Tutti contro il decreto che blocca la giustizia a Bari, Maritati: «Aggrava la situazione»

Gli avvocati pronti ad impugnarlo per incostituzionalità, e da Anm giunge la richiesta urgente di integrazione

sabato 23 giugno 2018 16.03
A cura di Elga Montani
Non cessa di essere al centro dell'attenzione il Palagiustizia di Bari, da giorni costretto nella tendopoli in via Nazariantz. Ieri il neoministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, aveva con soddisfazione annunciato che il governo aveva emanato un decreto-legge che permette di sospendere tutti i processi penali fino al 30 settembre, e che nel tempo che ci separa da quella data si sarebbe trovata la soluzione-ponte per permettere alla giustizia barese di riavere la sua dignità. Ma da ieri si susseguono le reazioni del mondo giudiziario. Avvocati e magistrati si sono espressi in maniera molto negativa in merito a questa decisione del ministro, che ha sottolineato la non necessità di concedere lo stato di emergenza, ritenendolo superfluo.

Gli avvocati ritengono il decreto "irragionevole", considerato anche che blocca il loro lavoro per mesi, al punto che stanno valutando la possibilità di impugnarlo, in quanto ritenuto incostituzionale, anche per le conseguenze che tale sospensione può avere sia sulle vittime che sugli imputati. I magistrati, invece, riunitisi oggi in via straordinaria a Bari per discuterne, ritengono il provvedimento incompleto. Come riportato da Ansa, il presidente di Anm, Francesco Minisci, sottolinea che: «Chiedevamo che fosse ridata dignità alla giustizia barese, persa all'interno di quelle tende. Chiedevamo lo stato di emergenza. Il decreto è solo una parte del tutto. Una soluzione che guardasse soltanto alla celebrazione dei processi era una porzione del problema. La sospensione dei termini è un accessorio rispetto al tema principale. Chiediamo che il provvedimento si integri subito». Mentre Alcide Maritati, segretario Anm, ci va giù duro ritenendo che: «Il decreto-legge non risolve, anzi aggrava la situazione».

Il procuratore della Repubblica di Bari, Giuseppe Volpe, intervenendo anche lui alla riunione di Anm, sottolinea come il decreto non sia altro che uno spot. «Siamo di fronte alla giustizia che fallisce il suo compito - sottolinea - non so se siamo di fronte a trascuratezza, incompetenza o forse malafede».

«Avevamo tutti implorato il neoministro di non interrompere l'attività giudiziaria – scrive l'avvocato barese Michele Laforgia – di scongiurare l'ulteriore diaspora degli uffici e delle aule e di individuare contestualmente una soluzione definitiva, magari finanziandola. Il Ministro, mettendoci la faccia, come ha ribadito, ha fatto l'esatto contrario, certificando con decreto-legge che il Tribunale di Bari per ora può fare a meno della giustizia penale. Non c'è bisogno di un commissario, ha scritto, "perché ci sono io e lo Stato è presente". Ma il Ministro dovrebbe sapere che dopo i mesi di sospensione sarà necessario notificare migliaia di avvisi alle parti e ai difensori per fissare nuovamente le udienze, paralizzando a tempo indeterminato i processi. Soprattutto, dovrebbe spiegare perché l'emergenza giustifica la sospensione dei diritti dei cittadini, ma non procedure d'urgenza e finanziamenti straordinari per ripristinare le regole della civile convivenza, che della giustizia penale proprio non può fare a meno. Uno Stato che sospende la giurisdizione ordinaria non è uno Stato».

«L'unico decreto-legge approvato al momento dal Governo Lega/5Stelle è una mostruosità – ha dichiarato intervenendo sulla questione l'assessore Silvio Maselli – Che peraltro si fa beffe dei tantissimi giovani avvocati che moriranno di fame senza poter fatturare in estate».