Sequestrata collezione archeologica all'interno della Banca Popolare di Bari, quattro indagati

L'acquisto perfezionato nel 2009 dall'allora amministratore delegato

venerdì 25 novembre 2022 12.37
I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale hanno sequestrato un'importante collezione archeologica custodita all'interno della Banca Popolare di Bari. Sono quattro le persone indagate a vario titolo per ricettazione e violazioni in materia di alienazione di beni culturali.

Le indagini, recentemente avviate e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, hanno consentito di individuare una preziosa collezione archeologica, consistente in 103 reperti di natura ceramica risalenti al periodo compreso tra il V sec. a.C. e il I sec. d.C., di inestimabile valore storico-culturale ed importantissimo valore economico, custodita all'interno della sala riunioni della sede centrale della Banca Popolare di Bari.

Le investigazioni, che hanno accertato l'assoluta estraneità della nuova dirigenza, secondo l'impostazione accusatoria, afferiscono ad un'operazione di compravendita di reperti archeologici perfezionata nell'anno 2009 dall'allora amministratore delegato dell'istituto bancario, che aveva fatto approvare al consiglio di amministrazione dell'istituto la proposta di acquisto per un controvalore di centomila euro a favore di collezionista privato. Tuttavia la raccolta archeologica, pur essendo stata denunciata alla competente Soprintendenza dagli originari proprietari, non aveva mai ottenuto la dichiarazione di legittimità di possesso.

Le indagini hanno, infatti, acclarato l'illecita provenienza della stessa che, a fronte di una prima denuncia di possesso presentata nel 1993 nel numero di 41 reperti in piatti e vasellame, di fatto veniva incrementata fino a 103 pezzi formalmente e fisicamente ceduti alla Banca Popolare di Bari.

L'intera collezione, quindi, essendo appartenente al patrimonio dello Stato italiano, non essendo mai stata dimostrata la legittima detenzione in data antecedente al 1909 (Legge 364/1909), è stata sequestrata preventivamente su decreto del G.I.P. di Bari.