Bari-Pisa 1-1, Giampaolo: «Mancato solo il goal». Maita: «Retrocedere? Sarebbe un fallimento»
Il mister: «Sorpresi dal modulo degli avversari». Il centrocampista: «Portiamo la nave in porto». Aquilani: «Dovevamo chiuderla»
sabato 20 aprile 2024
17.06
Pareggio per il primo Bari targato Federico Giampaolo, che al San Nicola fa 1-1 contro il Pisa in rimonta, dopo aver subito il goal avversario al 3' di gioco.
Mister Giampaolo commenta così: «L'approccio negativo è stato una casualità, pensavamo che il Pisa giocasse con il 4-2-3-1 e invece il Pisa si è messo con il 4-3-3 e la squadra non ha capto molto. La prestazione è stata ottima, secondo tempo perfetto; ci è mancata solo la vittoria. La squadra ha spinto sull'acceleratore, ha creato tantissimo e abbiamo avuto tre o quattro occasioni per fare goal. Il pareggio ci va stretto. Dobbiamo creare la mentalità vincente, a quattro partite dalla fine ci vogliono le idee chiare. Abbiamo giocatori bravi nell'uno contro uno e dobbiamo sfruttarli, ma ci vuole equilibrio. Abbiamo avuto diverse occasioni, con Nasti, Morachioli e Benali; ci è mancato solo il goal, sarebbe stata la ciliegina sulla torta per una prestazione all'altezza della situazione».
Ancora il tecnico: «Il pareggio ci dà fiducia e autostima, la squadra ha spinto sull'acceleratore. È mancato solo il goal, ma la mentalità deve essere questa. Abbiamo creato tantissimo, a destra e a sinistra; bisogna convogliare le energie positive verso l'obiettivo della salvezza. La società ci ha chiamato dal settore giovanile alla prima squadra, noi siamo arrivati in punta di piedi. Io non sono nessuno, non ho la presunzione, abbiamo solo trovato la chiave giusta nella testa dei calciatori; bisogna giocare a calcio, al massimo delle possibilità. La squadra ha risposto alla grande, con grande entusiasmo; rispetto a tante altre partite la squadra l'ha dimostrato».
Giampaolo aggiunge: «Dobbiamo mettere in preventivo che una squadra che veniva da due punti in otto partite avesse ansia e tensione. All'inizio la squadra era bloccata, ma quando abbiamo iniziato a fare calcio abbiamo fatto bene. Un secondo tempo così non lo vedevo da molto, la voglia di vincere c'era. I giocatori non sono macchine, hanno le loro paure, ma hanno reagito bene. Brenno? È stato sempre lui il titolare, secondo noi per le partite che dovremo affrontare ci dà più garanzie. Il portiere è un ruolo particolare, eravamo indecisi perché Pissardo ha fatto una bella partita a Como. Ora anche chi subentra, seppure per dieci minuti, può fare la differenza. A prescindere dal pareggio o dalla vittoria, queste sono cinque finali. Con una vittoria oggi saremmo stati tutti più felici, ma la mentalità è quella di giocarci le partite con tutte le nostre forze. Oggi meritavamo la vittoria, a Cosenza dobbiamo andare senza timore per giocare la nostra partita; c'è poco da pensare e molto da fare. Tenere dritto l'obiettivo per portare a casa più punti possibili».
Il tecnico conclude: «Dovevamo capire prima l'atteggiamento del Pisa, che però ha una forte identità di gioco. Se non sei bravo in fase di non possesso vai in difficoltà. Noi l'avevamo preparata in un modo diverso, peccato perché in quei primi minuti ci hanno fatto goal, ma quando abbiamo fatto riparo la squadra ha giocato. Quando l'avversario cambia formazione rispetto a quello che hai preparato, devi avere giocatori mentalmente pronti a reagire. Io mi metto nei panni dei giocatori. Hanno avuto tre metodologie diverse, è chiaro che i giocatori siano disorientati. In questo momento ci vogliono serenità e fiducia, i ragazzi sono andati oltre i loro limiti. Quando hai un gruppo di professionisti con una cultura calcistica importante, devi cercare di dare loro autostima; la squadra era entusiasta e vogliosa, è stato un impatto positivo. C'è grande sinergia tra di noi, ognuno mette la propria esperienza al servizio della squadra. Non siamo allenatori esperti, è giusto ascoltare gli altri; avere due o tre teste è sempre meglio per il bene del Bari. Io non sono un allenatore che entra con presunzione; tutti insieme per l'obiettivo della salvezza».
Parole decise anche da parte di Mattia Maita, uno dei leader dello spogliatoio: «Chi è da più tempo qui, come me, la sta vivendo male. Ho fatto parte della squadra in C, e ora faccio parte di questa. Il gruppo dell'anno scorso non era meglio né peggio di quello di quest'anno. Certo, succedono delle cose, ci sta; è normale che quando i risultati non vengono si vede tutto buoi. A me fa male che questa sia passata per una squadra di scarsi. Questa è una squadra forte, che va messa nelle condizioni giuste per esprimersi. In una settimana abbiamo preparato la partita in un modo completamente diverso, quando hai gli esterni devi sfruttarli. Oggi sono contento della partita, voglio raggiungere la maledetta salvezza quanto prima perché questa piazza non merita questa posizione in classifica. Se fai due punti in otto partite, qualcosa che non va c'è. Costruivamo poco, andavamo poco al tiro; questo cambiamento è la dimostrazione del nostro valore, come squadra e come singoli; dobbiamo tirarlo fuori in queste quattro partite. Li infortuni hanno colpito giocatori che fanno la differenza, tecnicamente e caratterialmente. Mancano i punti, nelle difficoltà eravamo comunque sempre lì. A livello di fiducia qualcosa i risultati ci hanno tolto; non è facile, soprattutto per chi è nuovo. A Bari è normale che ci sia pressione, non è una piazza di C; ora siamo a quattro partite dalla fine, bisogna ripartire e portare la barca in porto. Poi si tireranno le somme. Oggi i nostri tifosi ci hanno dato una mano; per me andare in C sarebbe un fallimento di vita, per me Bari è casa. Io sono stato male, bisogna remare dalla stessa parte. Ora facciamo queste quattro partite tutti insieme. Soprattutto chi è da più tempo qui sa che dobbiamo dare il 1000%; retrocedere sarebbe una macchia a vita, io non me lo perdonerei mai. Bisogna pensare solo di vincere tutte le partite, perché possiamo farlo. Bisogna fare punti. Non è una questione di modulo, i risultati ci hanno mentalmente abbattuti. Anche oggi abbiamo preso goal dopo tre minuti, anche con la Cremonese siamo andati subito sotto; la questione è solo la voglia di farcela. Io qui ho visto 70mila persone; in questo momento di difficoltà sentire la loro vicinanza è fondamentale. Quando ti vengono a incitare in albergo, lì capisci l'importanza reale dei tifosi. Bisogna portare la nave in porto a tutti i costi».
Alberto Aquilani, tecnico del Pisa, spiega così la sua visione della partita: «Non ho rivisto il rigore, ma se il Var ti chiama è perché qualcosa è stato giudicato in maniera errata. Lì era la contestazione, ma non l'ho rivisto e non posso giudicare. Il fatto di giocare con Kallon e Morachioli larghi non ce lo aspettavamo, ma poi ci siamo messi anche noi così. La squadra ha fatto un gran primo tempo, ma dovevamo avere la forza di chiuderla; nel secondo tempo avremmo potuto anche perderla, il Bari nel secondo tempo ha fatto meglio di noi. Ai giocatori ho chiesto perché nel secondo tempo abbiamo smesso di giocare e di avere l'aggressione alta. Il Bari non aveva più nulla da perdere, ma questa squadra doveva sopperire a una pressione più forte dell'avversario. Forse c'è anche un fattore fisico; arriviamo stanchi e siamo obbligati a fare i cambi. C'è rammarico, potevamo vincere una partita che poteva essere vinta per come si era messa. A me sta bene una gestione della palla, ma quando devi andare a tirare in porta bisogna farlo con più incisività. Ci vuole anche la mentalità giusta, la voglia di vincerla».
Mister Giampaolo commenta così: «L'approccio negativo è stato una casualità, pensavamo che il Pisa giocasse con il 4-2-3-1 e invece il Pisa si è messo con il 4-3-3 e la squadra non ha capto molto. La prestazione è stata ottima, secondo tempo perfetto; ci è mancata solo la vittoria. La squadra ha spinto sull'acceleratore, ha creato tantissimo e abbiamo avuto tre o quattro occasioni per fare goal. Il pareggio ci va stretto. Dobbiamo creare la mentalità vincente, a quattro partite dalla fine ci vogliono le idee chiare. Abbiamo giocatori bravi nell'uno contro uno e dobbiamo sfruttarli, ma ci vuole equilibrio. Abbiamo avuto diverse occasioni, con Nasti, Morachioli e Benali; ci è mancato solo il goal, sarebbe stata la ciliegina sulla torta per una prestazione all'altezza della situazione».
Ancora il tecnico: «Il pareggio ci dà fiducia e autostima, la squadra ha spinto sull'acceleratore. È mancato solo il goal, ma la mentalità deve essere questa. Abbiamo creato tantissimo, a destra e a sinistra; bisogna convogliare le energie positive verso l'obiettivo della salvezza. La società ci ha chiamato dal settore giovanile alla prima squadra, noi siamo arrivati in punta di piedi. Io non sono nessuno, non ho la presunzione, abbiamo solo trovato la chiave giusta nella testa dei calciatori; bisogna giocare a calcio, al massimo delle possibilità. La squadra ha risposto alla grande, con grande entusiasmo; rispetto a tante altre partite la squadra l'ha dimostrato».
Giampaolo aggiunge: «Dobbiamo mettere in preventivo che una squadra che veniva da due punti in otto partite avesse ansia e tensione. All'inizio la squadra era bloccata, ma quando abbiamo iniziato a fare calcio abbiamo fatto bene. Un secondo tempo così non lo vedevo da molto, la voglia di vincere c'era. I giocatori non sono macchine, hanno le loro paure, ma hanno reagito bene. Brenno? È stato sempre lui il titolare, secondo noi per le partite che dovremo affrontare ci dà più garanzie. Il portiere è un ruolo particolare, eravamo indecisi perché Pissardo ha fatto una bella partita a Como. Ora anche chi subentra, seppure per dieci minuti, può fare la differenza. A prescindere dal pareggio o dalla vittoria, queste sono cinque finali. Con una vittoria oggi saremmo stati tutti più felici, ma la mentalità è quella di giocarci le partite con tutte le nostre forze. Oggi meritavamo la vittoria, a Cosenza dobbiamo andare senza timore per giocare la nostra partita; c'è poco da pensare e molto da fare. Tenere dritto l'obiettivo per portare a casa più punti possibili».
Il tecnico conclude: «Dovevamo capire prima l'atteggiamento del Pisa, che però ha una forte identità di gioco. Se non sei bravo in fase di non possesso vai in difficoltà. Noi l'avevamo preparata in un modo diverso, peccato perché in quei primi minuti ci hanno fatto goal, ma quando abbiamo fatto riparo la squadra ha giocato. Quando l'avversario cambia formazione rispetto a quello che hai preparato, devi avere giocatori mentalmente pronti a reagire. Io mi metto nei panni dei giocatori. Hanno avuto tre metodologie diverse, è chiaro che i giocatori siano disorientati. In questo momento ci vogliono serenità e fiducia, i ragazzi sono andati oltre i loro limiti. Quando hai un gruppo di professionisti con una cultura calcistica importante, devi cercare di dare loro autostima; la squadra era entusiasta e vogliosa, è stato un impatto positivo. C'è grande sinergia tra di noi, ognuno mette la propria esperienza al servizio della squadra. Non siamo allenatori esperti, è giusto ascoltare gli altri; avere due o tre teste è sempre meglio per il bene del Bari. Io non sono un allenatore che entra con presunzione; tutti insieme per l'obiettivo della salvezza».
Parole decise anche da parte di Mattia Maita, uno dei leader dello spogliatoio: «Chi è da più tempo qui, come me, la sta vivendo male. Ho fatto parte della squadra in C, e ora faccio parte di questa. Il gruppo dell'anno scorso non era meglio né peggio di quello di quest'anno. Certo, succedono delle cose, ci sta; è normale che quando i risultati non vengono si vede tutto buoi. A me fa male che questa sia passata per una squadra di scarsi. Questa è una squadra forte, che va messa nelle condizioni giuste per esprimersi. In una settimana abbiamo preparato la partita in un modo completamente diverso, quando hai gli esterni devi sfruttarli. Oggi sono contento della partita, voglio raggiungere la maledetta salvezza quanto prima perché questa piazza non merita questa posizione in classifica. Se fai due punti in otto partite, qualcosa che non va c'è. Costruivamo poco, andavamo poco al tiro; questo cambiamento è la dimostrazione del nostro valore, come squadra e come singoli; dobbiamo tirarlo fuori in queste quattro partite. Li infortuni hanno colpito giocatori che fanno la differenza, tecnicamente e caratterialmente. Mancano i punti, nelle difficoltà eravamo comunque sempre lì. A livello di fiducia qualcosa i risultati ci hanno tolto; non è facile, soprattutto per chi è nuovo. A Bari è normale che ci sia pressione, non è una piazza di C; ora siamo a quattro partite dalla fine, bisogna ripartire e portare la barca in porto. Poi si tireranno le somme. Oggi i nostri tifosi ci hanno dato una mano; per me andare in C sarebbe un fallimento di vita, per me Bari è casa. Io sono stato male, bisogna remare dalla stessa parte. Ora facciamo queste quattro partite tutti insieme. Soprattutto chi è da più tempo qui sa che dobbiamo dare il 1000%; retrocedere sarebbe una macchia a vita, io non me lo perdonerei mai. Bisogna pensare solo di vincere tutte le partite, perché possiamo farlo. Bisogna fare punti. Non è una questione di modulo, i risultati ci hanno mentalmente abbattuti. Anche oggi abbiamo preso goal dopo tre minuti, anche con la Cremonese siamo andati subito sotto; la questione è solo la voglia di farcela. Io qui ho visto 70mila persone; in questo momento di difficoltà sentire la loro vicinanza è fondamentale. Quando ti vengono a incitare in albergo, lì capisci l'importanza reale dei tifosi. Bisogna portare la nave in porto a tutti i costi».
Alberto Aquilani, tecnico del Pisa, spiega così la sua visione della partita: «Non ho rivisto il rigore, ma se il Var ti chiama è perché qualcosa è stato giudicato in maniera errata. Lì era la contestazione, ma non l'ho rivisto e non posso giudicare. Il fatto di giocare con Kallon e Morachioli larghi non ce lo aspettavamo, ma poi ci siamo messi anche noi così. La squadra ha fatto un gran primo tempo, ma dovevamo avere la forza di chiuderla; nel secondo tempo avremmo potuto anche perderla, il Bari nel secondo tempo ha fatto meglio di noi. Ai giocatori ho chiesto perché nel secondo tempo abbiamo smesso di giocare e di avere l'aggressione alta. Il Bari non aveva più nulla da perdere, ma questa squadra doveva sopperire a una pressione più forte dell'avversario. Forse c'è anche un fattore fisico; arriviamo stanchi e siamo obbligati a fare i cambi. C'è rammarico, potevamo vincere una partita che poteva essere vinta per come si era messa. A me sta bene una gestione della palla, ma quando devi andare a tirare in porta bisogna farlo con più incisività. Ci vuole anche la mentalità giusta, la voglia di vincerla».