Trovata l'arma dell'omicidio del Bahia: era custodita da un 17enne
Proseguono gli accertamenti dopo l'arresto del 21enne Michele Lavopa: ha sparato con una 7.65 ritrovata dai Carabinieri
lunedì 23 settembre 2024
23.11
Sarebbe finita nelle mani di un 17enne la pistola dell'omicidio di Antonella Lopez per il quale, ieri, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto e condotto in carcere Michele Lavopa, 21enne del San Paolo. L'hanno ritrovata oggi, in un locale di Bitonto, i Carabinieri, messi sulle tracce del custode dallo stesso assassino.
La pistola, una calibro 7.65, sarà ora sottoposta ad accertamenti tecnici per estrarre gli elementi utili alle indagini e stabilirne la provenienza. Stesso discorso per i sette bossoli trovati nella discoteca con un proiettile inesploso e danneggiato, forse per l'imperizia del killer nell'uso dell'arma. Le indagini hanno permesso ai militari di accertare che il tutto è accaduto dopo una discussione degenerata tra il gruppo capeggiato dal rampollo dei Palermiti, con un altro gruppo di giovani.
I militari sono riusciti ad individuare Lavopa, volto noto per un precedente quando era ancora minorenne, grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, nonostante le «dichiarazioni di circostanza e palesemente omertose» rilasciate dai quattro feriti dopo i fatti. Il giovane ha rivelato di essersi recato in discoteca «senza intenzioni belligeranti» ma di avere portato con sé una pistola «per difendersi da eventuali aggressioni, come spesso avviene nei locali notturni baresi».
Nel corso della serata ci sarebbe poi stata una lite con il gruppo di Palermiti (con tanto di offese e minacce) e, secondo Lavopa, il rampollo del clan avrebbe a un certo punto estratto una pistola, «scatenando la sua reazione di fuoco». Dopo gli spari, Lavopa sarebbe fuggito a piedi e sarebbe tornato a casa con due amici.
La pistola, una calibro 7.65, sarà ora sottoposta ad accertamenti tecnici per estrarre gli elementi utili alle indagini e stabilirne la provenienza. Stesso discorso per i sette bossoli trovati nella discoteca con un proiettile inesploso e danneggiato, forse per l'imperizia del killer nell'uso dell'arma. Le indagini hanno permesso ai militari di accertare che il tutto è accaduto dopo una discussione degenerata tra il gruppo capeggiato dal rampollo dei Palermiti, con un altro gruppo di giovani.
I militari sono riusciti ad individuare Lavopa, volto noto per un precedente quando era ancora minorenne, grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, nonostante le «dichiarazioni di circostanza e palesemente omertose» rilasciate dai quattro feriti dopo i fatti. Il giovane ha rivelato di essersi recato in discoteca «senza intenzioni belligeranti» ma di avere portato con sé una pistola «per difendersi da eventuali aggressioni, come spesso avviene nei locali notturni baresi».
Nel corso della serata ci sarebbe poi stata una lite con il gruppo di Palermiti (con tanto di offese e minacce) e, secondo Lavopa, il rampollo del clan avrebbe a un certo punto estratto una pistola, «scatenando la sua reazione di fuoco». Dopo gli spari, Lavopa sarebbe fuggito a piedi e sarebbe tornato a casa con due amici.