Trivelle in Puglia, Legambiente: «Stop immediato a nuove estrazioni»

L'associazione ha lanciato anche una petizione online sottolineando l'importante di lavorare sulle fonti rinnovabili

mercoledì 9 gennaio 2019
Prosegue la polemica sul discorso trivelle nel mare di Puglia. Ad intervenire nel discorso, sollevato dal presidente Emiliano, dopo le ultime notizie in merito, è Legambiente. I dati forniti dall'associazione non sono affatto incoraggianti.

La Puglia, tra attività a terra e a mare, nel 2017 ha contribuito con il 4,2% della produzione nazionale di petrolio, pari a 172mila tonnellate estratte, e il 2,1% di gas con 111,4 milioni di Smc, quantità che, stando agli attuali consumi, coprirebbe rispettivamente lo 0,3% e lo 0,2% del fabbisogno del nostro Paese. Numeri poco significativi, ma che nei territori e nei mari interessati dai progetti di trivellazione portano a rischi ambientali importanti.

«Grazie ai 44mila impianti da fonti rinnovabili che producono 9.940 GWh/anno di energia pulita - sottolinea Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - la Puglia contribuisce notevolmente alla decarbonizzazione del nostro Paese. Ai parlamentari pugliesi chiediamo di sostenere le nostre proposte, in particolare quella sull'uso dell'airgun, mentre al Governatore Michele Emiliano di istituire un tavolo regionale permanente sul mare e sulla blue economy».

«Di fronte al rischio di nuove trivellazioni ci aspettiamo risposte concrete - conclude - quali lo stop immediato a nuove estrazioni di idrocarburi in mare e a terra, a partire dalle 96 richieste di prospezione, ricerca e coltivazione in attesa di via libera; il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili; una legge che vieti l'uso dell'airgun per le prospezioni; un Piano energetico nazionale per il clima e l'energia che punti alla decarbonizzazione dell'economia e a un futuro rinnovabile, rispettando così gli impegni presi alla Cop21 di Parigi».

A questo link la petizione online.