Seicentoventi esuberi entro il 2022, il triste destino della Bosch di Bari
Una situazione molto preoccupante emerge dall'incontro al Mise, UglM: «Nessun progetto è stato presentato»
venerdì 28 giugno 2019
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Seicentoventi esuberi entro il 2022. Una brutta notizia, a conferma di quanto già dichiarato in diverse sedi, giunge dall'incontro dedicato alla Bosch e al sito di Bari tenutosi ieri al Mise. Oltre a questo, stando alle dichiarazioni dei sindacati presenti, UglM, Fim, Fiom e Uilm, è preoccupante il fatto che non ci sia un progetto concreto, relativo allo stabilimento barese, sul quale la crisi del diesel rischi di ripercuotersi in maniera devastante, come dichiarato alcuni mesi fa dall'AD di Bosch Italia Dambach. Stando alle stime, Bosch sta perdendo costantemente fatturato nel settore, tanto che nel 2030 si parla di una riduzione pari al 90% della quota mercato diesel in tutta Europa.
«I lavoratori sono già stati abbastanza sacrificati da un accordo definito "un capolavoro" ma che di lungimirante ha ben poco - dichiarano Antonio Spera e Samantha Partipilo di Ugl Metalmeccanici - Adesso ognuno si assuma le proprie responsabilità e Bosch dichiari una volta per tutte le proprie intenzioni sul sito barese. La UglM si schiera, come sempre, dalla parte dei lavoratori che auspicano di poter raccogliere i frutti dei sacrifici fatti in questi ultimi 10 anni ed invita l'azienda a presentare un piano industriale concreto, stante anche la disponibilità del governo italiano e della Regione Puglia a cofinanziare un progetto che sia a lungo termine e con zero esuberi».
«Il caso della Bosch di Bari è emblematico della necessità di sostenere una graduale conversione industriale nell'automotive, che tenga conto delle trasformazioni del settore, della mobilità in generale, e della crisi del diesel in particolare - sottolineano da Uilm Gianluca Ficco e Riccardo Falcetta - Imprese, sindacato e Istituzioni devono fare ciascuno la propria parte, altrimenti rischieremo licenziamenti e chiusure».
«Abbiamo chiesto e ottenuto un'incontro specifico a Bari - spiegano da Fim Cisl - e soprattutto incalzeremo la regione Puglia affinché la disponibilità di sostegno ai lavoratori si tramuti in fatti. È chiaro che non resteremo a guardare qualora il prossimo incontro a Bari non portasse un piano industriale che metta al centro lo sviluppo del sito di Bari e dei suoi 2 mila lavoratori».
Intanto, in serata è giunta anche una nota dell'assessore regionale Borraccino: «Sussiste la volontà del governo regionale di sottoscrivere un apposito accordo di programma che consenta a Bosch di realizzare il suo piano di Investimenti, garantendo anche un cofinanziamento regionale, nella misura massima che le limitate risorse disponibili renderanno possibile, Ma presupposto indispensabile e inderogabile, perché questo possa avvenire, è che non ci sia alcun esubero, con l'unica possibile eccezione di un accordo con i sindacati, che possa prevedere incentivi all'esodo volontario. Ma 620 esuberi non possono essere accettati».
«I lavoratori sono già stati abbastanza sacrificati da un accordo definito "un capolavoro" ma che di lungimirante ha ben poco - dichiarano Antonio Spera e Samantha Partipilo di Ugl Metalmeccanici - Adesso ognuno si assuma le proprie responsabilità e Bosch dichiari una volta per tutte le proprie intenzioni sul sito barese. La UglM si schiera, come sempre, dalla parte dei lavoratori che auspicano di poter raccogliere i frutti dei sacrifici fatti in questi ultimi 10 anni ed invita l'azienda a presentare un piano industriale concreto, stante anche la disponibilità del governo italiano e della Regione Puglia a cofinanziare un progetto che sia a lungo termine e con zero esuberi».
«Il caso della Bosch di Bari è emblematico della necessità di sostenere una graduale conversione industriale nell'automotive, che tenga conto delle trasformazioni del settore, della mobilità in generale, e della crisi del diesel in particolare - sottolineano da Uilm Gianluca Ficco e Riccardo Falcetta - Imprese, sindacato e Istituzioni devono fare ciascuno la propria parte, altrimenti rischieremo licenziamenti e chiusure».
«Abbiamo chiesto e ottenuto un'incontro specifico a Bari - spiegano da Fim Cisl - e soprattutto incalzeremo la regione Puglia affinché la disponibilità di sostegno ai lavoratori si tramuti in fatti. È chiaro che non resteremo a guardare qualora il prossimo incontro a Bari non portasse un piano industriale che metta al centro lo sviluppo del sito di Bari e dei suoi 2 mila lavoratori».
Intanto, in serata è giunta anche una nota dell'assessore regionale Borraccino: «Sussiste la volontà del governo regionale di sottoscrivere un apposito accordo di programma che consenta a Bosch di realizzare il suo piano di Investimenti, garantendo anche un cofinanziamento regionale, nella misura massima che le limitate risorse disponibili renderanno possibile, Ma presupposto indispensabile e inderogabile, perché questo possa avvenire, è che non ci sia alcun esubero, con l'unica possibile eccezione di un accordo con i sindacati, che possa prevedere incentivi all'esodo volontario. Ma 620 esuberi non possono essere accettati».