Traffico di droga ed estorsione, in manette tre esponenti del clan Di Cosola
Le indagini sono scattate a seguito dell'omicidio di Giuseppe Mizzi, vittima innocente di mafia
martedì 28 settembre 2021
9.53
Si sono aperte le porte del carcere per tre affiliati al clan di Cosola, colpiti da condanne definitive, per complessivi 25 anni di reclusione, a seguito dell'operazione denominata "Pilastro". È divenuta definitiva la sentenza della Corte d'Appello di Bari emessa il 2 luglio 2020 che aveva riconosciuto gli stessi colpevoli, a vario titolo, di "associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e illecita concorrenza con violenza e minaccia". Pertanto, alle prime luci dell'alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno tratto in arresto nel capoluogo cittadino uno dei responsabili ed hanno notificato gli altri provvedimenti restrittivi presso le case circondariali ove erano detenuti gli altri due interessati.
Il provvedimento odierno costituisce l'epilogo del processo avviato a seguito delle indagini condotte, a seguito dell'omicidio di MIZZI Giuseppe - vittima innocente di mafia - negli anni 2011-2014 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, nei confronti del clan Di Cosola, consorteria mafiosa che, nel tempo, ha subito importanti interventi repressivi.
L'inchiesta aveva messo in luce come il sodalizio criminale avesse, nel suo vasto territorio d'interesse, condizionato la libera concorrenza nel mercato del calcestruzzo, mediante un accordo con un produttore di calcestruzzo che prevedeva l'avvicinamento di imprenditori edili che venivano posti di fronte alla scelta: consegnare somme per mantenere i detenuti del clan, oppure acquistare il calcestruzzo "consigliato" dagli estorsori. Dunque, oltre all'illecita concorrenza che consentiva al clan di infiltrarsi, con violenza e minaccia, nel circuito produttivo, il sodalizio sottoponeva gli imprenditori edili che avevano impiantato cantieri nelle zone controllate ad estorsioni, con pagamento mensile delle somme a titolo di "protezione".
Inoltre, le indagini hanno permesso di individuare l'esistenza di una struttura, emanazione del clan mafioso, dedita al lucroso traffico di stupefacenti sui territori controllati dal clan.
In sintesi, l'operazione "Pilastro", che nel 2015 ha visto l'esecuzione di provvedimenti restrittivi nei confronti di 64 indagati, oltre a disarticolare, almeno nei tratti essenziali, il clan DI COSOLA, ha indotto alcuni elementi di spicco, tra i quali DI COSOLA Antonio (ora defunto) a collaborare con la Giustizia, gettando le basi per l'esecuzione di altre e significative attività repressive che, negli anni a seguire, hanno permesso di contrastare efficacemente un clan che, da oltre un trentennio, fa registrare la sua nefasta operatività in Bari e provincia.
I destinatori del provvedimento
DI COSOLA Cosimo anni 9 e mesi 6 di reclusione
MARIANI Vito anni 7 e mesi 8 di reclusione
DE CARO Francesco anni 8 di reclusione
Il provvedimento odierno costituisce l'epilogo del processo avviato a seguito delle indagini condotte, a seguito dell'omicidio di MIZZI Giuseppe - vittima innocente di mafia - negli anni 2011-2014 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, nei confronti del clan Di Cosola, consorteria mafiosa che, nel tempo, ha subito importanti interventi repressivi.
L'inchiesta aveva messo in luce come il sodalizio criminale avesse, nel suo vasto territorio d'interesse, condizionato la libera concorrenza nel mercato del calcestruzzo, mediante un accordo con un produttore di calcestruzzo che prevedeva l'avvicinamento di imprenditori edili che venivano posti di fronte alla scelta: consegnare somme per mantenere i detenuti del clan, oppure acquistare il calcestruzzo "consigliato" dagli estorsori. Dunque, oltre all'illecita concorrenza che consentiva al clan di infiltrarsi, con violenza e minaccia, nel circuito produttivo, il sodalizio sottoponeva gli imprenditori edili che avevano impiantato cantieri nelle zone controllate ad estorsioni, con pagamento mensile delle somme a titolo di "protezione".
Inoltre, le indagini hanno permesso di individuare l'esistenza di una struttura, emanazione del clan mafioso, dedita al lucroso traffico di stupefacenti sui territori controllati dal clan.
In sintesi, l'operazione "Pilastro", che nel 2015 ha visto l'esecuzione di provvedimenti restrittivi nei confronti di 64 indagati, oltre a disarticolare, almeno nei tratti essenziali, il clan DI COSOLA, ha indotto alcuni elementi di spicco, tra i quali DI COSOLA Antonio (ora defunto) a collaborare con la Giustizia, gettando le basi per l'esecuzione di altre e significative attività repressive che, negli anni a seguire, hanno permesso di contrastare efficacemente un clan che, da oltre un trentennio, fa registrare la sua nefasta operatività in Bari e provincia.
I destinatori del provvedimento
DI COSOLA Cosimo anni 9 e mesi 6 di reclusione
MARIANI Vito anni 7 e mesi 8 di reclusione
DE CARO Francesco anni 8 di reclusione