Cinismo e concretezza, il Bari cambia pelle per tornare vincente
La ritrovata solidità difensiva e la freddezza nei momenti clou della partita regalano ai biancorossi il successo sul Catanzaro
giovedì 24 ottobre 2019
8.36
Al Bari si chiedeva una risposta dopo il pareggio interlocutorio di Avellino, e la squadra biancorossa non si è fatta trovare impreparata all'interrogazione successiva. Vivarini e i suoi regolano 2-0 il Catanzaro al San Nicola con le reti di Awua in avvio e Antenucci dopo un'ora di gioco, riprendendo il cammino parzialmente interrotto domenica scorsa e avvicinandosi a -4 dalla vetta della classifica, ora di proprietà della Reggina.
Eppure non è stato il solito Bari, quello "cannibale" visto nelle vittorie contro Cavese e Ternana. Mister e squadra fanno vedere uno spartito diverso, fatto di cinismo e scientifico calcolo per mandare al tappeto una squadra quotata come il Catanzaro, ma scossa dal cambio in panchina due giorni prima della partita. Il Bari cambia pelle e porta a casa un risultato pesantissimo (il sesto utile consecutivo) per il morale e la classifica, ritrovando un po' di quelle antiche certezze e scoprendone di nuove.
Nota positiva numero uno: Awua (cresciuto anche tatticamente) è un calciatore che difficilmente si potrà tenere fuori dall'undici titolare. Il giovane centrocampista nigeriano si ritaglia uno spazio per l'infortunio di Hamlili (ne avrà almeno per le prossime due/tre partite) e dimostra che la fiducia accordatagli dal tecnico non è stata mal riposta. Passano appena 11' di orologio e il baby-boom biancorosso mette la firma sul tabellino dei marcatori concludendo con un piattone destro il triangolo con Simeri al limite dell'area. Come ha sottolineato lo stesso Vivarini in sala stampa, in quel goal c'è l'essenza del concetto di calcio che il tecnico abruzzese sta cercando di inculcare alla squadra: pressing altissimo e ripartenza nel breve per andare a far male alla difesa avversaria, incapace di reggere la forza d'urto dei biancorossi e le tante soluzioni offensive a disposizione di Vivarini.
Goal nelle primissime battute di gioco che ha sì messo subito le cose in discesa per il Bari, ma ha di contro lasciato che la squadra, forte del vantaggio, si schiacciasse troppo a ridosso della propria area, lasciando l'iniziativa a un avversario come il Catanzaro bravissimo nel fraseggio palla-a-terra. Un'occasione sì per far "arrabbiare" un offensivista sarriano come Vivarini, ma anche per riscoprire quella solidità difensiva che la terza linea aveva di punto in bianco smarrito ad Avellino. Il 3-4-3 dei calabresi produce molto gioco nelle zone centrali del campo ma quasi mai arriva a liberare gli esterni (Nicastro e Kouame, due che hanno qualità per essere pericolosi) per il dribbling o il cross. Merito a un'intera fase difensiva brava a fare l'elastico, compattandosi e allargandosi a seconda delle fasi di gioco e dei movimenti dell'avversario.
Intelligente anche la mossa del mister nella ripresa prima di abbassare Scavone (sostituito nel finale per una condizione fisica ancora precaria) più sulla linea di Bianco per liberare spazi in verticale a Costa, Berra e Awua, poi a inserire Schiavone e controbattere al Catanzaro con un uomo d'ordine a centrocampo, permettendo a Bianco e allo stesso Scavone di tirare un attimo il fiato. Il resto lo fa Antenucci, bravo ad accarezzare la palla di testa per convertire in rete una pennellata di Berra, altra piacevole sorpresa dell'era Vivarini.
Nella prova dell'attaccante molisano, in coppia con un Simeri sempre più generoso, c'è lo specchio di questo nuovo Bari: si vede quando conta di più, con concretezza e senza troppi fronzoli. Uno schema che non è esattamente nel Dna di Vivarini, che dalla sua però ha dimostrato un'elasticità mentale tale da permettergli di badare al sodo quando serve e nel frattempo dare alla squadra concetti nuovi su cui lavorare gradatamente. Convince ancora poco, invece, Terrani, spreca la possibilità del 3-0 provando a far tutto da solo invece di servire Antenucci, così come la scelta (ieri dettata dai cambi forzati causa energie finite) di tenere costantemente in panchina Floriano. Il talento ex Foggia nel 3-5-2 non trova spazio, e lo stesso Vivarini ha detto di averlo rassicurato per il futuro studiando un passaggio al 4-3-1-2; per il momento, però, il bomber dell'annata in serie D resta in naftalina.
Quel che conta è, però, questa nuova versione cinica e calcolatrice del Bari. Sarà quella definitiva in questo girone d'andata? Sarà una delle tante soluzioni a disposizione del mister per adattarsi ai contesti? Difficile stabilirlo con certezza. Domenica prossima a Catania, contro i rossazzurri tornati nelle mani di Lucarelli, sarà un altro banco di prova estremamente interessante.
Eppure non è stato il solito Bari, quello "cannibale" visto nelle vittorie contro Cavese e Ternana. Mister e squadra fanno vedere uno spartito diverso, fatto di cinismo e scientifico calcolo per mandare al tappeto una squadra quotata come il Catanzaro, ma scossa dal cambio in panchina due giorni prima della partita. Il Bari cambia pelle e porta a casa un risultato pesantissimo (il sesto utile consecutivo) per il morale e la classifica, ritrovando un po' di quelle antiche certezze e scoprendone di nuove.
Nota positiva numero uno: Awua (cresciuto anche tatticamente) è un calciatore che difficilmente si potrà tenere fuori dall'undici titolare. Il giovane centrocampista nigeriano si ritaglia uno spazio per l'infortunio di Hamlili (ne avrà almeno per le prossime due/tre partite) e dimostra che la fiducia accordatagli dal tecnico non è stata mal riposta. Passano appena 11' di orologio e il baby-boom biancorosso mette la firma sul tabellino dei marcatori concludendo con un piattone destro il triangolo con Simeri al limite dell'area. Come ha sottolineato lo stesso Vivarini in sala stampa, in quel goal c'è l'essenza del concetto di calcio che il tecnico abruzzese sta cercando di inculcare alla squadra: pressing altissimo e ripartenza nel breve per andare a far male alla difesa avversaria, incapace di reggere la forza d'urto dei biancorossi e le tante soluzioni offensive a disposizione di Vivarini.
Goal nelle primissime battute di gioco che ha sì messo subito le cose in discesa per il Bari, ma ha di contro lasciato che la squadra, forte del vantaggio, si schiacciasse troppo a ridosso della propria area, lasciando l'iniziativa a un avversario come il Catanzaro bravissimo nel fraseggio palla-a-terra. Un'occasione sì per far "arrabbiare" un offensivista sarriano come Vivarini, ma anche per riscoprire quella solidità difensiva che la terza linea aveva di punto in bianco smarrito ad Avellino. Il 3-4-3 dei calabresi produce molto gioco nelle zone centrali del campo ma quasi mai arriva a liberare gli esterni (Nicastro e Kouame, due che hanno qualità per essere pericolosi) per il dribbling o il cross. Merito a un'intera fase difensiva brava a fare l'elastico, compattandosi e allargandosi a seconda delle fasi di gioco e dei movimenti dell'avversario.
Intelligente anche la mossa del mister nella ripresa prima di abbassare Scavone (sostituito nel finale per una condizione fisica ancora precaria) più sulla linea di Bianco per liberare spazi in verticale a Costa, Berra e Awua, poi a inserire Schiavone e controbattere al Catanzaro con un uomo d'ordine a centrocampo, permettendo a Bianco e allo stesso Scavone di tirare un attimo il fiato. Il resto lo fa Antenucci, bravo ad accarezzare la palla di testa per convertire in rete una pennellata di Berra, altra piacevole sorpresa dell'era Vivarini.
Nella prova dell'attaccante molisano, in coppia con un Simeri sempre più generoso, c'è lo specchio di questo nuovo Bari: si vede quando conta di più, con concretezza e senza troppi fronzoli. Uno schema che non è esattamente nel Dna di Vivarini, che dalla sua però ha dimostrato un'elasticità mentale tale da permettergli di badare al sodo quando serve e nel frattempo dare alla squadra concetti nuovi su cui lavorare gradatamente. Convince ancora poco, invece, Terrani, spreca la possibilità del 3-0 provando a far tutto da solo invece di servire Antenucci, così come la scelta (ieri dettata dai cambi forzati causa energie finite) di tenere costantemente in panchina Floriano. Il talento ex Foggia nel 3-5-2 non trova spazio, e lo stesso Vivarini ha detto di averlo rassicurato per il futuro studiando un passaggio al 4-3-1-2; per il momento, però, il bomber dell'annata in serie D resta in naftalina.
Quel che conta è, però, questa nuova versione cinica e calcolatrice del Bari. Sarà quella definitiva in questo girone d'andata? Sarà una delle tante soluzioni a disposizione del mister per adattarsi ai contesti? Difficile stabilirlo con certezza. Domenica prossima a Catania, contro i rossazzurri tornati nelle mani di Lucarelli, sarà un altro banco di prova estremamente interessante.