Bari-Pescara: la forza del gruppo, il genio del singolo
La magia di Brienza corona il miglior secondo tempo stagionale del Bari
lunedì 13 novembre 2017
13.16
Bari-Pescara, ovvero quello che può diventare un vero e proprio spartiacque nella stagione del Galletto. Alle tante assenze in difesa la squadra biancorossa risponde con un secondo tempo di grande valore, in cui abbiamo ammirato probabilmente la miglior prestazione stagionale dei Galletti, che portano a casa un 1-0 fin troppo generoso nei confronti del Pescara di Zeman, totalmente annichilito dalla prepotenza fisica e tattica degli avversari.
La partita nella partita tra l'allenatore più giovane della Serie B e il più anziano la vince a mani basse il tecnico del Bari Fabio Grosso, che porta a casa un successo storico contro il maestro Zdenek Zeman a suggello di un lavoro tecnico, tattico ma soprattutto motivazionale sui suoi uomini che inizia a raccontare qualcosa in più sul potenziale ancora inespresso di questo Bari.
Sono Più d'uno gli spunti di riflessione lasciatici in eredità dal posticipo della quattordicesima giornata di Serie B, alcuni dei quali li ha segnalati lo stesso Grosso nel post gara. «Una vittoria del gruppo», come ha detto il tecnico senza un filo di voce in sala stampa, che va declinata in molti modi, a cominciare dalla piacevolmente sorprendente voce zero alla casella dei goal subiti. In quanti alla vigilia avrebbero scommesso su un impronosticabile "under" tra Grosso e soprattutto Zeman? Molto pochi, se non nessuno. E, invece, il primo e più grande merito di Grosso è stato proprio quello di far sembrare il Pescara non una squadra del Boemo. Dura, di fatto, solo 20' la partita del Delfino, che prova a far gioco ma si infrange come cristallo sul muro di cemento del Bari, che ieri sera ha fatto vedere un notevole passo in avanti dal punto di vista del contenimento e della concentrazione difensiva (al netto delle assenze di Capradossi, Marrone e Cassani), concedendo ai biancazzurri soltanto un paio di tiri sballati dalla distanza.
Accogliamo con un sorriso a trentadue denti il recupero alla causa biancorossa di leon Tonucci, che con un rientro da titolare a livelli "monstre" più di qualche dubbio insinua sulla sua posizione di semplice alternativa. La coppia con Gyomber (il rientro in fretta e furia dagli impegni con la Slovacchia conferma come il pennellone ex Roma e Pescara sia uno degli insostituibili nello scacchiere di Grosso) funziona alla grande e toglie al temibile attacco abruzzese ogni riferimento per le azioni offensive, come non ha mancato di sottolineare lo stesso Zeman.
In un gruppo che, almeno al San Nicola, si muove come un solo uomo brilla di luce propria anche il giovane Anderson: gettato nella mischia da Grosso senza fargli fare il canonico periodo di tirocinio cui generalmente gli altri allenatori sottopongono gli under 21, lo stantuffo olandese sforna già la seconda prestazione (dopo quella di Salerno) da predestinato, mettendo piacevolmente in difficoltà il mister per le scelte future di formazione. La catena con Galano funziona a meraviglia, e i duetti sulla fascia destra tra i due sono la testimonianza di un dialogo che può avvenire soltanto tra giocatori capaci di interagire per mezzo di un talento superiore alle medie che apprezziamo in Serie B. Nota di merito (anche qui non una novità) pure per la coppia di centrocampo Petriccione-Tello e per il loro moto rettilineo uniforme a servizio della manovra barese, e soprattutto per Cissè, un carro armato al centro dell'attacco del Bari: magari di goal ne farà pochini, ma con il suo strapotere fisico e uno spirito di sacrificio unico per un centravanti riesce a trasmettere per osmosi a tutta la squadra quel senso di sicurezza che è come olio negli ingranaggi di una macchina perfetta. La si era intravista già al tramonto del primo tempo, ma nella ripresa (prima di uscire con i muscoli in aperta protesta) la sensazione di dominio fisico del guineano è stata ancor più vivida e lampante.
La copertina, però, se la prende il "nonnetto terribile" Franco Brienza: a 38 anni è ancora un determinante "fattore K" in questo Bari con la sua esperienza e un geniale talento che illumina anche una notte che sembrava stregata, contro un Pescara stranissimamente rintanato nella sua metà campo a protezione dello 0-0 (succede anche questo a Zeman). Disponibile e mai incline alla polemica o al rumore (il paragone con Totti limitiamolo all'aspetto tecnico), il 10 del Bari si sta ritagliando un ruolo di genio part-time nella staffetta con Busellato a inizio ripresa, e con le sue giocate d'alta classe riesce a spaccare a metà le partite portando punti e giudizi positivi dalla parte di Grosso. Basta una punizione, un gioco d'astuzia con il malcapitato Valzania in barriera per ingannare il fin lì ineccepibile portiere Fiorillo e portare a casa un risultato meritatissimo ma assolutamente non scontato visto l'andamento della gara.
Gruppo solido e spruzzate di talento: la ricetta del Bari al San Nicola (sette vittorie e una sola sconfitta in stagione) è irresistibile e fa tremare i polsi a qualsiasi avversaria. Il quarto posto in classifica è quasi per intero farina proveniente dal sacco dell'Astronave: 21 punti su 23 maturati in casa. Adesso la sfida è provare a esportare questo gioco travolgente e il cocktail di sensazioni positive anche lontano da un pubblico che pian piano sta tornando ad affezionarsi al Bari (ieri 18.526 presenze al San Nicola valgono il record stagionale). Grosso e i suoi ci proveranno già sabato prossimo a Novara, dove per l'ennesima volta bisognerà provare a cancellare una maledizione che non può e non deve macchiare oltre una squadra che sa farci divertire e innamorare.
La partita nella partita tra l'allenatore più giovane della Serie B e il più anziano la vince a mani basse il tecnico del Bari Fabio Grosso, che porta a casa un successo storico contro il maestro Zdenek Zeman a suggello di un lavoro tecnico, tattico ma soprattutto motivazionale sui suoi uomini che inizia a raccontare qualcosa in più sul potenziale ancora inespresso di questo Bari.
Sono Più d'uno gli spunti di riflessione lasciatici in eredità dal posticipo della quattordicesima giornata di Serie B, alcuni dei quali li ha segnalati lo stesso Grosso nel post gara. «Una vittoria del gruppo», come ha detto il tecnico senza un filo di voce in sala stampa, che va declinata in molti modi, a cominciare dalla piacevolmente sorprendente voce zero alla casella dei goal subiti. In quanti alla vigilia avrebbero scommesso su un impronosticabile "under" tra Grosso e soprattutto Zeman? Molto pochi, se non nessuno. E, invece, il primo e più grande merito di Grosso è stato proprio quello di far sembrare il Pescara non una squadra del Boemo. Dura, di fatto, solo 20' la partita del Delfino, che prova a far gioco ma si infrange come cristallo sul muro di cemento del Bari, che ieri sera ha fatto vedere un notevole passo in avanti dal punto di vista del contenimento e della concentrazione difensiva (al netto delle assenze di Capradossi, Marrone e Cassani), concedendo ai biancazzurri soltanto un paio di tiri sballati dalla distanza.
Accogliamo con un sorriso a trentadue denti il recupero alla causa biancorossa di leon Tonucci, che con un rientro da titolare a livelli "monstre" più di qualche dubbio insinua sulla sua posizione di semplice alternativa. La coppia con Gyomber (il rientro in fretta e furia dagli impegni con la Slovacchia conferma come il pennellone ex Roma e Pescara sia uno degli insostituibili nello scacchiere di Grosso) funziona alla grande e toglie al temibile attacco abruzzese ogni riferimento per le azioni offensive, come non ha mancato di sottolineare lo stesso Zeman.
In un gruppo che, almeno al San Nicola, si muove come un solo uomo brilla di luce propria anche il giovane Anderson: gettato nella mischia da Grosso senza fargli fare il canonico periodo di tirocinio cui generalmente gli altri allenatori sottopongono gli under 21, lo stantuffo olandese sforna già la seconda prestazione (dopo quella di Salerno) da predestinato, mettendo piacevolmente in difficoltà il mister per le scelte future di formazione. La catena con Galano funziona a meraviglia, e i duetti sulla fascia destra tra i due sono la testimonianza di un dialogo che può avvenire soltanto tra giocatori capaci di interagire per mezzo di un talento superiore alle medie che apprezziamo in Serie B. Nota di merito (anche qui non una novità) pure per la coppia di centrocampo Petriccione-Tello e per il loro moto rettilineo uniforme a servizio della manovra barese, e soprattutto per Cissè, un carro armato al centro dell'attacco del Bari: magari di goal ne farà pochini, ma con il suo strapotere fisico e uno spirito di sacrificio unico per un centravanti riesce a trasmettere per osmosi a tutta la squadra quel senso di sicurezza che è come olio negli ingranaggi di una macchina perfetta. La si era intravista già al tramonto del primo tempo, ma nella ripresa (prima di uscire con i muscoli in aperta protesta) la sensazione di dominio fisico del guineano è stata ancor più vivida e lampante.
La copertina, però, se la prende il "nonnetto terribile" Franco Brienza: a 38 anni è ancora un determinante "fattore K" in questo Bari con la sua esperienza e un geniale talento che illumina anche una notte che sembrava stregata, contro un Pescara stranissimamente rintanato nella sua metà campo a protezione dello 0-0 (succede anche questo a Zeman). Disponibile e mai incline alla polemica o al rumore (il paragone con Totti limitiamolo all'aspetto tecnico), il 10 del Bari si sta ritagliando un ruolo di genio part-time nella staffetta con Busellato a inizio ripresa, e con le sue giocate d'alta classe riesce a spaccare a metà le partite portando punti e giudizi positivi dalla parte di Grosso. Basta una punizione, un gioco d'astuzia con il malcapitato Valzania in barriera per ingannare il fin lì ineccepibile portiere Fiorillo e portare a casa un risultato meritatissimo ma assolutamente non scontato visto l'andamento della gara.
Gruppo solido e spruzzate di talento: la ricetta del Bari al San Nicola (sette vittorie e una sola sconfitta in stagione) è irresistibile e fa tremare i polsi a qualsiasi avversaria. Il quarto posto in classifica è quasi per intero farina proveniente dal sacco dell'Astronave: 21 punti su 23 maturati in casa. Adesso la sfida è provare a esportare questo gioco travolgente e il cocktail di sensazioni positive anche lontano da un pubblico che pian piano sta tornando ad affezionarsi al Bari (ieri 18.526 presenze al San Nicola valgono il record stagionale). Grosso e i suoi ci proveranno già sabato prossimo a Novara, dove per l'ennesima volta bisognerà provare a cancellare una maledizione che non può e non deve macchiare oltre una squadra che sa farci divertire e innamorare.