Scomparsa di Vito Procacci, il ricordo del figlio Ettore: «Un vero esempio di vita»
Le sue parole: «Tutto ciò che sono e che sarò, come uomo e medico, lo devo a te»
lunedì 26 agosto 2024
11.03
L'improvvisa scomparsa di Vito Procacci, 65enne primario del Pronto Soccorso del Policlinico di Bari, ha sconvolto la sanità pugliese e non solo, lasciando un vuoto immenso anche in tutte le persone che l'hanno conosciuto dal punto di vista professionale e umano. Originario di Bitonto ma legatissimo alla città di Molfetta, ha abbandonato questa terra con discrezione e in uno dei suoi posti del cuore, quel mare che per lui rappresentava occasione di pausa e riflessione rispetto ai ritmi serrati della vita quotidiana.
A pochi giorni dalla sua dipartita, raccogliamo il commosso ricordo del figlio Ettore che proprio a Molfetta ha vissuto il proprio percorso scolastico prima di intraprendere la stessa via paterna, quella di Medicina:
«Papà non ti volevo disturbare, so che sei impegnato a salvare l'ennesima vita, tra una Critical Ultrasound (perché per te così si chiama) e un' AVAPS (perché non sappiamo il perché ma così andava quasi sempre bene). Non ti volevo disturbare però sento il bisogno di dirti alcune cose. Ti ricordi quando, tempo fa, ti dissi che volevo venire a lavorare con te? Ero molto piccolo ma Tu già mi avevi affascinato a tal punto che per me la tua Medicina era unica. Era l'unica Medicina».
«Non hai mai voluto condizionare le mie scelte e, per certi versi, hai anche provato a scoraggiarmi, con molta discrezione, perché spesso la Tua Medicina é crudele, é crudele perché non riceve gli apprezzamenti che merita. Eppure, guardarti ogni giorno tornare a casa con gli occhi stanchi ma pieni di gioia e sentirti raccontare come quell' automobilista ubriaco é arrivato al PS in arresto cardiaco dopo aver sbattuto contro un albero, con la madre in lacrime dietro la porta della Shock Room e tu, con un ecografo e un ago, che hai fatto ricominciare a battere quel cuore, mi portava sempre di più a capire che la Tua Medicina era speciale. O meglio, Tu eri speciale».
«Beh, tu stesso alla fine hai capito che quel bimbo non poteva che sognare di diventare come te, un Medico di Emergenza. Perché come cita uno scrittore a te caro, la Medicina é la più diffusa malattia ereditaria. Sai, oggi sono qui, a lottare in corsia come te, e il giorno che ho giurato a Ippocrate ho giurato anche a te. Come tu avevi giurato ai Santi Medici e a San Giuseppe Moscati, il Medico degli ultimi».
«Senti Papà , lo so che hai fretta, ma io voglio dirti che sei un grande, sei il mio mito e il mio esempio. E se mai avrò l'onore di salvare le vite come fai tu, "se avrò visto più lontano, é perché stavo sulle spalle dei giganti". Tutto ciò che sono e sarò lo devo al tuo essere Padre, Mentore, Maestro, Capo, Comandante, Amico. Papà, io voglio dirti grazie. Hai deciso di abbandonare il tuo spirito nel nostro posto del cuore, dove ogni giorno il Sole si rilassa sull'orizzonte prima di intraprendere altre strade. E lo hai fatto come solo tu sai fare, con discrezione, con quella discrezione con la quale hai abbattuto muri, rivoluzionato sistemi, schiacciato pregiudizi».
«Grazie a te "a Sud l'orizzonte si é schiarito" e lo ha fatto al ritmo che tanto hai amato, il ritmo di Contrabbando della tua Terra. Perché tu sei Davide che sconfigge ogni giorno il suo Golia. Papà ora mi tocca salutarti, desidero farlo prendendo spunto da un altro grande della medicina d'emergenza: tu papà sei un guardiano della notte, perché nel momento più buio, quando il Mondo aveva perso la speranza, tu eri lì, a vegliare sulla barriera che impediva al mondo di crollare sotto i colpi del nemico invisibile».
«Papà, non hai idea quanto fa male dirlo, la Tua Guardia é finita. Ora tocca a noi, i Tuoi allievi, farla al posto Tuo, mentre ci osservi dall'alto, in attesa che anche la nostra Guardia finisca e potremo finalmente vederci ancora. Ciao Papà. Ti voglio bene e ti amo. La famiglia Procacci desidera ringraziare i tantissimi che si sono stretti a noi in questo momento di grande dolore. Vito Procacci vivrà sempre in tutti noi e nei Reparti di Pronto Soccorso Medicina di Emergenza-Urgenza di tutta la Sua Terra, la Sua amatissima Puglia».
A pochi giorni dalla sua dipartita, raccogliamo il commosso ricordo del figlio Ettore che proprio a Molfetta ha vissuto il proprio percorso scolastico prima di intraprendere la stessa via paterna, quella di Medicina:
«Papà non ti volevo disturbare, so che sei impegnato a salvare l'ennesima vita, tra una Critical Ultrasound (perché per te così si chiama) e un' AVAPS (perché non sappiamo il perché ma così andava quasi sempre bene). Non ti volevo disturbare però sento il bisogno di dirti alcune cose. Ti ricordi quando, tempo fa, ti dissi che volevo venire a lavorare con te? Ero molto piccolo ma Tu già mi avevi affascinato a tal punto che per me la tua Medicina era unica. Era l'unica Medicina».
«Non hai mai voluto condizionare le mie scelte e, per certi versi, hai anche provato a scoraggiarmi, con molta discrezione, perché spesso la Tua Medicina é crudele, é crudele perché non riceve gli apprezzamenti che merita. Eppure, guardarti ogni giorno tornare a casa con gli occhi stanchi ma pieni di gioia e sentirti raccontare come quell' automobilista ubriaco é arrivato al PS in arresto cardiaco dopo aver sbattuto contro un albero, con la madre in lacrime dietro la porta della Shock Room e tu, con un ecografo e un ago, che hai fatto ricominciare a battere quel cuore, mi portava sempre di più a capire che la Tua Medicina era speciale. O meglio, Tu eri speciale».
«Beh, tu stesso alla fine hai capito che quel bimbo non poteva che sognare di diventare come te, un Medico di Emergenza. Perché come cita uno scrittore a te caro, la Medicina é la più diffusa malattia ereditaria. Sai, oggi sono qui, a lottare in corsia come te, e il giorno che ho giurato a Ippocrate ho giurato anche a te. Come tu avevi giurato ai Santi Medici e a San Giuseppe Moscati, il Medico degli ultimi».
«Senti Papà , lo so che hai fretta, ma io voglio dirti che sei un grande, sei il mio mito e il mio esempio. E se mai avrò l'onore di salvare le vite come fai tu, "se avrò visto più lontano, é perché stavo sulle spalle dei giganti". Tutto ciò che sono e sarò lo devo al tuo essere Padre, Mentore, Maestro, Capo, Comandante, Amico. Papà, io voglio dirti grazie. Hai deciso di abbandonare il tuo spirito nel nostro posto del cuore, dove ogni giorno il Sole si rilassa sull'orizzonte prima di intraprendere altre strade. E lo hai fatto come solo tu sai fare, con discrezione, con quella discrezione con la quale hai abbattuto muri, rivoluzionato sistemi, schiacciato pregiudizi».
«Grazie a te "a Sud l'orizzonte si é schiarito" e lo ha fatto al ritmo che tanto hai amato, il ritmo di Contrabbando della tua Terra. Perché tu sei Davide che sconfigge ogni giorno il suo Golia. Papà ora mi tocca salutarti, desidero farlo prendendo spunto da un altro grande della medicina d'emergenza: tu papà sei un guardiano della notte, perché nel momento più buio, quando il Mondo aveva perso la speranza, tu eri lì, a vegliare sulla barriera che impediva al mondo di crollare sotto i colpi del nemico invisibile».
«Papà, non hai idea quanto fa male dirlo, la Tua Guardia é finita. Ora tocca a noi, i Tuoi allievi, farla al posto Tuo, mentre ci osservi dall'alto, in attesa che anche la nostra Guardia finisca e potremo finalmente vederci ancora. Ciao Papà. Ti voglio bene e ti amo. La famiglia Procacci desidera ringraziare i tantissimi che si sono stretti a noi in questo momento di grande dolore. Vito Procacci vivrà sempre in tutti noi e nei Reparti di Pronto Soccorso Medicina di Emergenza-Urgenza di tutta la Sua Terra, la Sua amatissima Puglia».