Bari, l’ennesimo pareggio che porta rimpianto

I biancorossi sfiorano l’impresa contro il Sassuolo, ma finiscono ancora a mangiarsi le mani

lunedì 10 marzo 2025 1.38
A cura di Riccardo Resta
Un'impresa, ma solo sfiorata. E lo sfiorare dell'impresa porta sulla scena una nuova forma, se possibile ancora più amara, di rammarico. Il Bari fa 1-1 in casa del Sassuolo, e può gonfiare il petto per aver interrotto una striscia di 11 vittorie interne consecutive della squadra di Grosso, e per non aver mai preso (stesso risultato tra andata e ritorno) contro la compagine che sta sbriciolando il campionato di serie B.

Per carità, il pareggio sul terreno del Mapei è ottimo, grasso che cola e che pochissimi altri sono stati e saranno in gradi di apprezzare in questa stagione; bisogna tenerselo stretto e ci mancherebbe altri. Ma, alla resa dei conti, è un'ennesimo pareggio (il 15mo) che contribuisce a tenere i biancorossi di Longo incatenati a un passo di distanza dal salto di qualità che darebbe una direzione a un campionato di galleggiamento a metà del guado.

E, se possibile, il lignaggio e la forza dell'avversario finiscono per acuire ancora di più la portata del rimpianto per quello che avrebbe potuto essere, e che ancora non è stato. Vincere al Mapei avrebbe significato una sterzata (in termini di autostima, ma anche di classifica) forse decisiva alla stagione dei galletti, a cui manca sempre un centesimo per fare un euro. Il Bari non è solo quello dei punti gettati alle ortiche per demerito, poca concretezza e distrazione, ma è anche quello dell'occasione persa contro una squadra molto più forte, ma la cui superiorità non si è quasi mai apprezzata in campo.

Stavolta, il centesimo mancante si materializza al minuto 82', con l'ultimo chilometro ormai in vista, quando Tripaldelli respinge inefficacemente di testa una punizione da destra, Volpato irrompe sulla palla vagante e spedisce in rete il mancino che pareggia l'iniziale goal del ritrovato Lasagna. Eh sì, a questo giro brucia ancora di più perché il Bari stava per condurre in porto un'impresa anche con la scioltezza propria di una squadra capace di mettere in enorme difficoltà la capolista "cannibale" del campionato.

Il primo tempo dei galletti è ai limiti del perfetto, come il piano con cui Longo riesce a mettere il bavaglio a allo strapotere del collega Grosso. Già, perché sulla giornata no di Berardi, Moro e Laruientè (nomi che non dovrebbero essere legali nel campionato cadetto) c'è un'enorme quota di partecipazione dei vari Mantovani, Simic e Obaretin, la terza linea che Longo sceglie per prendere le misure all'attacco più forte della compagnia.

Il tecnico biancorosso sceglie il 3-5-2 puro, con Lasagna e Bonfanti di punta, mostrando coraggio e ardimento sul campo più difficile di tutti, e lo fa con merito e ragione. L'assetto più offensivo ridà slancio anche alla linea mediana, dove Maita, Benali e Maggiore tornano a mescolare quantità e qualità, per sostenere il peso di un attacco più spregiudicato e sfruttare l'equilibrio sulle fasce tra la "prudenza" di Favasuli e la verve di Dorval. Il Bari del primo tempo è ottimamente in grado di dosare la fase di proposizione e quella di copertura, l'effetto "elastico" che porta (minuto 38') Lasagna a concretizzare il vantaggio con l'arma del contropiede. L'ex Carpi e Verona si trova bene con Bonfanti, che viene incontro per aprire spazi alla profondità del compagno di reparto, bravo a tagliare la difesa avversaria come il burro e a bucare Moldovan al secondo tentativo, dopo la respinta di Romagna.

Intelligente, e bon condotto, è anche lo schema della ripresa, quando è evidente che Longo chiami i suoi a protezione della propria metà campo, per togliere spazi e possibilità all'inventiva del Sassuolo, che nel frattempo manda in campo gente come Verdi e Volpato. Quando finiscono le energie, il mister biancorosso si affida ai centimetri di Novakovich, alla copertura di Tripadelli e alla fisicità di Saco per alzare le barricate, consapevole della possibilità di far saltare il banco. Il fortino del Bari regge, fino alla (sfortunata, c'è da ammetterlo) circostanza del pareggio neroverde, una possibilità che (merito grandissimo dei biancorossi) fino a 8' dalla fine non era mai stata particolarmente concreta.

Insomma, c'è da mordersi i gomiti e mangiarsi le mani anche questa volta. Per motivi diversi e con dinamiche diverse, ma anche a questo giro il Bari torna a casa con meno di quello che avrebbe potuto raccogliere, e rimane nel limbo "tra color che son sospesi" nella zona a ridosso dei playoff. Pur a pari merito con il Palermo (a 39 punti), i galletti oggi sarebbero i primi a rimanere esclusi dalla giostra degli spareggi promozione, l'obiettivo stagionale che Longo e i suoi (ora per questo motivo, ora per quest'altro) non sono stati fin qui capaci di reclamare con la voce grossa di chi fluttua tra l'andare oltre i propri limiti e il ricadere nella spirale dei rimpianti.

Certo, questo pareggio comunque immette una buona dose di consapevolezza nel serbatoio del Bari in vista del rush finale, ma con le partite a disposizione che diventano sempre meno ogni punto lasciato per strada è un punto perso. Soprattutto in un campionato che, nella fascia centrale della classifica, non vede nessuno correre abbastanza da far mangiare la propria polvere agli altri, e in cui di spazio per inserirsi ce n'è in ragguardevoli quantità. Ecco, quindi, che la sfida di sabato al San Nicola contro la Salernitana, a parte per il caldissimo gemellaggio tra le due tifoserie, assume un'importanza capitale per capire se, dove, e come il Bari potrà/vorrà andare a rincorrere quel "sogno" che, in realtà, appare come il minimo degli obiettivi minimi agli occhi di una piazza, anch'essa, sospesa tra il tutto e il niente.