di indignazione e di messa al bando di modalità e di uso del consenso che non devono più avere spazio e legittimazione. Noi crediamo che si possano trovare le condizioni chiare, politiche, programmatiche, per una convergenza unitaria sulla candidatura di Michele Laforgia, su cui per altro il PD non ha mai espresso giudizi ostativi, e che riteniamo rappresenti la scelta più giusta.
La risposta di Gianfranco Todaro
In ore non facili per il centrosinistra pugliese, che richiederebbero il senso di responsabilità di tutti, la giornata si apre con dichiarazioni di alcuni dirigenti del Partito Democratico di Bari città, che sostengono che la soluzione affinché il fronte progressista non si laceri in vista delle amministrative sia la convergenza dell'intera coalizione sulla candidatura di Michele Laforgia. Ho sopportato per un lungo anno che la Presidente dell'Assemblea cittadina, assieme a uno sparuto numero di altri dirigenti del PD locale, esprimesse una linea completamente autonoma rispetto a quella determinata dagli organismi, compreso quello da lei presieduto. Ma adesso basta. Non posso più tacere, perché ho la responsabilità di una comunità che è stata già mortificata a sufficienza, che ha già tollerato fin troppe umiliazioni in questi mesi, pur di tenere unita la coalizione. Lo devo ai tanti come me che la mattina si svegliano presto per andare a lavorare; che conciliano per passione gli impegni lavorativi e la vita privata con la politica: politica che è una vocazione, non è un taxi da prendere per evitare di misurarsi con la vita vera, quella in cui bisogna lavorare per mangiare, sacrificare il tempo libero se ci si vuole prendere cura delle persone e della propria comunità; non pretendere che quella comunità paghi il nostro tempo libero.
Il candidato del Partito Democratico alle elezioni amministrative di Bari del 2024 si chiama Vito Leccese. Non lo ha deciso un singolo. Lo ha deliberato proprio l'Assemblea cittadina, all'unanimità, seppur con l'astensione degli stessi dirigenti che oggi firmano quel comunicato in favore di una chiusura unitaria su Michele Laforgia. Se è vero che un partito non è una caserma, è anche vero che non è certo il medico a prescrivere di farne parte: quando si sceglie, come la Presidente De Simone ha fatto mesi fa, di iscriversi, si accettano i diritti e i doveri che lo statuto prevede per i tesserati. Tra questi c'è il dovere di sostenere con lealtà i candidati del Partito Democratico (art. 4, comma 6, lettera c), Statuto nazionale PD). È assurdo che proprio la Presidente dell'Assemblea si discosti da deliberazioni assunte all'unanimità da quello stesso organismo.
Chi scrive, assieme ad altri dirigenti, ha tentato per mesi di accorciare le distanze con il mondo della Convenzione, costruendo occasioni di dialogo improntate tutte alla più totale correttezza. Ancora oggi non mi rassegno alla prospettiva di arrivare separati a elezioni che meriterebbero l'assoluta compattezza della coalizione che da 20 anni governa questa terra: perché agli attacchi vergognosi della destra si risponde insieme; non abbiamo il diritto di bisticciare tra di noi quando in gioco c'è tutto ciò che abbiamo costruito. Ma non siamo stati noi a far saltare le primarie. Non siamo stati noi a impedire che una sintesi tra le due validissime proposte in campo potesse essere fatta dalla base e non nelle segrete stanze. È stato il Presidente Conte, troppo a lungo indicato anche dal PD come punto di riferimento dei progressisti e alle cui richieste anche in Puglia troppo a lungo abbiamo ceduto, a fare questo immenso regalo alla destra, servendole su un piatto d'argento una spaccatura molto complessa da ricucire, al solo fine di poter sparare a zero sul Partito Democratico e averne un vantaggio elettorale alle europee.
Ora nessuno di noi intende esimersi dal cercare fino all'ultimo una soluzione unitaria, ma purtroppo c'è stata quella presa di posizione del leader di un Partito che non è il nostro, assunta davanti alla stampa, mentre il comitato organizzativo delle primarie (composto in modo paritetico da rappresentanti della candidatura di Michele Laforgia e di quella di Vito Leccese) stava definendo gli ultimi dettagli per la consultazione del 7 aprile e mentre i militanti del PD lavoravano a testa bassa, senza riconoscimenti, per mettere in piedi una giornata di partecipazione come mai si era vista. Come PD, abbiamo il dovere di stigmatizzare questo gesto irresponsabile, proprio perché ha preteso di scegliere al posto della base: a questo punto, non ci sono proprio i margini per chiudere unitari su uno dei due candidati.
La proposta della nostra segretaria di provare ancora ad addivenire a una soluzione unitaria, non poteva prescindere dal passo indietro di entrambe le figure al momento in campo. Ma Michele Laforgia l'ha già definita una "sesquipedale sciocchezza". Non è un giudizio sulla persona di Michele Laforgia: si tratta solo di essere consapevoli che questa partita è troppo più grande del destino di un singolo e persino del suo indiscusso valore. È una vicenda che ha ormai assunto rilevanza nazionale, in uno scenario in cui Bari è stata vergognosamente trascinata in una gogna mediatica che, lo sappiamo tutti, non merita. Che i baresi non meritano. Ebbene, tornando ai fatti di casa nostra, mi auguro che chi ha ritenuto anche oggi di calpestare- dal suo interno- una comunità straordinaria che sta lottando per il futuro della Puglia ne tragga, immediatamente, le conseguenze.