Bari coraggioso e ingenuo. La squadra c'è, ma serve concretezza
I galletti si mangiano le mani per il pareggio col Cosenza. A Cremona il prossimo esame
domenica 29 settembre 2024
0.47
Un Bari coraggioso, volitivo e battagliero, ma anche ingenuo da mangiarsi le mani. La squadra di Longo esce con un pari 1-1 contro il Cosenza al San Nicola, e con il grosso dilemma del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Alla fine, però, forse il piatto dei rimpianti pesa di più sulla bilancia rispetto a quello dei, tanti, aspetti positivi lasciati in eredità dalla settima giornata. Non si può, infatti, prescindere dal considerare l'espulsione di Lella la vera sliding door della partita. Un rosso, comminato dall'insufficiente arbitro Marchetti, per una gomitata che non sarà stata sì di grande intensità, ma che comunque mostra tutta l'ingenuità del centrocampista biancorosso nel cadere nella provocazione di Caporale.
Eh già, perché un episodio rovina quello che i galletti avevano conquistato con fatica, e con merito. Il vantaggio siglato da Pucino conferma come Longo sia stato in grado di trasformare il nervo scoperto delle palle inattive in un'arma a favore; ed è solo uno dei punti di forza in un percorso di crescita che, di settimana in settimana, appare sempre più nitido.
E non era facile passare in vantaggio contro una squadra come il Cosenza di Alvini, che come il Bari è brava a tagliare le linee di passaggio avversarie e a lavorare uomo su uomo. Il goal di Pucino a fine primo tempo premia il Bari per la pazienza e la capacità di agire di squadra, anche in una partita sporca in cui la classe di Falletti, le geometrie di Benali, il lavoro di Oliveri e Dorval sulle fasce, la costruzione con i braccetti e la profondità di Lasagna sanno fare la differenza.
Peccato, davvero peccato, per l'ingenuità di Lella e la sfortunata deviazione con il braccio di Saco, che manda sul dischetto Fumagalli per il pareggio finale.
Un Bari coraggioso che avrebbe meritato di più, ma che si lecca le ferite perché il gioco e lo spirito di squadra si infrangono sullo scoglio di una concretezza che ancora manca ai galletti. Lo stesso Longo è molto lucido nel dire che "Il cinismo in questo momento è una caratteristica che non ci appartiene", parlando non solo delle occasioni non sfruttate, ma anche della leggerezza nel cadere nelle provocazioni di un avversario nettamente in difficoltà.
E se comunque c'è da lodare la voglia della squadra biancorossa di proporre gioco e costruire occasioni anche in inferiorità numerica per quasi un tempo, l'altra faccia della moneta è la sproporzione tra quanto si crea e quanto si trasforma effettivamente.
Uno step che al Bari ancora manca, un margine di crescita potenzialmente enorme da sviluppare di qui ai prossimi impegni. A cominciare dalla trasferta di domenica prossima sul campo della corazzata Cremonese, il vero esame di maturità che l'inizio campionato proporrà alla squadra di Longo, per capire quali potranno essere le reali ambizioni di un gruppo che - a ogni mondo - ben impressiona anche quando non raccoglie abbastanza.
Alla fine, però, forse il piatto dei rimpianti pesa di più sulla bilancia rispetto a quello dei, tanti, aspetti positivi lasciati in eredità dalla settima giornata. Non si può, infatti, prescindere dal considerare l'espulsione di Lella la vera sliding door della partita. Un rosso, comminato dall'insufficiente arbitro Marchetti, per una gomitata che non sarà stata sì di grande intensità, ma che comunque mostra tutta l'ingenuità del centrocampista biancorosso nel cadere nella provocazione di Caporale.
Eh già, perché un episodio rovina quello che i galletti avevano conquistato con fatica, e con merito. Il vantaggio siglato da Pucino conferma come Longo sia stato in grado di trasformare il nervo scoperto delle palle inattive in un'arma a favore; ed è solo uno dei punti di forza in un percorso di crescita che, di settimana in settimana, appare sempre più nitido.
E non era facile passare in vantaggio contro una squadra come il Cosenza di Alvini, che come il Bari è brava a tagliare le linee di passaggio avversarie e a lavorare uomo su uomo. Il goal di Pucino a fine primo tempo premia il Bari per la pazienza e la capacità di agire di squadra, anche in una partita sporca in cui la classe di Falletti, le geometrie di Benali, il lavoro di Oliveri e Dorval sulle fasce, la costruzione con i braccetti e la profondità di Lasagna sanno fare la differenza.
Peccato, davvero peccato, per l'ingenuità di Lella e la sfortunata deviazione con il braccio di Saco, che manda sul dischetto Fumagalli per il pareggio finale.
Un Bari coraggioso che avrebbe meritato di più, ma che si lecca le ferite perché il gioco e lo spirito di squadra si infrangono sullo scoglio di una concretezza che ancora manca ai galletti. Lo stesso Longo è molto lucido nel dire che "Il cinismo in questo momento è una caratteristica che non ci appartiene", parlando non solo delle occasioni non sfruttate, ma anche della leggerezza nel cadere nelle provocazioni di un avversario nettamente in difficoltà.
E se comunque c'è da lodare la voglia della squadra biancorossa di proporre gioco e costruire occasioni anche in inferiorità numerica per quasi un tempo, l'altra faccia della moneta è la sproporzione tra quanto si crea e quanto si trasforma effettivamente.
Uno step che al Bari ancora manca, un margine di crescita potenzialmente enorme da sviluppare di qui ai prossimi impegni. A cominciare dalla trasferta di domenica prossima sul campo della corazzata Cremonese, il vero esame di maturità che l'inizio campionato proporrà alla squadra di Longo, per capire quali potranno essere le reali ambizioni di un gruppo che - a ogni mondo - ben impressiona anche quando non raccoglie abbastanza.