Ucciso in casa a Santo Spirito, il presunto killer ha confessato
Antonio Rizzi, da ieri in carcere, conosceva Francesco Dogna. Droga e soldi tra i possibili moventi
martedì 14 gennaio 2025
19.02
Antonio Rizzi, il 42enne di Bari fermato ieri sera per l'omicidio volontario aggravato dalla crudeltà di Francesco Dogna, ha confessato agli inquirenti di aver ucciso il 63enne, che viveva da solo a Santo Spirito. Del resto gli elementi che lo collegano all'omicidio sono parecchi che l'uomo non ha potuto far altro che ammettere.
L'omicidio sarebbe stato commesso nella notte tra il 7 e l'8 gennaio scorsi al culmine di una lite, per gli inquirenti «verosimilmente a seguito di incomprensioni relative all'uso di sostanze stupefacenti». Nel decreto di fermo di indiziato di delitto disposto dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Carla Spagnuolo, si legge pure che il movente potrebbe risiedere nella volontà di Rizzi di ottenere denaro da Dogna a causa delle difficoltà economiche in cui versava.
Dogna, come emerso dall'autopsia, è stato ucciso con decine fendenti, sferrati con due coltelli recuperati nella cucina dell'appartamento: avrebbe infatti infierito con almeno due armi, un coltello e un altro oggetto contundente, ferendolo 85 volte a testa, collo, spalla e fianchi. Nelle prossime ore, intanto, ci sarà l'udienza di convalida del fermo: Rizzi, tossicodipendente e pregiudicato con precedenti per maltrattamenti in famiglia e reati contro il patrimonio, si trova in carcere a Bari.
Da quanto emerso, Dogna e Rizzi si conoscevano da oltre 10 anni, ma il rapporto tra i due era per lo più sconosciuto agli amici e ai parenti della vittima. Ad alcuni amici, però, nel corso degli anni Dogna avrebbe detto - come riferito dagli stessi agli inquirenti - di una sua lunga frequentazione con una persona in particolare, un «malavitoso» presumibilmente collegato alla criminalità del rione Japigia, un «tossicodipendente» che avrebbe voluto aiutare per superare la sua dipendenza.
Questa persona in passato, come si legge sempre nel decreto di fermo, avrebbe invitato Dogna a partecipare ad alcune ricorrenze (battesimo o comunione) del figlio. L'analisi delle telecamere di sorveglianza della zona, insieme al tracciato Gps dell'auto di Rizzi, hanno permesso ai Carabinieri della Compagnia di Bari San Paolo di individuare e fermare Rizzi a pochi giorni dal delitto, impedendo una sua fuga al nord Italia e all'estero che, per gli inquirenti, l'uomo stava progettando.
Rizzi, come emerge dal decreto di fermo, dopo il delitto avrebbe rubato il portafogli e il cellulare a Dogna, che infatti in piena notte risultava a diversi chilometri di distanza dalla sua abitazione. Il 42enne, ieri sera, è stato fermato a Bitritto nella casa in cui viveva con moglie e figli. Da ieri, è rinchiuso nel penitenziario di Bari.
L'omicidio sarebbe stato commesso nella notte tra il 7 e l'8 gennaio scorsi al culmine di una lite, per gli inquirenti «verosimilmente a seguito di incomprensioni relative all'uso di sostanze stupefacenti». Nel decreto di fermo di indiziato di delitto disposto dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Carla Spagnuolo, si legge pure che il movente potrebbe risiedere nella volontà di Rizzi di ottenere denaro da Dogna a causa delle difficoltà economiche in cui versava.
Dogna, come emerso dall'autopsia, è stato ucciso con decine fendenti, sferrati con due coltelli recuperati nella cucina dell'appartamento: avrebbe infatti infierito con almeno due armi, un coltello e un altro oggetto contundente, ferendolo 85 volte a testa, collo, spalla e fianchi. Nelle prossime ore, intanto, ci sarà l'udienza di convalida del fermo: Rizzi, tossicodipendente e pregiudicato con precedenti per maltrattamenti in famiglia e reati contro il patrimonio, si trova in carcere a Bari.
Da quanto emerso, Dogna e Rizzi si conoscevano da oltre 10 anni, ma il rapporto tra i due era per lo più sconosciuto agli amici e ai parenti della vittima. Ad alcuni amici, però, nel corso degli anni Dogna avrebbe detto - come riferito dagli stessi agli inquirenti - di una sua lunga frequentazione con una persona in particolare, un «malavitoso» presumibilmente collegato alla criminalità del rione Japigia, un «tossicodipendente» che avrebbe voluto aiutare per superare la sua dipendenza.
Questa persona in passato, come si legge sempre nel decreto di fermo, avrebbe invitato Dogna a partecipare ad alcune ricorrenze (battesimo o comunione) del figlio. L'analisi delle telecamere di sorveglianza della zona, insieme al tracciato Gps dell'auto di Rizzi, hanno permesso ai Carabinieri della Compagnia di Bari San Paolo di individuare e fermare Rizzi a pochi giorni dal delitto, impedendo una sua fuga al nord Italia e all'estero che, per gli inquirenti, l'uomo stava progettando.
Rizzi, come emerge dal decreto di fermo, dopo il delitto avrebbe rubato il portafogli e il cellulare a Dogna, che infatti in piena notte risultava a diversi chilometri di distanza dalla sua abitazione. Il 42enne, ieri sera, è stato fermato a Bitritto nella casa in cui viveva con moglie e figli. Da ieri, è rinchiuso nel penitenziario di Bari.