Uccise l'ex compagna e nascose il corpo nell'armadio, condannato a 22 anni
I fatti risalgono al 2017. Il cadavere venne ritrovato avvolto in un telo di chellophane e in un tappeto
martedì 12 novembre 2019
15.28
La Corte d'Assise di Bari ha emesso una condanna a 22 anni di reclusione in carcere per Marco Basile, 33enne di Bari imputato per omicidio volontario e occultamento del cadavere della ex compagna, Donata De Bello di 48anni. Il cadavere della vittima venne ritrovato il 13 luglio 2017 nella sua abitazione del quartiere Madonnella di Bari, dove la coppia la coppia era stata residente. Il corpo presentava ferite di arma da taglio, e fu scoperto all'interno di un armadio nella camera da letto, avvolto in un cellophane e poi in un tappeto e tenuto legato da delle corde.
Nel processo si sono costituiti parti civili i quattro fratelli e l'ex marito della vittima insieme al figlio minorenne della vittima, tutti rappresentati dagli avvocati Nicola Quaranta, Roberto Di Marzo e Giuseppina Maritato. Basile è stato condannato dalla corte barese anche al risarcimento danni, mediamente quantificati in 100mila euro per il figlio minore delle vittima e in 50mila per ogni fratello.
Secondo quanto ricostruito allora dai carabinieri, coordinati dal pm Giuseppe Dentamaro, Basile uccise la ex al termine di una violenta lite, con una coltellata alla giugulare. I difensori dell'imputato, gli avvocati Stefano Remine e Massimo Guarini, hanno sempre sostenuto che fosse la vittima ad impugnare l'arma del delitto e che quindi si sarebbe trattato di un fatto accidentale. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.
Nel processo si sono costituiti parti civili i quattro fratelli e l'ex marito della vittima insieme al figlio minorenne della vittima, tutti rappresentati dagli avvocati Nicola Quaranta, Roberto Di Marzo e Giuseppina Maritato. Basile è stato condannato dalla corte barese anche al risarcimento danni, mediamente quantificati in 100mila euro per il figlio minore delle vittima e in 50mila per ogni fratello.
Secondo quanto ricostruito allora dai carabinieri, coordinati dal pm Giuseppe Dentamaro, Basile uccise la ex al termine di una violenta lite, con una coltellata alla giugulare. I difensori dell'imputato, gli avvocati Stefano Remine e Massimo Guarini, hanno sempre sostenuto che fosse la vittima ad impugnare l'arma del delitto e che quindi si sarebbe trattato di un fatto accidentale. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.