Segregava in casa una connazionale costringendola ad abortire. Arrestata 49enne nigeriana

In manette Mercy Ovbiolokun. La donna è stata fermata dalla Squadra Mobile di Bari in Campania

sabato 29 settembre 2018 13.25
Partita dalla Nigeria per sfuggire alla Povertà, in Puglia ha trovato la schiavitù. Questa la triste storia di una giovane donna, vittima degli abusi e delle sevizie della 49enne connazionale Mercy Ovbiolokun, nelle scorse ore arrestata dalla Squadra Mobile di Bari mentre si trovava a Castel Volturno, in provincia di Caserta. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, è stata eseguita nei confronti della donna, con precedenti di polizia in materia di stupefacenti, con le accuse di riduzione in schiavitù finalizzata allo sfruttamento sessuale e all'accattonaggio, tratta di esseri umani con l'aggravante del grave pericolo per la vita e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, reati aggravati dalla transnazionalità e dall'interruzione di gravidanza non consensuale.

L'attività investigativa della Mobile è partita lo scorso novembre, quando il personale medico della Mater Dei Hospital informò la Questura l'arrivo presso quel pronto soccorso di una giovane donna, vittima di aborto clandestino procurato con l'assunzione di pillole abortive. La ragazza era incinta di cinque mesi e a seguito dell'interruzione clandestina era giunta in ospedale con una forte emorragia che le aveva causato anche un grave stato di anemia acuta.

L'immediato intervento degli agenti della sezione Criminalità Straniera e Prostituzione della Squadra Mobile aveva permesso l'immediata individuazione dell'abitazione dove era stata rinchiusa la ragazza, dove avevano sequestrato numerosi indumenti ancora sporchi di sangue. Grazie a diverse testimoniane, alle attività tecniche e alle dichiarazioni della vittima hanno consentito di ricostruire l'intera vicenda dai contorni decisamente raccapriccianti.

Partita da Benin City per sopravvivere alle precarie condizioni economiche, la ragazza era stata persuasa a trasferirsi in Italia da una sua connazionale che, secondo le ricostruzioni, avrebbe finanziato il viaggio per 28.000 euro; somma che la vittima avrebbe dovuto successivamente restituire una volta giunta nel nostro paese.

Dopo la partenza dalla Nigeria, la giovane donna è stata trattenuta in Libia , all'interno di un campo con altri migranti, e successivamente imbarcata su un peschereccio assieme ad altre 130 persone. Durante la navigazione verso l'Italia, a seguito del naufragio dell'imbarcazione, due donne persero la vita mentre lei, dopo l'intervento dei soccorritori, venne trasferita presso il centro di accoglienza di Lecce. Prelevata da un suo connazionale, venne accompagnata a Bari e data in consegna alla sua aguzzina che, una volta appreso del suo avanzato stato di gravidanza, la costrinse ad assumere alcuni farmaci abortivi che le provocarono la forte emorragia.

A seguito della richiesta di soccorsi fatta da un'altra cittadina nigeriana, la donna arrestata si era allontanata facendo perdere le proprie tracce, fino alla mattinata odierna quando è stata rintracciata e arrestata in provincia di Caserta.