Veglia per la pace a Bari, l'omelia di monsignor Satriano: «Schierarsi con tutte le vittime»
Il testo completo dell'intervento dell'arcivescovo durante la messa di domenica sera
martedì 24 ottobre 2023
9.28
Domenica sera a Bari si è tenuta una veglia di preghiera per la pace organizzata dall'arcidiocesi di Bari-Bitonto. Di seguito il testo completo dell'omelia di monsignor Giuseppe Satriano:
«Sono drammatiche le immagini provenienti dalla Palestina, che si stagliano nei nostri occhi e nei nostri cuori.
Ringrazio tutti voi per esservi radunati in questa Basilica così numerosi; ringrazio i Padri Domenicani e quanti hanno preparato e organizzato questo momento di fede.
San Nicola è per tutti un grande intercessore e, per noi dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto, un punto di riferimento familiare. Venire qui è sentirsi a casa, in un luogo dove avvertiamo la protezione e la possibilità di affidare ciò che appesantisce il cuore.
Dinanzi a quanto sta accadendo non possiamo e non dobbiamo arrenderci, per impotenza o paura. Questa fase difficile e delicata della nostra storia chiama ciascuno a uscire dai propri recinti individuali per divenire "intercessione".
Siamo chiamati alla responsabilità come prima forma d'intercessione, ovvero a lasciarci attraversare il cuore dalla storia che ci circonda, sapendo vivere la capacità di offrire risposte alle situazioni che ci interpellano.
Solo mettendoci in gioco potremo offrire a questo mondo una possibilità di rigenerazione.
L'esercizio da assumere non è quello dello schierarsi con una delle parti in campo, se non con tutte le vittime reali, che spesso non hanno né un nome né un volto nei notiziari. L'esercizio da attivare è quello di mettersi in gioco, sapendo rigenerare le relazioni, i valori del vivere, alimentando la cultura dell'incontro, perché da indifferenti e ostili si possa divenire ospitali.
"Fermiamoci!". Più volte papa Francesco lo ha ripetuto, rimanendo inascoltato. Non si comprende che più crudele è la guerra, più il fiume di lacrime e di sangue si gonfia, rendendo difficile e arduo il cammino verso la riconciliazione.
Questa guerra, queste guerre, sono il frutto maturo di un albero malato nelle sue radici. Il mondo vive una crisi di fede, di fiducia e di abbandono.
Abbiamo fame di Dio e di fraternità, di relazioni che ci ridonino il gusto del camminare insieme.
Questo conflitto, che insanguina la Terra Santa di Gesù, con tutte le guerre in atto nel mondo, grida, e grida dentro di noi: basta, basta, basta!
Mie care sorelle e miei cari fratelli, torniamo all'essenzialità del vivere, sapendo restituire a Dio la vita, la dignità dell'uomo, di ogni uomo.
Torniamo a coltivare la modestia, la discrezione, la riconoscenza per il dono di ciascuno.
Abdichiamo a ogni forma di potere verso l'altro.
Assumiamo la logica del servizio e della cura e vedremo fiorire la pace; ritroveremo lo sguardo misericordioso di Dio che in Cristo ci dona la pace.
Come afferma Gio Evan: "I bambini di oggi hanno capito che ci sono milioni di motivi per non giocare più alla guerra, anzi hanno capito che la guerra non è per niente un gioco".
Su tutti noi sia Pace e… così sia!»
«Sono drammatiche le immagini provenienti dalla Palestina, che si stagliano nei nostri occhi e nei nostri cuori.
Ringrazio tutti voi per esservi radunati in questa Basilica così numerosi; ringrazio i Padri Domenicani e quanti hanno preparato e organizzato questo momento di fede.
San Nicola è per tutti un grande intercessore e, per noi dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto, un punto di riferimento familiare. Venire qui è sentirsi a casa, in un luogo dove avvertiamo la protezione e la possibilità di affidare ciò che appesantisce il cuore.
Dinanzi a quanto sta accadendo non possiamo e non dobbiamo arrenderci, per impotenza o paura. Questa fase difficile e delicata della nostra storia chiama ciascuno a uscire dai propri recinti individuali per divenire "intercessione".
Siamo chiamati alla responsabilità come prima forma d'intercessione, ovvero a lasciarci attraversare il cuore dalla storia che ci circonda, sapendo vivere la capacità di offrire risposte alle situazioni che ci interpellano.
Solo mettendoci in gioco potremo offrire a questo mondo una possibilità di rigenerazione.
L'esercizio da assumere non è quello dello schierarsi con una delle parti in campo, se non con tutte le vittime reali, che spesso non hanno né un nome né un volto nei notiziari. L'esercizio da attivare è quello di mettersi in gioco, sapendo rigenerare le relazioni, i valori del vivere, alimentando la cultura dell'incontro, perché da indifferenti e ostili si possa divenire ospitali.
"Fermiamoci!". Più volte papa Francesco lo ha ripetuto, rimanendo inascoltato. Non si comprende che più crudele è la guerra, più il fiume di lacrime e di sangue si gonfia, rendendo difficile e arduo il cammino verso la riconciliazione.
Questa guerra, queste guerre, sono il frutto maturo di un albero malato nelle sue radici. Il mondo vive una crisi di fede, di fiducia e di abbandono.
Abbiamo fame di Dio e di fraternità, di relazioni che ci ridonino il gusto del camminare insieme.
Questo conflitto, che insanguina la Terra Santa di Gesù, con tutte le guerre in atto nel mondo, grida, e grida dentro di noi: basta, basta, basta!
Mie care sorelle e miei cari fratelli, torniamo all'essenzialità del vivere, sapendo restituire a Dio la vita, la dignità dell'uomo, di ogni uomo.
Torniamo a coltivare la modestia, la discrezione, la riconoscenza per il dono di ciascuno.
Abdichiamo a ogni forma di potere verso l'altro.
Assumiamo la logica del servizio e della cura e vedremo fiorire la pace; ritroveremo lo sguardo misericordioso di Dio che in Cristo ci dona la pace.
Come afferma Gio Evan: "I bambini di oggi hanno capito che ci sono milioni di motivi per non giocare più alla guerra, anzi hanno capito che la guerra non è per niente un gioco".
Su tutti noi sia Pace e… così sia!»