Bari ostaggio della confusione. La B è un “vanto” che sta sfuggendo di mano
A Modena un pareggio inutile. Iachini ha perso la bussola, il baratro è sempre più vicino
martedì 2 aprile 2024
0.28
«Anche la serie B è un vanto». Le dichiarazioni del venerdì di Pasqua rilasciate dal presidente Luigi De Laurentiis alla radio ufficiale della SSC Bari sembravano la "semplice" gaffe di chi appare ormai scollato da orgoglio e ambizioni del popolo biancorosso. E invece corrono il rischio di diventare un funesto presagio all'incontrario. La serie B, il "vanto" millantato da LDL, è un patrimonio transeunte e provvisorio, che però sta lentamente sfuggendo dalle mani del Bari, gravate da una preoccupante mancanza di presa salda; tant'è che ora l'abisso dei playout, al netto del 14mo posto guadagnato, è distante appena un punto.
Il Bari, nel lunch-match di Pasquetta, raccoglie solo un inutile pareggio per 1-1 sul terreno del Modena, un brodino insipido che serve soltanto a dare l'impressione di muovere una classifica sempre più allarmante. La confusione regna sovrana in casa biancorossa, dove anche la guida tecnica di Iachini sta mostrando crepe e incertezze, o quantomeno incapacità di ridare battito a un elettrocardiogramma piatto. Quando Vicari (sfortunato) intercetta con il braccio il tiro di Manconi e Palumbo realizza con freddezza il rigore successivo, sembra di avvertire chiare le note del De profundis. L'eroe, a sorpresa, è Raffaele Pucino, che chiude col piattone destro un bello schema da angolo e - almeno - permette al Bari di non uscire con una sconfitta che sarebbe stata tanto simile a un colpo del ko. A voler bene ai galletti è anche la dea bendata, che al 93' guida sul palo il colpo di testa di Gliozzi, e salva Brenno dalla capitolazione.
Insomma, quanto basta per portare a casa la pelle e limitare i danni, ma non è sufficiente per nascondere la polvere sotto il tappeto. Causa lo stop dell'influenzato Dorval, mister Iachini rispolvera il 4-3-1-2 a gran voce invocato dai tifosi in queste due settimane di pausa, che avrebbero dovuto ridare smalto al Bari, e che invece ci riconsegnano una squadra per molti versi involuta rispetto al poco che di buono si era visto contro la Sampdoria.
Nel primo tempo non si conta la quantità di palloni persi dal centrocampo, dove Lulic passa dal fare semplice atto di presenza al favorire le ripartenze dei canarini, anche loro (fortuna per il Bari) non esattamente nella loro giornata migliore. Benali e Maita, per carità, ci mettono impegno, ma nella zona nevralgica del campo mancano idee e intensità; il Bari è squadra senza ritmo, senza accelerazioni, senza sussulti. Morachioli ci prova, ma predica nel deserto: parte da seconda punta centrale per poi allargarsi prima a sinistra e poi a destra, non riuscendo però a trovare la posizione ottimale per impensierire gli avversari.
Ma è nella ripresa che va in scena il vero "capolavoro" di confusione generale in cui versa la squadra. Iachini decide di richiamare Sibilli (ammonito ed eccessivamente nervoso) e il fantasma di Puscas, per mandare dentro Aramu (il reintegrato in rosa come mossa della disperazione) e il giovanissimo Colangiuli, pescato dalla primavera con la speranza di raccontare la bella storia del predestinato che salva la baracca dall'affondamento. No, il 19enne Colangiuli non è il salvatore della patria, ma comunque lì sulla trequarti ci mette un po' di freschezza e brio all'esordio da professionista, che dura però appena 40'; Iachini lo richiama per dare cinque minuti a Diaw, che nel conciliabolo all'intervallo dichiara al mister (parole di Iachini) di non essere in grado di disputare un tempo intero. E basterebbe questo per denunciare con un grido disperato le incongruenze sul mercato e l'insufficienza della rosa biancorossa.
Insomma, ce n'è abbastanza per scrivere il copione di una commedia dell'arte che sarebbe da morire dal ridere, se solo la situazione non avesse assunto contorni drammatici. L'unica notizia positiva dell'uggiosa Pasquetta emiliana è il ritorno di Bellomo, che in poco più di un quarto d'ora offre un buon assist ad Aramu (sprecato di testa) e va al tiro sfiorando il goal. Verrebbe da chiedersi perché sia stato relegato al ruolo di pietra scartata per mesi e mesi, soprattutto in presenza di un centrocampo che non ha di certo fatto vedere scintille.
Un quadro desolante, con il baratro dei playout e della retrocessione diretta che incombe. Inutile dire che venerdì prossimo, in anticipo serale, la sfida del San Nicola contro la Cremonese assume un valore fondamentale per le speranze del Bari di non trasformare questa disgraziata stagione in un film dell'orrore dai toni macabri. Servirà raschiare il barile e dare fondo a tutto quello che è rimasto, in un'impresa che appare tutto meno che scontata. Con due punti in sei partite, la salvezza è una faccenda in salita.
Il Bari, nel lunch-match di Pasquetta, raccoglie solo un inutile pareggio per 1-1 sul terreno del Modena, un brodino insipido che serve soltanto a dare l'impressione di muovere una classifica sempre più allarmante. La confusione regna sovrana in casa biancorossa, dove anche la guida tecnica di Iachini sta mostrando crepe e incertezze, o quantomeno incapacità di ridare battito a un elettrocardiogramma piatto. Quando Vicari (sfortunato) intercetta con il braccio il tiro di Manconi e Palumbo realizza con freddezza il rigore successivo, sembra di avvertire chiare le note del De profundis. L'eroe, a sorpresa, è Raffaele Pucino, che chiude col piattone destro un bello schema da angolo e - almeno - permette al Bari di non uscire con una sconfitta che sarebbe stata tanto simile a un colpo del ko. A voler bene ai galletti è anche la dea bendata, che al 93' guida sul palo il colpo di testa di Gliozzi, e salva Brenno dalla capitolazione.
Insomma, quanto basta per portare a casa la pelle e limitare i danni, ma non è sufficiente per nascondere la polvere sotto il tappeto. Causa lo stop dell'influenzato Dorval, mister Iachini rispolvera il 4-3-1-2 a gran voce invocato dai tifosi in queste due settimane di pausa, che avrebbero dovuto ridare smalto al Bari, e che invece ci riconsegnano una squadra per molti versi involuta rispetto al poco che di buono si era visto contro la Sampdoria.
Nel primo tempo non si conta la quantità di palloni persi dal centrocampo, dove Lulic passa dal fare semplice atto di presenza al favorire le ripartenze dei canarini, anche loro (fortuna per il Bari) non esattamente nella loro giornata migliore. Benali e Maita, per carità, ci mettono impegno, ma nella zona nevralgica del campo mancano idee e intensità; il Bari è squadra senza ritmo, senza accelerazioni, senza sussulti. Morachioli ci prova, ma predica nel deserto: parte da seconda punta centrale per poi allargarsi prima a sinistra e poi a destra, non riuscendo però a trovare la posizione ottimale per impensierire gli avversari.
Ma è nella ripresa che va in scena il vero "capolavoro" di confusione generale in cui versa la squadra. Iachini decide di richiamare Sibilli (ammonito ed eccessivamente nervoso) e il fantasma di Puscas, per mandare dentro Aramu (il reintegrato in rosa come mossa della disperazione) e il giovanissimo Colangiuli, pescato dalla primavera con la speranza di raccontare la bella storia del predestinato che salva la baracca dall'affondamento. No, il 19enne Colangiuli non è il salvatore della patria, ma comunque lì sulla trequarti ci mette un po' di freschezza e brio all'esordio da professionista, che dura però appena 40'; Iachini lo richiama per dare cinque minuti a Diaw, che nel conciliabolo all'intervallo dichiara al mister (parole di Iachini) di non essere in grado di disputare un tempo intero. E basterebbe questo per denunciare con un grido disperato le incongruenze sul mercato e l'insufficienza della rosa biancorossa.
Insomma, ce n'è abbastanza per scrivere il copione di una commedia dell'arte che sarebbe da morire dal ridere, se solo la situazione non avesse assunto contorni drammatici. L'unica notizia positiva dell'uggiosa Pasquetta emiliana è il ritorno di Bellomo, che in poco più di un quarto d'ora offre un buon assist ad Aramu (sprecato di testa) e va al tiro sfiorando il goal. Verrebbe da chiedersi perché sia stato relegato al ruolo di pietra scartata per mesi e mesi, soprattutto in presenza di un centrocampo che non ha di certo fatto vedere scintille.
Un quadro desolante, con il baratro dei playout e della retrocessione diretta che incombe. Inutile dire che venerdì prossimo, in anticipo serale, la sfida del San Nicola contro la Cremonese assume un valore fondamentale per le speranze del Bari di non trasformare questa disgraziata stagione in un film dell'orrore dai toni macabri. Servirà raschiare il barile e dare fondo a tutto quello che è rimasto, in un'impresa che appare tutto meno che scontata. Con due punti in sei partite, la salvezza è una faccenda in salita.