Uniba festeggia 100 anni nel segno dell'Equivoco, Bronzini: «Arrivederci al 2125»

Il rettore nel suo discorso ha immaginato un suo successore "Futura" guardare indietro e interloquire col ministro

mercoledì 15 gennaio 2025 16.46
A cura di Elga Montani
Si è svolta questa mattina a Bari, al teatro Petruzzelli, la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2024/2025 di Uniba che ha coinciso con i festeggiamenti per i 100 anni dall'inaugurazione dell'Ateneo. Ospite d'eccezione il ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, oltre a Silvana Sciarra e Vito Campese, illustri ex alunni a cui è stato consegnato il sigillo d'oro (oltre che il loro storico libretto), il regista Leo Muscato, onorato anche lui del sigillo d'oro pur non essendosi laureato in Uniba, la professoressa Maria Grano che ha parlato degli "Equivoci della ricerca" e Paolo D'Achille, presidente dell'Accademia della Crusca che ha tenuto una lectio magistralis.

Tema della giornata era "L'Equivoco" e su di esso tutti hanno dipanato i loro discorsi. Il rettore, guardando al futuro e alla cerimonia dei 200 anni il 15 gennaio 2125 ha immaginato un suo omologo futuro che dialogava con il presente e poneva domande e questioni anche al ministro. E questo perché «la memoria non è solo ricordo del passato ma anche come saremo ricordati. Nel 2025 non bisognava gestire con interventi trasformativi l'esistente, tessuto logorato, ma inventare nuovi tessuti per nuove confezioni, creare nuovi modelli. Con il '900 alle spalle, si è avuto il coraggio, l'intelligenza e la sensibilità per governare la realtà del nuovo millennio ed edificare un nuovo modello».

Bisogna puntare, secondo Bronzini, ad una «formazione permanente e diffusa sui territori, articolare diversamente il sistema universitario, garantire ai diversi ambiti di esistere al di là delle possibilità finanziarie dei singoli atenei». In un mondo in cui ci si scontra non solo con il calo demografico, ma soprattutto con l'abbandono scolastico, va rivisto completamente il sistema della formazione, che troppo spesso si blocca ancora prima di arrivare al percorso universitario.

E Bernini, contestata da due diverse manifestazioni studentesche all'esterno del teatro, salita sul palco, ha evitato di affrontare i discorsi per cui veniva da loro chiamata in causa, ma ha voluto porre l'accento sull'importanza dei percorsi universitari, e che i percorsi forniti dall'alta formazione artistica, musicale e coreutica hanno la necessità di essere equiparati a quelli universitari, non essendo giusto che da un lato ci si laurea e dall'altro invece ci si diploma.

Sulla fuga di cervelli, Bernini ha voluto inoltre sottolineare: «Abbiamo il dovere e la responsabilità di creare le condizioni per farli tornare, ma non dobbiamo non farli partire. Chi vuole deve andare e conoscere l'altrui, l'altrove e l'altro modo di fare ricerca, ma deve poi trovare luoghi accoglienti dove tornare. Vanno identificati temi su cui fare ricerca e investire: biodiversità, gestione dei grandi dati di qualità, mobilità sostenibile, agritech, e così via. Insieme su questo dobbiamo lavorare: talenti e conoscenza insieme. Lo scienziato solitario o lo studioso solitario può avere l'intuizione, ma se questa non viene diffusa e inserita in un mondo tecnologico, non serve. La tecnologia non è fine a sé stessa, a monte e a valle di un algoritmo c'è qualcuno che programma e chi studia le serie storiche e produce risultati desiderati all'inizio della ricerca».