Campanello d’allarme, il Bari da trasferta si è inceppato
I biancorossi raccolgono un’altra sconfitta lontano dal San Nicola, con una prestazione insufficiente in tutti i reparti
domenica 7 novembre 2021
2.31
Due sconfitte nelle ultime due trasferte. È il magrissimo score del Bari di Mignani, che sente suonare un campanello d'allarme ancora non insopportabile, ma certamente da non ignorare: fuori casa qualche meccanismo della squadra - che fino a ieri aveva il miglior rendimento esterno della categoria - si è inceppato. La Juve Stabia fa il minimo sindacale e si porta a casa la vittoria 1-0 e i tre punti, al cospetto di una capolista che dopo lo scivolone di Francavilla inciampa ancora lontano dal San Nicola.
Due sconfitte diverse, ma egualmente preoccupanti, su cui Mignani dovrà fare luce in fretta perché di tempo da perdere non ce n'è. Se quella in casa della Virtus poteva essere derubricata a isolato passaggio a vuoto, quella di Castellammare denuncia l'esistenza di più di un problema, da correggere in fretta.
Tratto comune fra i due ko è il terreno sintetico, una tipologia di campo che - lo abbiamo capito - il Bari fa una fatica tremenda a sopportare. Ma non può bastare la superficie di gioco a spiegare il vuoto pneumatico della banda di Mignani nella trasferta campana, soprattutto dopo aver portato a casa sette giorni fa una vittoria pesante come quella sul Catanzaro.
La fotografia del Bari inconcludente sta tutta in un'immagine: Antenucci, l'attaccante totale che aveva brillato contro i calabresi, sul campo del Menti praticamente non si vede mai. Un fantasma che si aggira sul terreno di gioco, servito malissimo dai compagni e incapace di liberarsi dalla gabbia costruitagli attorno da mister Sottili, bravo a stringerlo nella morsa di Caldore e Troest. Di fatto nel primo tempo il Bari si vede solo con un paio di conclusioni di Simeri, una più improbabile dell'altra; segno che le idee sono poche e ben confuse.
Ma, come ha onestamente ammesso Mignani, del Bari di ieri si salva poco quanto nulla. Appena sufficiente Pucino, per il resto tutti da rivedere. A cominciare dal centrocampo: Maita non c'è ed è un'assenza irrimediabile, Scavone prova a non farlo rimpiangere ma l'aver accelerato i tempi dopo l'infortunio alla caviglia ha una precaria condizione fisica come altra faccia della medaglia. Bianco fa il suo, che è interdire e non costruire, Mallamo corre tanto e spesso corre male. A questo Bari sta mancando terribilmente l'apporto di D'Errico, che entra nella ripresa ma non lascia il segno, e di Botta, calato anche lui dopo l'avvio scoppiettante. Nel secondo tempo entra Marras al posto dell'argentino e fa qualcosa di meglio, poi entrano pure Cheddira e Citro, il Bari passa al 4-3-3 e al 4-2-4, ma la musica non cambia. I tiri più pericolosi arrivano nelle immediate vicinanze del recupero; troppo poco, anche per portare a casa un pareggio contro una squadra che - nei fatti - segna sul rigore alla fine del primo tempo e poi non si vede quasi più dalle parti di Frattali.
Mignani prova anche la carta Di Gennaro nella ripresa, ma l'ex Lazio e Cagliari è ancora nettamente indietro di condizione, e il suo apporto è veramente minimo. Poi Gigliotti fa il resto: sfortunato in occasione del rigore trasformato da Eusepi (lo stabiese Stoppa gliela tocca sul braccio largo in elevazione), poi nel finale si fa espellere ingenuamente, completando la giornata horror sua e di tutta la banda. Il Bari soffre terribilmente le squadre che pressano con metodo e che si difendono bene, e se mancano le iniziative individuali l'intera squadra va nel pallone. Nella ripresa ognuno prova a vincerla per i fatti suoi. Risultato? L'unico tiro in porta è una punizione di Pucino nel finale, ben disinnescata dal portiere Sarri. Fare punti così è impresa difficilissima, anche se ti chiami Bari e schieri in campo quella che rimane una squadra di livello superiore.
Fortuna, però, che anche dietro non corrano più di tanto. Il Monopoli si ferma, il Taranto crolla, Catanzaro e Palermo al massimo potranno portarsi a -4 vincendo le loro sfide di oggi. Il calendario da qui a fine novembre non è proibitivo: Vibonese e Latina in casa, con la trasferta nella vicina Andria nel mezzo. Possono essere nove punti, a patto di rivedere un Bari convincente, magari non bello come quello di inizio stagione ma pratico e concreto come quello che ha vinto il big match con il Catanzaro. Dalle sconfitte si può solo imparare, ed è arrivato il momento di fare tesoro degli errori.
Due sconfitte diverse, ma egualmente preoccupanti, su cui Mignani dovrà fare luce in fretta perché di tempo da perdere non ce n'è. Se quella in casa della Virtus poteva essere derubricata a isolato passaggio a vuoto, quella di Castellammare denuncia l'esistenza di più di un problema, da correggere in fretta.
Tratto comune fra i due ko è il terreno sintetico, una tipologia di campo che - lo abbiamo capito - il Bari fa una fatica tremenda a sopportare. Ma non può bastare la superficie di gioco a spiegare il vuoto pneumatico della banda di Mignani nella trasferta campana, soprattutto dopo aver portato a casa sette giorni fa una vittoria pesante come quella sul Catanzaro.
La fotografia del Bari inconcludente sta tutta in un'immagine: Antenucci, l'attaccante totale che aveva brillato contro i calabresi, sul campo del Menti praticamente non si vede mai. Un fantasma che si aggira sul terreno di gioco, servito malissimo dai compagni e incapace di liberarsi dalla gabbia costruitagli attorno da mister Sottili, bravo a stringerlo nella morsa di Caldore e Troest. Di fatto nel primo tempo il Bari si vede solo con un paio di conclusioni di Simeri, una più improbabile dell'altra; segno che le idee sono poche e ben confuse.
Ma, come ha onestamente ammesso Mignani, del Bari di ieri si salva poco quanto nulla. Appena sufficiente Pucino, per il resto tutti da rivedere. A cominciare dal centrocampo: Maita non c'è ed è un'assenza irrimediabile, Scavone prova a non farlo rimpiangere ma l'aver accelerato i tempi dopo l'infortunio alla caviglia ha una precaria condizione fisica come altra faccia della medaglia. Bianco fa il suo, che è interdire e non costruire, Mallamo corre tanto e spesso corre male. A questo Bari sta mancando terribilmente l'apporto di D'Errico, che entra nella ripresa ma non lascia il segno, e di Botta, calato anche lui dopo l'avvio scoppiettante. Nel secondo tempo entra Marras al posto dell'argentino e fa qualcosa di meglio, poi entrano pure Cheddira e Citro, il Bari passa al 4-3-3 e al 4-2-4, ma la musica non cambia. I tiri più pericolosi arrivano nelle immediate vicinanze del recupero; troppo poco, anche per portare a casa un pareggio contro una squadra che - nei fatti - segna sul rigore alla fine del primo tempo e poi non si vede quasi più dalle parti di Frattali.
Mignani prova anche la carta Di Gennaro nella ripresa, ma l'ex Lazio e Cagliari è ancora nettamente indietro di condizione, e il suo apporto è veramente minimo. Poi Gigliotti fa il resto: sfortunato in occasione del rigore trasformato da Eusepi (lo stabiese Stoppa gliela tocca sul braccio largo in elevazione), poi nel finale si fa espellere ingenuamente, completando la giornata horror sua e di tutta la banda. Il Bari soffre terribilmente le squadre che pressano con metodo e che si difendono bene, e se mancano le iniziative individuali l'intera squadra va nel pallone. Nella ripresa ognuno prova a vincerla per i fatti suoi. Risultato? L'unico tiro in porta è una punizione di Pucino nel finale, ben disinnescata dal portiere Sarri. Fare punti così è impresa difficilissima, anche se ti chiami Bari e schieri in campo quella che rimane una squadra di livello superiore.
Fortuna, però, che anche dietro non corrano più di tanto. Il Monopoli si ferma, il Taranto crolla, Catanzaro e Palermo al massimo potranno portarsi a -4 vincendo le loro sfide di oggi. Il calendario da qui a fine novembre non è proibitivo: Vibonese e Latina in casa, con la trasferta nella vicina Andria nel mezzo. Possono essere nove punti, a patto di rivedere un Bari convincente, magari non bello come quello di inizio stagione ma pratico e concreto come quello che ha vinto il big match con il Catanzaro. Dalle sconfitte si può solo imparare, ed è arrivato il momento di fare tesoro degli errori.