Sgominato commercio online di reperti storico-archeologici, pioggia di sequestri in Puglia

I pezzi, la maggior parte dei quali rintracciati a Bari, provenivano da scavi clandestini. Denunciate 27 persone

sabato 4 gennaio 2020 12.42
A cura di Riccardo Resta
Maxi operazione in Puglia dei carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale, che hanno sgominato un fiorente commercio di reperti storici e archeologici sulle piattaforme online. Sono 27 le persone denunciate nell'ambito dell'operazione che ha visto i militari impegnati negli ultimi sei mesi del 2019 a scandagliare i siti di e-commerce e di aste online. Recuperati 140 reperti archeologici databili tra il III e il IV secolo a.C, circa 200 frammenti in prevalenza provenienti da corredi funerari, e 30 armi antiche, tra cui un cannone di fabbricazione veneta databile 1573 e diversi fucili in dotazione all'esercito borbonico e alle armate papali. I reati contestati sono ricettazione, impossessamento illecito di beni culturali, alienazione illecita di beni culturali e detenzione abusiva di armi antiche.

i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
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i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
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i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
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i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia
i reperti archeologici sequestrati dai carabinieri in Puglia

La maggior parte dei reperti è stata sequestrata a Bari; un gran numero dei pezzi oggetto dell'operazione proveniva da scavi clandestini e dall'attività illecita dei cosiddetti "tombaroli". I dettagli dell'operazione sono stati illustrati questa mattina dal maggiore Giovanni Di Bella nella sala conferenze del castello svevo di Bari. I denunciati (per lo più medici, avvocati, imprenditori, antiquari e professionisti) si servivano delle piattaforme di e-commerce per la compravendita dei pregiati pezzi storici, che spesso erano custoditi in appartamenti messi in vendita attraverso agenzie immobiliari. In alcuni casi, le foto delle case con gli annessi oggetti di valore venivano postate in rete per pubblicizzare l'immobile e renderlo appetibile alla vendita. Le basi d'asta per alcuni dei preziosi oggetti partivano da 30/40mila euro.

I reperti, dopo le attività tecniche che ne hanno stabilito l'autenticità, saranno interessati da provvedimento di confisca che li farà entrare nel patrimonio culturale dello Stato italiano.