Sfruttamento dei lavoratori stranieri nelle campagne, il sindacato Usb: «Servono controlli»
Ieri un nuovo episodio in provincia di Bari: «I proprietari terrieri riescono ad aggirare gli obblighi. Permesso di soggiorno per tutti»
mercoledì 9 ottobre 2019
13.03
Caporalato e sfruttamento dei lavoratori stranieri nel settore primario. L'ultimo caso segnalato ieri in provincia di Bari, a Conversano, che ha portato all'arresto del proprietario di un mattatoio che teneva tre operai in condizione di schiavitù, pagandoli 2,50 euro l'ora per una settimana lavorativa di 60 ore, e tenendoli alloggiati in container fatiscenti e senza bagni. Sulla questione si è espressa l'Unione sindacale di base, sottolineando il carattere nazionale del problema: «Non si contano più i casi di lavoro schiavistico - scrive Sabino De Razza, segretario di Usb Puglia. Sono centinaia, per esempio, i lavoratori indiani nelle masserie nostrane e non, e solo pochi giorni fa, un lavoratore bracciante è morto mentre vendemmiava nelle campagne del ricco Piemonte. Sfruttamento e irregolarità in agricoltura sono virali in tutta Italia, un paese fortemente coeso dal lato schiavitù».
La sigla sindacale rivendica i propri meriti in una maggiore attenzione mediatica sul problema dello sfruttamento dei lavoratori nei settori agricoli e dell'allevamento: «Grazie a una forte iniziativa sindacale (Usb Lavoro agricolo), la politica, le parti sociali, la stampa e l'opinione pubblica, cominciano a conoscere la gravità del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento in agricoltura - continua De Razza. Si comincia a prendere atto che i braccianti da Nord a Sud sono indispensabili per la nostra agricoltura ma, continua altresì l'incessante speculazione salariale, paghe da 2/3 euro l'ora, a fronte di giornate lavorative durissime ed interminabili. E tutto questo accade in Puglia come in altre regioni d'Italia. Da anni chiediamo più controlli e più sanzioni per i proprietari delle aziende agricole, più rispetto della dignità dei lavoratori dell'agricoltura».
E a livello locale? «La Puglia è pienamente coinvolta in questa drammatica situazione - attacca Usb. Migliaia sono, infatti, i braccianti del nostro territorio, spesso migranti, costretti in schiavitù e quello che manca è un intervento di controllo mirato nei confronti dei proprietari terrieri. Nonostante i numerosi tavoli nelle prefetture, nelle sedi regionali e nonostante gli impegni assunti dai proprietari terrieri, quest'ultimi riescono sistematicamente ad aggirare tutti i loro obblighi ed a perseverare nello sfruttamento più becero dei braccianti. Allo stesso tempo, le iniziative degli enti locali per affrontare la questione lavoro in agricoltura, si riducono ad attività collaterali, non inutili ma praticamente inefficaci perché alla fine alleviano i padroni e non i lavoratori, vedi le donazioni di biciclette, i campi di accoglienza. Quella che non si vuole affrontare con determinazione è la questione del diritto al permesso di soggiorno, tale condizione darebbe voce e diritti sindacali veri ai Lavoratori braccianti, e nel contempo dovrebbero essere rafforzati i controlli da parte di tutti gli enti coinvolti, Ispettorato del lavoro, Spesal (sicurezza sul lavoro) ecc. Per queste ragioni come USB continuiamo a chiedere con insistenza: permesso di soggiorno per tutti, controlli nelle aziende e filiera agricola, solo così sarà possibile mettere seriamente le basi per smantellare il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento, riportando legalità e sicurezza in tutto il settore agricolo».
La sigla sindacale rivendica i propri meriti in una maggiore attenzione mediatica sul problema dello sfruttamento dei lavoratori nei settori agricoli e dell'allevamento: «Grazie a una forte iniziativa sindacale (Usb Lavoro agricolo), la politica, le parti sociali, la stampa e l'opinione pubblica, cominciano a conoscere la gravità del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento in agricoltura - continua De Razza. Si comincia a prendere atto che i braccianti da Nord a Sud sono indispensabili per la nostra agricoltura ma, continua altresì l'incessante speculazione salariale, paghe da 2/3 euro l'ora, a fronte di giornate lavorative durissime ed interminabili. E tutto questo accade in Puglia come in altre regioni d'Italia. Da anni chiediamo più controlli e più sanzioni per i proprietari delle aziende agricole, più rispetto della dignità dei lavoratori dell'agricoltura».
E a livello locale? «La Puglia è pienamente coinvolta in questa drammatica situazione - attacca Usb. Migliaia sono, infatti, i braccianti del nostro territorio, spesso migranti, costretti in schiavitù e quello che manca è un intervento di controllo mirato nei confronti dei proprietari terrieri. Nonostante i numerosi tavoli nelle prefetture, nelle sedi regionali e nonostante gli impegni assunti dai proprietari terrieri, quest'ultimi riescono sistematicamente ad aggirare tutti i loro obblighi ed a perseverare nello sfruttamento più becero dei braccianti. Allo stesso tempo, le iniziative degli enti locali per affrontare la questione lavoro in agricoltura, si riducono ad attività collaterali, non inutili ma praticamente inefficaci perché alla fine alleviano i padroni e non i lavoratori, vedi le donazioni di biciclette, i campi di accoglienza. Quella che non si vuole affrontare con determinazione è la questione del diritto al permesso di soggiorno, tale condizione darebbe voce e diritti sindacali veri ai Lavoratori braccianti, e nel contempo dovrebbero essere rafforzati i controlli da parte di tutti gli enti coinvolti, Ispettorato del lavoro, Spesal (sicurezza sul lavoro) ecc. Per queste ragioni come USB continuiamo a chiedere con insistenza: permesso di soggiorno per tutti, controlli nelle aziende e filiera agricola, solo così sarà possibile mettere seriamente le basi per smantellare il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento, riportando legalità e sicurezza in tutto il settore agricolo».