Bari sprecone, a Marassi la partita dei rimpianti
I galletti non hanno ragione di una Sampdoria in dieci. Ora due settimane per ripartire
domenica 1 settembre 2024
1.01
Una montagna di rimpianti alta così. È la pesante zavorra con cui il Bari esce dal campo del Ferraris di Genova dopo l'incontro con la Sampdoria, costretta in 10 dal 14' di gioco per l'espulsione di Vulikic, e comunque capace di resistere agli inutili tentativi biancorossi di portare a casa la posta piena.
Un pareggio che serve solo ad alimentare il rammarico, come il rigore parato da Vismara a Lasagna e le altre grandi occasioni non concretizzate dai galletti. Eppure, c'è comunque più di qualcosa da salvare, in un pomeriggio dai toni chiaroscuri. A cominciare dall'atteggiamento messo in campo dalla squadra di Longo contro l'incognita Sampdoria di Sottil, arrivato appena 24 ore prima della sfida sulla panchina blucerchiata. Nel quarto d'ora di gara giocato in parità numerica, il Bari ha saputo ribattere colpo su colpo ai liguri: alla parata super di Radunovic su Depaoli (con l'aiuto del palo), fa da contraltare il goal annullato per fuorigioco millimetrico a Lasagna, su assist astuto di Benali.
Il passaggio al 3-5-2 voluto da Longo per sopperire all'assenza di Sibilli garantisce ai galletti più densità ed equilibrio a centrocampo, nonostante le insolite imprecisioni di Maiello in fase di costruzione. Chiaramente, dopo l'espulsione la partita cambia, e il Bari prende in mano il pallino del gioco, rendendosi protagonista quasi assoluto del match. Dapprima i galletti ci provano, nel primo tempo, con un po' di frenesia ma sciupando la colossale chance del rigore, poi con più maturità nella ripresa, anche grazie agli ingressi di Lella e Falletti che danno dinamismo e fantasia alla manovra.
Il risultato, però, è sempre lo stesso: vuoi per imprecisione, vuoi per la grande giornata del portiere blucerchiato Vismara, il Bari picchia in testa e non riesce a trovare la via del goal. Per il momento, potrebbe non essere un grave problema; al netto della superiorità numerica, una squadra in fase di rodaggio ha più bisogno di mettersi alla prova con la lettura dello spartito tattico del nuovo mister, che con la sua reale esecuzione.
Però non si potrà attendere molto per fare arrivare anche i risultati insieme alle idee di Longo. Ora ci sono due settimane di pausa, utili per inserire i tanti nuovi arrivi dell'ultima ora (soprattutto Favilli, vista la penuria di goal messi a segno) e per dare forma a un palazzo ancora in costruzione. D'altra parte, il vero e primario obiettivo stagionale è stato fissato dallo stesso Longo, quando ha parlato di salvezza come traguardo da mettere sotto chiave prima di pensare più in grande.
È un po' lo specchio di questo Bari dei "vorrei ma non posso", i cui la proprietà pone il traguardo dei playoff a luglio, per poi mettere in mano all'allenatore un organico da salvezza a fine agosto. E proprio nell'allenatore e nel suo progetto di calcio, nonché nella sua ormai proverbiale schiettezza, la piazza bianorossa ripone le sue speranze che la passione (anche ieri in oltre mille a Genova, nella splendida cornice del gemellaggio) possa fare rima anche con l'ambizione a cui la controversa gestione societaria sembra ormai aver abdicato.
Un pareggio che serve solo ad alimentare il rammarico, come il rigore parato da Vismara a Lasagna e le altre grandi occasioni non concretizzate dai galletti. Eppure, c'è comunque più di qualcosa da salvare, in un pomeriggio dai toni chiaroscuri. A cominciare dall'atteggiamento messo in campo dalla squadra di Longo contro l'incognita Sampdoria di Sottil, arrivato appena 24 ore prima della sfida sulla panchina blucerchiata. Nel quarto d'ora di gara giocato in parità numerica, il Bari ha saputo ribattere colpo su colpo ai liguri: alla parata super di Radunovic su Depaoli (con l'aiuto del palo), fa da contraltare il goal annullato per fuorigioco millimetrico a Lasagna, su assist astuto di Benali.
Il passaggio al 3-5-2 voluto da Longo per sopperire all'assenza di Sibilli garantisce ai galletti più densità ed equilibrio a centrocampo, nonostante le insolite imprecisioni di Maiello in fase di costruzione. Chiaramente, dopo l'espulsione la partita cambia, e il Bari prende in mano il pallino del gioco, rendendosi protagonista quasi assoluto del match. Dapprima i galletti ci provano, nel primo tempo, con un po' di frenesia ma sciupando la colossale chance del rigore, poi con più maturità nella ripresa, anche grazie agli ingressi di Lella e Falletti che danno dinamismo e fantasia alla manovra.
Il risultato, però, è sempre lo stesso: vuoi per imprecisione, vuoi per la grande giornata del portiere blucerchiato Vismara, il Bari picchia in testa e non riesce a trovare la via del goal. Per il momento, potrebbe non essere un grave problema; al netto della superiorità numerica, una squadra in fase di rodaggio ha più bisogno di mettersi alla prova con la lettura dello spartito tattico del nuovo mister, che con la sua reale esecuzione.
Però non si potrà attendere molto per fare arrivare anche i risultati insieme alle idee di Longo. Ora ci sono due settimane di pausa, utili per inserire i tanti nuovi arrivi dell'ultima ora (soprattutto Favilli, vista la penuria di goal messi a segno) e per dare forma a un palazzo ancora in costruzione. D'altra parte, il vero e primario obiettivo stagionale è stato fissato dallo stesso Longo, quando ha parlato di salvezza come traguardo da mettere sotto chiave prima di pensare più in grande.
È un po' lo specchio di questo Bari dei "vorrei ma non posso", i cui la proprietà pone il traguardo dei playoff a luglio, per poi mettere in mano all'allenatore un organico da salvezza a fine agosto. E proprio nell'allenatore e nel suo progetto di calcio, nonché nella sua ormai proverbiale schiettezza, la piazza bianorossa ripone le sue speranze che la passione (anche ieri in oltre mille a Genova, nella splendida cornice del gemellaggio) possa fare rima anche con l'ambizione a cui la controversa gestione societaria sembra ormai aver abdicato.