Un prodotto alimentare estero su cinque non rispetta i lavoratori
La denuncia di Coldiretti Puglia nella giornata contro lo sfruttamento dei bambini
mercoledì 13 giugno 2018
"Quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall'Estero non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese, prodotti ottenuti dallo sfruttamento del lavoro dei 108 milioni di bambini sfruttati nelle campagne". Lo ha detto Coldiretti Puglia, in occasione della giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Secondo la Fao quasi la metà di tutto il lavoro minorile del mondo avviene in Africa con 72 milioni seguita dall'Asia con 62 milioni ma rilevante è la diffusione anche in Sudamerica, aree dalle quali - sottolinea la Coldiretti - l'Italia importa ingenti quantità di prodotti agricoli ed alimentari che arrivano sulle nostre tavole.
"Pertanto, le imprese agricole – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – che non riescono spesso a raggiungere un prezzo equo dei prodotti agricoli che tenga conto del costo di tutti i fattori della produzione, e di questi uno determinante è il lavoro, devono assistere impotenti al comportamento di soggetti che approfittano della disponibilità di manodopera a basso costo sul mercato interno ed internazionale e, per di più, devono affrontare il "caporalato bianco" della competizione tra prodotti italiani e stranieri, agevolati questi ultimi da forme di "dumping sociale e sanitario" che consente loro di ottenere il miglior prezzo possibile sul mercato".
Senza dimenticare che "sfruttamento" nei confronti degli imprenditori agroalimentari è avvalersi – conclude Coldiretti Puglia - impunemente del cosiddetto "italian sounding", comportamento molto subdolo e difficile da individuare che priva i nostri produttori agricoli di miliardi di euro e l'intero settore di milioni di posti di lavoro regolare.
"I prodotti dell'agricoltura – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - passano nelle mani dei lavoratori stranieri regolarmente impiegati che rappresentano circa il 25 per cento del numero complessivo di giornate di occupazione del settore e rappresentano, quindi, una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo. Con 340mila stranieri assunti regolarmente in agricoltura interi distretti produttivi di eccellenza del Made in Italy possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati".
Una grande risorsa dell'agricoltura pugliese che – conclude la Coldiretti - va valorizzata e difesa da inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale.
Un esempio è rappresentato dalle importazioni di conserve di pomodoro dalla Cina al centro delle critiche internazionali per il fenomeno dei laogai, i campi agricoli lager che secondo alcuni sarebbero ancora attivi, nonostante l'annuncio della loro chiusura. Rilevanti sono anche le importazioni di nocciole dalla Turchia sulla quale pende l'accusa per lo sfruttamento del lavoro delle minoranze curde, ma il problema dello sfruttamento riguarda anche le rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove è stato denunciato lo sfruttamento del lavoro femminile. Ma – conclude la Coldiretti - ci sono trattative in corso anche con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay) dove non ci sono le stesse norme di tutela di lavoro vigenti in Italia tanto che per la carne dal Brasile e per l'ortofrutta argentina sono stati denunciati casi di lavoro minorile.
"Pertanto, le imprese agricole – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – che non riescono spesso a raggiungere un prezzo equo dei prodotti agricoli che tenga conto del costo di tutti i fattori della produzione, e di questi uno determinante è il lavoro, devono assistere impotenti al comportamento di soggetti che approfittano della disponibilità di manodopera a basso costo sul mercato interno ed internazionale e, per di più, devono affrontare il "caporalato bianco" della competizione tra prodotti italiani e stranieri, agevolati questi ultimi da forme di "dumping sociale e sanitario" che consente loro di ottenere il miglior prezzo possibile sul mercato".
Senza dimenticare che "sfruttamento" nei confronti degli imprenditori agroalimentari è avvalersi – conclude Coldiretti Puglia - impunemente del cosiddetto "italian sounding", comportamento molto subdolo e difficile da individuare che priva i nostri produttori agricoli di miliardi di euro e l'intero settore di milioni di posti di lavoro regolare.
"I prodotti dell'agricoltura – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - passano nelle mani dei lavoratori stranieri regolarmente impiegati che rappresentano circa il 25 per cento del numero complessivo di giornate di occupazione del settore e rappresentano, quindi, una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo. Con 340mila stranieri assunti regolarmente in agricoltura interi distretti produttivi di eccellenza del Made in Italy possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati".
Una grande risorsa dell'agricoltura pugliese che – conclude la Coldiretti - va valorizzata e difesa da inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale.
Un esempio è rappresentato dalle importazioni di conserve di pomodoro dalla Cina al centro delle critiche internazionali per il fenomeno dei laogai, i campi agricoli lager che secondo alcuni sarebbero ancora attivi, nonostante l'annuncio della loro chiusura. Rilevanti sono anche le importazioni di nocciole dalla Turchia sulla quale pende l'accusa per lo sfruttamento del lavoro delle minoranze curde, ma il problema dello sfruttamento riguarda anche le rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove è stato denunciato lo sfruttamento del lavoro femminile. Ma – conclude la Coldiretti - ci sono trattative in corso anche con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay) dove non ci sono le stesse norme di tutela di lavoro vigenti in Italia tanto che per la carne dal Brasile e per l'ortofrutta argentina sono stati denunciati casi di lavoro minorile.