Zerocalcare a Bari: «Dalle macerie si può uscire, l'importante è non stare soli»
Bariviva ha intervistato l'autore ospite della Feltrinelli per presentare "Macerie Prime - Sei Mesi Dopo" e fare "disegnetti" ai fan
venerdì 18 maggio 2018
18.22
Lo scorso 7 maggio è uscito in tutte le librerie "Macerie Prime – Sei Mesi Dopo" di Zerocalcare per Bao Publishing. In questa sua nuova opera ritroviamo i suoi personaggi dove li avevamo lasciati sei mesi fa, cresciuti forse ancora di più e pronti ad essere utilizzati di nuovo dall'autore ogni volta che vorrà dato che ora è riuscito a riattualizzarli. Per presentare l'uscita del libro, Zerocalcare, alias Michel Rech da Rebibbia è stato ospite della Feltrinelli di Bari, con una session iniziata alle 15 e che proseguirà ad oltranza fino a che anche l'ultimo fan non avrà avuto il suo "disegnetto". Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, sul nuovo libro, sui suoi progetti futuri e sul suo modo di vedere alcuni aspetti della vita.
A sei mesi di distanza da "Macerie Prime" arriva "Macerie Prime – Sei Mesi Dopo", ritroviamo di nuovo il gruppo di personaggi fatto dai tuoi amici, e come dicevi sei mesi fa i personaggi sono cresciuti, perché hai sentito il bisogno di farli crescere e "spostare in avanti le lancette del fumetto" per farle coincidere con la realtà. In questo libro crescono ancora di più e sono più maturi e ora che fine fanno?
Adesso in realtà per me è molto più semplice, nel senso che adesso posso ricominciare ad usarli nel blog o ogni volta che mi va di raccontare qualcosa della mia vita usando direttamente i personaggi per come sono. "Macerie Prime" mi è servito per creare un nuovo status quo, adesso che si sa, ad esempio, che Cinghiale ha avuto un figlio, io se devo raccontare una cosa che è successa a cena con lui posso raccontarla direttamente con il figlio, senza aver bisogno di spiegare tutto quello che è successo prima.
Ad un certo punto del libro, dopo aver saputo del tentativo di suicidio di Giuliacometti, fai un breve excursus in cui sottolinei come sull'argomento suicidio in qualche modo tutti si sentano in dovere di dire la propria, un ragionamento che può tranquillamente essere allargato a qualsiasi altro argomento, cosa ne pensi?
Io penso che una persona dovrebbe parlare quando ha una posizione originale, quando ha qualcosa da dire che non è stato detto o quando crede che quanto ha da dire possa contribuire al ragionamento generale, o infine se ha una conoscenza diretta di ciò di cui si parla, se no io sono della scuola che sarebbe meglio stare in silenzio. Purtroppo, i social e tutti i mezzi di comunicazione attuali favoriscono proprio il contrario che per me innesca un meccanismo per cui si parla solo per mettersi in mostra, e non perché si ha davvero qualcosa da dire. E questo per me è il male assoluto della attuale società, vale per il suicidio, ma vale per qualunque discorso. La ritengo una mia battaglia di civiltà.
Alcuni hanno definito questo tuo libro un "opera generazionale". Tu come la vedi questa definizione, la trovi adeguata oppure no?
In realtà non particolarmente, io racconto una serie di persone che mi stanno intorno e non avevo la pretesa di raccontare una generazione. Poi immagino che all'interno di quella generazione ci siano persone che hanno problemi completamente diversi e non c'entrano nulla con i miei personaggi, come ci saranno altri che invece ci si riconoscono. La rifuggo sempre un po' l'etichetta generazionale, poi se uno ce lo vuole vedere perché ci trova molti punti in comune ben venga.
Personalmente, rispetto alle tue opere precedenti, lo trovo un libro che rimane più universale, che può essere tranquillamente letto da chi non ti conosce. Un passo avanti nel tuo modo di scrivere e fare fumetti. Che ne pensi?
Non lo so, l'unica cosa per cui lo considero soggettivamente un passo avanti è perché è la prima volta che mi sono misurato con un libro corale, in cui ci sono molti personaggi e tutti non necessariamente mediati dal mio sguardo, succedono delle cose che non racconto io direttamente perché non le vedo io direttamente accadere. In quel senso lo trovo un libro che mi è servito a capire come fare alcune cose, anche attraverso gli errori, ho capito cosa mi riesce bene e cosa mi riesce meno bene. Rispetto ai temi mi sembra di essere in linea con quanto ho sempre fatto, ovvero raccontare le cose che ho intorno, non ci vedo discontinuità con il resto.
Nel raccontare le storie dei tuoi personaggi, in alcuni momenti hai bisogno di personaggi esterni che rappresentano la razionalità che loro non hanno. Lo trovi necessario che ci sia qualcuno che vede da fuori le cose per comprenderle meglio?
A me personalmente è servito molto avere uno sguardo esterno che mi riportasse un po' con la barra dritta, che mi riportasse alla lucidità e mi facesse capire che quello che in quel momento mi stava asfissiando in realtà da fuori era nulla rispetto a quanto avevo intorno. Non lo so se per ognuno è così ovviamente le scene del libro sono anche di finzione, ma in generale credo sia importante avere qualcuno che dal di fuori vede le cose con una prospettiva un po' più ampia della tua, ti aiuta ad inquadrare meglio le cose nell'insieme.
Il finale di questo libro è ovviamente meno negativo di quello di "Macerie Prime", questo vuol dire che dalle macerie si può uscire bene anche se non benissimo?
Non ho la soluzione, sicuramente ci si può ritrovare più umani, un grosso risultato è non farsi imbruttire ed invelenire troppo dalle macerie. Qualcuno ne esce fuori meglio, qualcuno ne esce fuori peggio, io non ho la soluzione, mi limito a raccontare nel libro che se stai da solo in generale è peggio, se hai qualcuno a cui appoggiarti è meglio.
L'altra volta alla mia domanda su quanto fosse lontano Julian Ross tu ha risposto "Tantissimo", in questo libro vediamo che in fondo non è poi così lontano.
No, ma è molto deluso dal fatto che non abbiamo rispettato affatto i suoi insegnamenti.
Oltre ai libri spesso fai anche progetti collaterali, come è successo poco tempo fa quando hai fatto i disegni per il video di Giancane Ft Rancore. Come decidi cosa fare?
Io scelgo le cose sulla base di due motivazioni, la prima è il senso di colpa ovvero se una cosa mi sembra di doverla fare per forza e che se non la faccio sono una persona orrenda, la seconda è se una cosa mi stimola molto. Sono le uniche due motivazioni che mi spingono a fare qualcosa, dato che tutta la parte commerciale è svolta dai libri, non mi serve fare altro, il mio reddito viene dai libri.
Ti senti una star? D'altronde se cerchi su Google il tuo nome tra le ricerche che suggerisce viene fuori "Zerocalcare fidanzata" come succede con gli attori.
Quando mi dicono certe cose penso sempre che siano di stalker malevoli, ma guarda mi sembra eccessivo definirmi una star, piuttosto credo che quando uno non racconta una cosa il mondo diventa molto curioso solo di quella cosa.
A sei mesi di distanza da "Macerie Prime" arriva "Macerie Prime – Sei Mesi Dopo", ritroviamo di nuovo il gruppo di personaggi fatto dai tuoi amici, e come dicevi sei mesi fa i personaggi sono cresciuti, perché hai sentito il bisogno di farli crescere e "spostare in avanti le lancette del fumetto" per farle coincidere con la realtà. In questo libro crescono ancora di più e sono più maturi e ora che fine fanno?
Adesso in realtà per me è molto più semplice, nel senso che adesso posso ricominciare ad usarli nel blog o ogni volta che mi va di raccontare qualcosa della mia vita usando direttamente i personaggi per come sono. "Macerie Prime" mi è servito per creare un nuovo status quo, adesso che si sa, ad esempio, che Cinghiale ha avuto un figlio, io se devo raccontare una cosa che è successa a cena con lui posso raccontarla direttamente con il figlio, senza aver bisogno di spiegare tutto quello che è successo prima.
Ad un certo punto del libro, dopo aver saputo del tentativo di suicidio di Giuliacometti, fai un breve excursus in cui sottolinei come sull'argomento suicidio in qualche modo tutti si sentano in dovere di dire la propria, un ragionamento che può tranquillamente essere allargato a qualsiasi altro argomento, cosa ne pensi?
Io penso che una persona dovrebbe parlare quando ha una posizione originale, quando ha qualcosa da dire che non è stato detto o quando crede che quanto ha da dire possa contribuire al ragionamento generale, o infine se ha una conoscenza diretta di ciò di cui si parla, se no io sono della scuola che sarebbe meglio stare in silenzio. Purtroppo, i social e tutti i mezzi di comunicazione attuali favoriscono proprio il contrario che per me innesca un meccanismo per cui si parla solo per mettersi in mostra, e non perché si ha davvero qualcosa da dire. E questo per me è il male assoluto della attuale società, vale per il suicidio, ma vale per qualunque discorso. La ritengo una mia battaglia di civiltà.
Alcuni hanno definito questo tuo libro un "opera generazionale". Tu come la vedi questa definizione, la trovi adeguata oppure no?
In realtà non particolarmente, io racconto una serie di persone che mi stanno intorno e non avevo la pretesa di raccontare una generazione. Poi immagino che all'interno di quella generazione ci siano persone che hanno problemi completamente diversi e non c'entrano nulla con i miei personaggi, come ci saranno altri che invece ci si riconoscono. La rifuggo sempre un po' l'etichetta generazionale, poi se uno ce lo vuole vedere perché ci trova molti punti in comune ben venga.
Personalmente, rispetto alle tue opere precedenti, lo trovo un libro che rimane più universale, che può essere tranquillamente letto da chi non ti conosce. Un passo avanti nel tuo modo di scrivere e fare fumetti. Che ne pensi?
Non lo so, l'unica cosa per cui lo considero soggettivamente un passo avanti è perché è la prima volta che mi sono misurato con un libro corale, in cui ci sono molti personaggi e tutti non necessariamente mediati dal mio sguardo, succedono delle cose che non racconto io direttamente perché non le vedo io direttamente accadere. In quel senso lo trovo un libro che mi è servito a capire come fare alcune cose, anche attraverso gli errori, ho capito cosa mi riesce bene e cosa mi riesce meno bene. Rispetto ai temi mi sembra di essere in linea con quanto ho sempre fatto, ovvero raccontare le cose che ho intorno, non ci vedo discontinuità con il resto.
Nel raccontare le storie dei tuoi personaggi, in alcuni momenti hai bisogno di personaggi esterni che rappresentano la razionalità che loro non hanno. Lo trovi necessario che ci sia qualcuno che vede da fuori le cose per comprenderle meglio?
A me personalmente è servito molto avere uno sguardo esterno che mi riportasse un po' con la barra dritta, che mi riportasse alla lucidità e mi facesse capire che quello che in quel momento mi stava asfissiando in realtà da fuori era nulla rispetto a quanto avevo intorno. Non lo so se per ognuno è così ovviamente le scene del libro sono anche di finzione, ma in generale credo sia importante avere qualcuno che dal di fuori vede le cose con una prospettiva un po' più ampia della tua, ti aiuta ad inquadrare meglio le cose nell'insieme.
Il finale di questo libro è ovviamente meno negativo di quello di "Macerie Prime", questo vuol dire che dalle macerie si può uscire bene anche se non benissimo?
Non ho la soluzione, sicuramente ci si può ritrovare più umani, un grosso risultato è non farsi imbruttire ed invelenire troppo dalle macerie. Qualcuno ne esce fuori meglio, qualcuno ne esce fuori peggio, io non ho la soluzione, mi limito a raccontare nel libro che se stai da solo in generale è peggio, se hai qualcuno a cui appoggiarti è meglio.
L'altra volta alla mia domanda su quanto fosse lontano Julian Ross tu ha risposto "Tantissimo", in questo libro vediamo che in fondo non è poi così lontano.
No, ma è molto deluso dal fatto che non abbiamo rispettato affatto i suoi insegnamenti.
Oltre ai libri spesso fai anche progetti collaterali, come è successo poco tempo fa quando hai fatto i disegni per il video di Giancane Ft Rancore. Come decidi cosa fare?
Io scelgo le cose sulla base di due motivazioni, la prima è il senso di colpa ovvero se una cosa mi sembra di doverla fare per forza e che se non la faccio sono una persona orrenda, la seconda è se una cosa mi stimola molto. Sono le uniche due motivazioni che mi spingono a fare qualcosa, dato che tutta la parte commerciale è svolta dai libri, non mi serve fare altro, il mio reddito viene dai libri.
Ti senti una star? D'altronde se cerchi su Google il tuo nome tra le ricerche che suggerisce viene fuori "Zerocalcare fidanzata" come succede con gli attori.
Quando mi dicono certe cose penso sempre che siano di stalker malevoli, ma guarda mi sembra eccessivo definirmi una star, piuttosto credo che quando uno non racconta una cosa il mondo diventa molto curioso solo di quella cosa.