«No a giudici donne, in quanto tali non sono imparziali», bufera su Donato Mitola e Uniba lo sospende
Il rettore Bronzini: «L'Università sarà sempre attenta e vigile sui temi dell'uguaglianza e condannerà sempre qualsiasi atto di discriminazione»
mercoledì 18 novembre 2020
19.55
«L'Università degli Studi di Bari Aldo Moro sarà sempre attenta e vigile sui temi dell'uguaglianza e condannerà sempre qualsiasi atto di discriminazione, diretta e indiretta, morale, fisica o psicologica, relativa al genere, all'età, all'orientamento sessuale, alla razza, all'origine etnica, alla diversa abilità, alla religione, alla lingua, alle convinzioni personali e politiche nonché alle condizioni personali e sociali».
Con queste parole il rettore dell'Università degli Studi di Bari, Stefano Bronzini, giustifica la decisione di sospendere immediatamente il dottor Donato Mitola dall'incarico di cultore della materia e da qualsiasi altra attività di didattica e di ricerca di questa Università, con una nota indirizzata al Presidente della Scuola di Medicina prof. Loreto Gesualdo.
Mitola era finito nell'occhio del ciclone in quanto durante una sua lezione aveva spiegato agli studenti quella che definiva la "differenza scientifica" tra uomo e donna, e in cui si sosteneva, tra le altre cose, che: «Giudici donne non dovrebbero esserci, perché giudicare significa essere imparziali», in quanto le donne sarebbero: «Emotivamente più sensibili degli uomini e il loro processo decisionale è condizionato, anche se inconsciamente, dall'emotività».
La sospensione effettuata in quanto le frasi, lesive della parità di genere espresse da Mitola, ad un primo esame contravvengono ai principi fondamentali enunciati dal Codice Etico dell'Università e, più in particolare, a quelli di eguaglianza e non discriminazione, ma viene fatta nelle more di definitive determinazioni in merito.
Con queste parole il rettore dell'Università degli Studi di Bari, Stefano Bronzini, giustifica la decisione di sospendere immediatamente il dottor Donato Mitola dall'incarico di cultore della materia e da qualsiasi altra attività di didattica e di ricerca di questa Università, con una nota indirizzata al Presidente della Scuola di Medicina prof. Loreto Gesualdo.
Mitola era finito nell'occhio del ciclone in quanto durante una sua lezione aveva spiegato agli studenti quella che definiva la "differenza scientifica" tra uomo e donna, e in cui si sosteneva, tra le altre cose, che: «Giudici donne non dovrebbero esserci, perché giudicare significa essere imparziali», in quanto le donne sarebbero: «Emotivamente più sensibili degli uomini e il loro processo decisionale è condizionato, anche se inconsciamente, dall'emotività».
La sospensione effettuata in quanto le frasi, lesive della parità di genere espresse da Mitola, ad un primo esame contravvengono ai principi fondamentali enunciati dal Codice Etico dell'Università e, più in particolare, a quelli di eguaglianza e non discriminazione, ma viene fatta nelle more di definitive determinazioni in merito.