Bari doppia faccia, i biancorossi si svegliano tardi ma nulla è ancora perduto
I galletti escono sconfitti dalla trappola della FeralpiSalò, ora spalle al muro devono tirare fuori il meglio che hanno
lunedì 24 maggio 2021
11.09
Agli appassionati della saga di Rocky potrebbe venire in mente la trama del terzo film, quando il vecchio campione veniva suonato di botte sul ring dal rampante Clubber Lang, prima di sovvertire il verdetto nel match di rivincita e riprendersi la cintura dei pesi massimi. Bene, lo sviluppo di FeralpiSalò-Bari ripercorre fedelmente la prima parte del film: l'underdog animato dal furore della grande occasione che strapazza la favorita, stanca e a caccia di nuove certezze. Fortuna per il Bari, tuttavia, che il risultato di 1-0 al passivo rimediato in riva al lago di Garda, e il laborioso regolamento dei playoff (la testa di serie passa anche con un pareggio come risultato aggregato) lascino totalmente aperto lo scenario per una rimonta da parte dei biancorossi. È il migliore dei risultati peggiori, lo spazio per rimontare c'è tutto.
Il calcio, però, è calcio, la boxe è boxe e il cinema è cinema. Per ora, c'è solo una sconfitta, che brucia e che poteva essere evitata. Auteri, commentando la gara, ha parlato di avvio prudente, anche se il confine fra prudenza e braccino corto è molto labile. Il primo tempo del Bari è, infatti, difficilmente giustificabile con l'atteggiamento ultra-conservativo dei biancorossi. Auteri conferma il 3-4-3 che aveva schiantato il Foggia, facendo però riemergere uno dei grossi problemi di questa squadra: le difficoltà nell'affrontare partite ravvicinate. Rosa corta? Sì, dopo il mercato di gennaio se ne è parlato fino alla nausea, e i risultati confermano.
Ma non vanno sottratti i meriti alla FeralpiSalò: mister Pavanel avrà visto e rivisto Bari-Foggia per tendere ai biancorossi il più grosso dei trappoloni. Maita e De Risio a centrocampo sono costretti dall'inferiorità numerica a lottare e contenere, senza quasi mai proporre. Il trio Guidetti-Carraro-Scarsella soffoca la via mediana biancorossa, costringendo il Bari a costruire dal basso, dove né Ciofani né Sabbione sono a proprio agio. Bergonzi e Brogni chiudono tutto sulle fasce, sopprimendo le iniziative del Bari sugli esterni: Semenzato ci prova ma sbaglia l'impossibile, Rolando praticamente non la vede mai. Serve un Frattali in formato super nel primo tempo per chiudere il caveau su Scarsella e Carraro, salvare il Bari e tenere la nave in linea di galleggiamento. Di Cesare, poi, mette una toppa sull'uscita imprecisa di Sabbione nel finale di tempo.
Una pezza qui, una pezza lì; ma alla fine non basta. A inizio ripresa Tulli fa tutto da solo, si beve Semenzato e Ciofani e la mette dove neanche Frattali può arrivare. A completare l'assolo dei gardesani arriva all'ora di gioco la traversa di Scarsella, dopo la discesa indisturbata sulla destra di D'Orazio. È, però, la scossa di cui aveva bisogno il Bari per svegliarsi e mostrare una faccia meno timida. L'arma del contropiede funziona: D'Ursi (ben servito da un Antenucci appena sufficiente, ci si aspetta di più da lui) pareggia il conto dei pali prima di lasciare il posto a Cianci, Sarzi (entrato per il fantasma di Rolando) si mangia il pari con un tiraccio mancino che sembra più una spazzata che una conclusione o un cross. Troppo poco e troppo tardi, ma è comunque qualcosa. Dopo più di un'ora passata a capirci poco, il Bari finisce meglio di come aveva iniziato. Il segnale è quantomeno incoraggiante.
Ora, però, servirà qualcosa di diverso. «Abbiamo perso la battaglia, non la guerra», è la carica di capitan Di Cesare, al solito uno dei più positivi. Ci vorrà un Bari formato derby, capace di replicare quanto di buono fatto vedere contro il Foggia e adeguarlo a un livello inevitabilmente più alto. D'altra parte, per quanto altalenante e bipolare, il Bari deve attingere alle sue qualità migliori per continuare a dire la sua in un playoff che – dati alla mano – non vede i biancorossi nel ruolo di favoriti. Questo non toglie che i galletti possano recitare un ruolo da protagonisti, ma per vincere l'Oscar (giusto per ritornare sul cinema) bisogna tendere all'interpretazione perfetta. Appuntamento a mercoledì 26 maggio, sul terreno del San Nicola: nulla è perduto, con l'acqua alla gola servirà il miglior Bari, quello che viene fuori nel momento della verità.
Il calcio, però, è calcio, la boxe è boxe e il cinema è cinema. Per ora, c'è solo una sconfitta, che brucia e che poteva essere evitata. Auteri, commentando la gara, ha parlato di avvio prudente, anche se il confine fra prudenza e braccino corto è molto labile. Il primo tempo del Bari è, infatti, difficilmente giustificabile con l'atteggiamento ultra-conservativo dei biancorossi. Auteri conferma il 3-4-3 che aveva schiantato il Foggia, facendo però riemergere uno dei grossi problemi di questa squadra: le difficoltà nell'affrontare partite ravvicinate. Rosa corta? Sì, dopo il mercato di gennaio se ne è parlato fino alla nausea, e i risultati confermano.
Ma non vanno sottratti i meriti alla FeralpiSalò: mister Pavanel avrà visto e rivisto Bari-Foggia per tendere ai biancorossi il più grosso dei trappoloni. Maita e De Risio a centrocampo sono costretti dall'inferiorità numerica a lottare e contenere, senza quasi mai proporre. Il trio Guidetti-Carraro-Scarsella soffoca la via mediana biancorossa, costringendo il Bari a costruire dal basso, dove né Ciofani né Sabbione sono a proprio agio. Bergonzi e Brogni chiudono tutto sulle fasce, sopprimendo le iniziative del Bari sugli esterni: Semenzato ci prova ma sbaglia l'impossibile, Rolando praticamente non la vede mai. Serve un Frattali in formato super nel primo tempo per chiudere il caveau su Scarsella e Carraro, salvare il Bari e tenere la nave in linea di galleggiamento. Di Cesare, poi, mette una toppa sull'uscita imprecisa di Sabbione nel finale di tempo.
Una pezza qui, una pezza lì; ma alla fine non basta. A inizio ripresa Tulli fa tutto da solo, si beve Semenzato e Ciofani e la mette dove neanche Frattali può arrivare. A completare l'assolo dei gardesani arriva all'ora di gioco la traversa di Scarsella, dopo la discesa indisturbata sulla destra di D'Orazio. È, però, la scossa di cui aveva bisogno il Bari per svegliarsi e mostrare una faccia meno timida. L'arma del contropiede funziona: D'Ursi (ben servito da un Antenucci appena sufficiente, ci si aspetta di più da lui) pareggia il conto dei pali prima di lasciare il posto a Cianci, Sarzi (entrato per il fantasma di Rolando) si mangia il pari con un tiraccio mancino che sembra più una spazzata che una conclusione o un cross. Troppo poco e troppo tardi, ma è comunque qualcosa. Dopo più di un'ora passata a capirci poco, il Bari finisce meglio di come aveva iniziato. Il segnale è quantomeno incoraggiante.
Ora, però, servirà qualcosa di diverso. «Abbiamo perso la battaglia, non la guerra», è la carica di capitan Di Cesare, al solito uno dei più positivi. Ci vorrà un Bari formato derby, capace di replicare quanto di buono fatto vedere contro il Foggia e adeguarlo a un livello inevitabilmente più alto. D'altra parte, per quanto altalenante e bipolare, il Bari deve attingere alle sue qualità migliori per continuare a dire la sua in un playoff che – dati alla mano – non vede i biancorossi nel ruolo di favoriti. Questo non toglie che i galletti possano recitare un ruolo da protagonisti, ma per vincere l'Oscar (giusto per ritornare sul cinema) bisogna tendere all'interpretazione perfetta. Appuntamento a mercoledì 26 maggio, sul terreno del San Nicola: nulla è perduto, con l'acqua alla gola servirà il miglior Bari, quello che viene fuori nel momento della verità.