Sesso e soldi per superare gli esami, la Procura di Bari chiede il processo per il professore
I fatti contestati al docente di Giurisprudenza risalgono al quadriennio 2011-2015. Fra i reati ipotizzati anche la concussione
martedì 9 aprile 2019
21.19
La Procura di Bari chiede il rinvio a giudizio per il docente universitario di Giurisprudenza Fabrizio Volpe, 46enne barese. Concussione, tentata concussione, violenza sessuale aggravata e tentata violenza sessuale nei confronti di due studentesse i reati ipotizzati dall'accusa.
I fatti contestati al professore risalgono al quadriennio 2011-2015. Secondo le ricostruzioni della Procura di Bari, il professore dell'Università di Bari avrebbe chiesto, minacciando le presunte vittime, prestazioni sessuali e, ad una delle due, anche denaro per superare gli esami.
Stando alle indagini condotte dal pm Marco D'Agostino il professor Volpe, docente ordinario di Diritto civile del dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Bari, avrebbe costretto, in più di una circostanza tra maggio 2014 e gennaio 2015 una studentessa di 23 anni a subire atti sessuali nel suo studio professionale privato e poi, dopo averle chiesto «Espressamente di avere rapporti sessuali altrimenti non avrebbe di fatto potuto continuare gli studi», e aver ottenuto il diniego della ragazza, si sarebbe fatto promettere la somma di 500 euro ad esame, come sostiene la Procura.
I fatti contestati al professore risalgono al quadriennio 2011-2015. Secondo le ricostruzioni della Procura di Bari, il professore dell'Università di Bari avrebbe chiesto, minacciando le presunte vittime, prestazioni sessuali e, ad una delle due, anche denaro per superare gli esami.
Stando alle indagini condotte dal pm Marco D'Agostino il professor Volpe, docente ordinario di Diritto civile del dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Bari, avrebbe costretto, in più di una circostanza tra maggio 2014 e gennaio 2015 una studentessa di 23 anni a subire atti sessuali nel suo studio professionale privato e poi, dopo averle chiesto «Espressamente di avere rapporti sessuali altrimenti non avrebbe di fatto potuto continuare gli studi», e aver ottenuto il diniego della ragazza, si sarebbe fatto promettere la somma di 500 euro ad esame, come sostiene la Procura.