Strisciuglio su Dellino: "Gli voglio bene ma dovrò ucciderlo per evitare che parli"
Il giovane fu sparato nel 2007 ma i suoi resti furono recuperati da un pozzo nel 2013
sabato 25 gennaio 2020
15.35
Il modus operandi dei clan Strisciuglio è venuto a galla durate il deposito del verbale del processo d'appello bis per il duplice omicidio di Giuseppe Dellino e del 29enne Vito Napoli del clan Conte di Bitonto, per i quali la Cassazione ha annullato con rinvio due condanne all'ergastolo e una a 30 anni. "Gli voglio bene, non lo voglio uccidere, perché non siamo carne da macello, però se viene preso ha proprio la volontà di andare a collaborare con la giustizia". È quanto si legge nel verbale riportato da Ansa.
A parlare è il pentito Arturo Amore ex affiliato al clan Strisciuglio, che racconta che sarebbe stata decisa così dal suo clan la morte del 29enne Giuseppe Dellino, adepto ritenuto inaffidabile, sequestrato e ucciso con un colpo di pistola alla testa nel 2007, il corpo gettato in un pozzo, i cui resti furono recuperati solo nel 2013. Secondo l'accusa, Dellino era nel gruppo che ammazzò Napoli nella guerra tra i clan Strisciuglio e Conte e dopo l'omicidio Napoli avrebbero deciso di eliminare Dellino ritenuto inaffidabile.
A parlare è il pentito Arturo Amore ex affiliato al clan Strisciuglio, che racconta che sarebbe stata decisa così dal suo clan la morte del 29enne Giuseppe Dellino, adepto ritenuto inaffidabile, sequestrato e ucciso con un colpo di pistola alla testa nel 2007, il corpo gettato in un pozzo, i cui resti furono recuperati solo nel 2013. Secondo l'accusa, Dellino era nel gruppo che ammazzò Napoli nella guerra tra i clan Strisciuglio e Conte e dopo l'omicidio Napoli avrebbero deciso di eliminare Dellino ritenuto inaffidabile.