Ucciso per l'affitto e le bollette non pagate, confermata condanna a Bari
Sentenza d’appello per il presunto killer: 14 anni e 4 mesi a Shaban Fejza, l'albanese reo confesso dell’omicidio di Santino Xhyra
mercoledì 13 marzo 2024
18.20
La Corte d'Assise d'Appello di Bari, questa mattina, ha confermato la condanna a 14 anni e 4 mesi di reclusione nei confronti di Shaban Fejza, il 42enne albanese reo confesso dell'omicidio a colpi di pistola del 27enne connazionale Santino Xhyra, compiuto l'11 marzo 2021 nel quartiere Libertà del capoluogo pugliese.
Riformando parte della sentenza di primo grado, la corte (presidente Eustacchio Cafaro) ha ridotto le condanne nei confronti dei due co-imputati, il barese Vito Dammaccco (4 anni e 2 mesi di reclusione da 5 anni e 3 mesi) e l'albanese Ylli Mucollari (4 anni e 6 mesi da 5 anni e 9 mesi), accusati di tentata estorsione e di estorsione in concorso. Nei confronti dei due, condannati anche al pagamento di multe di 800 e di 1.200 euro, sono state riconosciute le attenuanti generiche.
Il delitto avvenne in uno stabile di via Petrelli, gestito da Mucollari. Lì la vittima condivideva un appartamento con una persona, ma da tempo i due non pagavano affitto e bollette. Una situazione che avrebbe portato Mucollari, spesso aiutato da Dammacco, a chiedere il denaro con ripetute minacce di morte («Ho la pistola, ti sparo»). Quell'11 marzo Mucollari avrebbe mandato Fejza, suo nipote (e a sua volta interessato a subentrare nell'appartamento), a riscuotere i soldi da Xhyra.
Tra i due sarebbe nato un violento litigio, al termine del quale Fejza si sarebbe allontanato, avrebbe recuperato una pistola giocattolo modificata e, dopo essere ritornato in via Petrelli, avrebbe aperto il fuoco contro Xhyra, colpendolo al torace e all'addome. L'uomo confessò subito di essere il responsabile dell'omicidio.
Riformando parte della sentenza di primo grado, la corte (presidente Eustacchio Cafaro) ha ridotto le condanne nei confronti dei due co-imputati, il barese Vito Dammaccco (4 anni e 2 mesi di reclusione da 5 anni e 3 mesi) e l'albanese Ylli Mucollari (4 anni e 6 mesi da 5 anni e 9 mesi), accusati di tentata estorsione e di estorsione in concorso. Nei confronti dei due, condannati anche al pagamento di multe di 800 e di 1.200 euro, sono state riconosciute le attenuanti generiche.
Il delitto avvenne in uno stabile di via Petrelli, gestito da Mucollari. Lì la vittima condivideva un appartamento con una persona, ma da tempo i due non pagavano affitto e bollette. Una situazione che avrebbe portato Mucollari, spesso aiutato da Dammacco, a chiedere il denaro con ripetute minacce di morte («Ho la pistola, ti sparo»). Quell'11 marzo Mucollari avrebbe mandato Fejza, suo nipote (e a sua volta interessato a subentrare nell'appartamento), a riscuotere i soldi da Xhyra.
Tra i due sarebbe nato un violento litigio, al termine del quale Fejza si sarebbe allontanato, avrebbe recuperato una pistola giocattolo modificata e, dopo essere ritornato in via Petrelli, avrebbe aperto il fuoco contro Xhyra, colpendolo al torace e all'addome. L'uomo confessò subito di essere il responsabile dell'omicidio.