Test rapidi per il Coronavirus, via alla sperimentazione all'oncologico di Bari
Pierluigi Lopalco: «Alla luce degli esiti valuteremo l’estensione di questi test rapidi ad altre strutture ospedaliere»
martedì 24 marzo 2020
18.32
Partirà dall'IRCCS Istituto Tumori "Giovanni Paolo II" di Bari la sperimentazione dei cosiddetti test rapidi per il Coronavirus, per valutare la circolazione del Covid-19 anche su soggetti asintomatici.
«Questo studio – spiega il prof. Pier Luigi Lopalco responsabile del coordinamento epidemiologico della Regione Puglia - utilizza i cosiddetti test rapidi che, pur non essendo ancora validati per fare diagnosi individuali di malattia, sono comunque in grado di fornire importanti informazioni scientifiche sulla modalità di circolazione dei virus. Alla luce degli esiti di questa sperimentazione valuteremo l'estensione di questi test rapidi ad altre strutture ospedaliere. La scienza ha bisogno dei suoi tempi, in questo caso parliamo di pochi giorni di sperimentazione che però saranno fondamentali per stabilire se questo metodo dei test rapidi è quello più utile per le nostre finalità di prevenzione e analisi».
«Sono in arrivo in Puglia in queste ore 2800 kit - aggiunge Antonio Delvino direttore generale dell'IRCCS Istituto Tumori "Giovanni Paolo II" - il test rapido utilizza un metodo colorimetrico, con un prelievo capillare attraverso la puntura del polpastrello; in 30 minuti dal prelievo consente di rilevare se sono presenti anticorpi anticoronavirus nelle due tipologie: immunoglobuline M, che marcano la risposta immunitaria precoce, e immunoglobuline G che marcano la risposta immunitaria successiva».
«Le prime evidenze scientifiche – spiega Delvino - ci dicono che le immunoglobuline M compaiono tre/cinque giorni dopo il contagio, quindi una positività è molto suggestiva della presenza nell'organismo del coronavirus; le immunoglobuline G starebbero a indicare in soggetti non sintomatici l'avvenuto contatto con il virus ed il superamento dello stesso. Stiamo percorrendo tutte le strade possibili mettendo in campo le competenze diffuse in questo caso nella ricerca per affrontare una situazione tutt'altro che convenzionale. In tale ottica intendiamo verificare se questa sperimentazione rigorosamente controllata può dare un contributo alla gestione dell'epidemia».
«Questo studio – spiega il prof. Pier Luigi Lopalco responsabile del coordinamento epidemiologico della Regione Puglia - utilizza i cosiddetti test rapidi che, pur non essendo ancora validati per fare diagnosi individuali di malattia, sono comunque in grado di fornire importanti informazioni scientifiche sulla modalità di circolazione dei virus. Alla luce degli esiti di questa sperimentazione valuteremo l'estensione di questi test rapidi ad altre strutture ospedaliere. La scienza ha bisogno dei suoi tempi, in questo caso parliamo di pochi giorni di sperimentazione che però saranno fondamentali per stabilire se questo metodo dei test rapidi è quello più utile per le nostre finalità di prevenzione e analisi».
«Sono in arrivo in Puglia in queste ore 2800 kit - aggiunge Antonio Delvino direttore generale dell'IRCCS Istituto Tumori "Giovanni Paolo II" - il test rapido utilizza un metodo colorimetrico, con un prelievo capillare attraverso la puntura del polpastrello; in 30 minuti dal prelievo consente di rilevare se sono presenti anticorpi anticoronavirus nelle due tipologie: immunoglobuline M, che marcano la risposta immunitaria precoce, e immunoglobuline G che marcano la risposta immunitaria successiva».
«Le prime evidenze scientifiche – spiega Delvino - ci dicono che le immunoglobuline M compaiono tre/cinque giorni dopo il contagio, quindi una positività è molto suggestiva della presenza nell'organismo del coronavirus; le immunoglobuline G starebbero a indicare in soggetti non sintomatici l'avvenuto contatto con il virus ed il superamento dello stesso. Stiamo percorrendo tutte le strade possibili mettendo in campo le competenze diffuse in questo caso nella ricerca per affrontare una situazione tutt'altro che convenzionale. In tale ottica intendiamo verificare se questa sperimentazione rigorosamente controllata può dare un contributo alla gestione dell'epidemia».