Tribunale di Bari revoca confisca da 10 milioni, beni restituiti alla famiglia Fornelli
Immobili e quote societarie appartenevano allo scomparso Mario Coluccia, vicino al clan criminale
sabato 29 luglio 2023
12.12
Beni immobili e quote societarie per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro, sequestrati nel 2003 e confiscati nel 2009, sono stati restituiti ai proprietari dopo la revoca stabilita dalla Corte d'appello di Bari del decreto di confisca emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari. I beni erano di proprietà di Mario Coluccia, di 58 anni, del quale non si sa più nulla dall'aprile 2003, all'epoca ritenuto vicino al gruppo criminale che fa capo alla famiglia Fornelli.
La sentenza d'appello, che ha capovolto quella di rigetto della revoca della confisca emessa dal Tribunale nel 2022, è diventata definitiva dopo che la Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso del procuratore generale.
Tra i beni che stanno per essere restituiti alla moglie Nicoletta Fornelli, curatrice dello scomparso Coluccia, vi sono sette appartamenti a Bari in via Amendola e in via Fanelli, sette locali commerciali a Bari e Foggia, tra cui un capannone industriale, due ville nel complesso residenziale di Rosa Marina (in provincia di Brindisi), due palazzine a Casamassima (Bari) e un appartamento a Lecce.
Secondo il ricorso presentato dal legale di Nicoletta Fornelli, l'avvocato Francesco Racanelli, e accolto dai giudici di secondo grado, l'annullamento della misura personale dell'obbligo di soggiorno e della confisca va riconosciuto, dal momento che Coluccia, in quanto scomparso, non ha ha mai ricevuto la notifica di alcun atto e non ha mai potuto difendersi. Pertanto, è stato stabilito che non si può procedere nei confronti di un soggetto che risulta essere inesistente.
L'illegittimità del provvedimento di confisca, quindi, è "ab origine", poiché né il provvedimento di sequestro preventivo del novembre 2003 (emesso sette mesi dopo la scomparsa) né la confisca del novembre 2009 sono stati notificati all'interessato, per il quale è in corso la dichiarazione di morte presunta.
Questo errore logico ha viziato l'intero provvedimento di confisca che è stato ritenuto dai giudici "illegittimo ab origine".
La sentenza d'appello, che ha capovolto quella di rigetto della revoca della confisca emessa dal Tribunale nel 2022, è diventata definitiva dopo che la Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso del procuratore generale.
Tra i beni che stanno per essere restituiti alla moglie Nicoletta Fornelli, curatrice dello scomparso Coluccia, vi sono sette appartamenti a Bari in via Amendola e in via Fanelli, sette locali commerciali a Bari e Foggia, tra cui un capannone industriale, due ville nel complesso residenziale di Rosa Marina (in provincia di Brindisi), due palazzine a Casamassima (Bari) e un appartamento a Lecce.
Secondo il ricorso presentato dal legale di Nicoletta Fornelli, l'avvocato Francesco Racanelli, e accolto dai giudici di secondo grado, l'annullamento della misura personale dell'obbligo di soggiorno e della confisca va riconosciuto, dal momento che Coluccia, in quanto scomparso, non ha ha mai ricevuto la notifica di alcun atto e non ha mai potuto difendersi. Pertanto, è stato stabilito che non si può procedere nei confronti di un soggetto che risulta essere inesistente.
L'illegittimità del provvedimento di confisca, quindi, è "ab origine", poiché né il provvedimento di sequestro preventivo del novembre 2003 (emesso sette mesi dopo la scomparsa) né la confisca del novembre 2009 sono stati notificati all'interessato, per il quale è in corso la dichiarazione di morte presunta.
Questo errore logico ha viziato l'intero provvedimento di confisca che è stato ritenuto dai giudici "illegittimo ab origine".