Cinismo è sinonimo di vittoria. Bari, la sosta per trovare continuità
I galletti a Salerno ritrovano successo, concretezza e solidità. Ora è il momento di cambiare marcia
lunedì 11 novembre 2024
La splendida cornice del gemellaggio, la festa e l'entusiasmo, per ritrovare la vittoria. Proprio all'Arechi, sul campo degli storici amici della Salernitana, il Bari riallaccia le fila di un discorso lasciato a metà a settembre, e interrotto da una serie di pareggi accompagnati da poche gioie e troppi rimpianti. Lo 0-2, targato Lasagna e Novakovich, con cui i galletti regolano la Salernitana e volano nel cuore della zona playoff, è il toccasana che serviva per iniziare a dare un senso a una stagione che, invece, sembrava non averne.
Sorprendono, stavolta favorevolmente, le modalità di una vittoria tanto cercata, e vista sfuggire in più occasioni. Mister Longo è stato chiaro: se la scelta è tra l'idea e i tre punti, allora (almeno in questa fase) è l'idea che deve piegarsi. Sì, perché fino a ora abbiamo elogiato (spesso, non sempre) il Bari del gioco arioso, delle belle trame, ma che non riusciva a concretizzare. A Salerno, invece, si è visto un altro Bari, diverso: non un gioco spumeggiante, ma una concretezza e un cinismo che sembravano non appartenere al collettivo di Longo. Tre tiri in porta e due goal nel primo tempo, frutto di azioni semplici ma tremendamente efficaci. Proprio di quella efficacia che era stata il punto debole della squadra biancorossa in avvio di stagione, e che è stata trovata nel pomeriggio di Salerno per mettere il sigillo su una vittoria tanto importante quanto difficile da pronosticare.
Già, perché sullo 0-2 alla fine del primo tempo a molti saranno tornate in mente le scene di Bari-Reggiana, una vittoria che sembrava nel congelatore e che - invece - alla fine si tramutata nell'ennesimo pareggio. Ma, come ha ammesso lo stesso Longo, il Bari nella ripresa è stato bravissimo a stringere i denti e a tenere la barra dritta, davanti alla squadra di Martusciello che, trascinata da un Verde ispirato, e poi con gli ingressi dei Simi e Braaf, oltre a quelli di Ghiglione e Bronn, si ridisegna in maniera più offensiva e cinge d'assedio la porta di Radunovic. Proprio il portiere biancorosso tiene a galla il Bari già nella prima frazione, con una parata super su Verde, e poi si ripete nella ripresa sul bolide di Braaf e in tante altre occasioni, lì dove una difesa stoica, comandata dalla versione migliore di Simic (chiamato a sostituire Vicari all'ultimo), non può arrivare.
Insomma, due goal realizzati prima sull'asse Oliveri-Lasagna e poi su quella Dorval-Novakovich, e poi resistenza strenua a oltranza. Uno schema semplice, ma terribilmente efficace. E adesso c'è la sosta, un momento utilissimo per godersi la vista di una classifica che finalmente assume contorni più sensati, ma soprattutto per trovare quel giusto compromesso tra l'esigenza di raccogliere punti, e l'ambizione di farlo sempre portando avanti una certa mentalità e una proposta di gioco che sia identitaria. Ora tocca a Longo provare a dare una svolta, in vista della full immersion da qui alla fine del girone d'andata.
Sorprendono, stavolta favorevolmente, le modalità di una vittoria tanto cercata, e vista sfuggire in più occasioni. Mister Longo è stato chiaro: se la scelta è tra l'idea e i tre punti, allora (almeno in questa fase) è l'idea che deve piegarsi. Sì, perché fino a ora abbiamo elogiato (spesso, non sempre) il Bari del gioco arioso, delle belle trame, ma che non riusciva a concretizzare. A Salerno, invece, si è visto un altro Bari, diverso: non un gioco spumeggiante, ma una concretezza e un cinismo che sembravano non appartenere al collettivo di Longo. Tre tiri in porta e due goal nel primo tempo, frutto di azioni semplici ma tremendamente efficaci. Proprio di quella efficacia che era stata il punto debole della squadra biancorossa in avvio di stagione, e che è stata trovata nel pomeriggio di Salerno per mettere il sigillo su una vittoria tanto importante quanto difficile da pronosticare.
Già, perché sullo 0-2 alla fine del primo tempo a molti saranno tornate in mente le scene di Bari-Reggiana, una vittoria che sembrava nel congelatore e che - invece - alla fine si tramutata nell'ennesimo pareggio. Ma, come ha ammesso lo stesso Longo, il Bari nella ripresa è stato bravissimo a stringere i denti e a tenere la barra dritta, davanti alla squadra di Martusciello che, trascinata da un Verde ispirato, e poi con gli ingressi dei Simi e Braaf, oltre a quelli di Ghiglione e Bronn, si ridisegna in maniera più offensiva e cinge d'assedio la porta di Radunovic. Proprio il portiere biancorosso tiene a galla il Bari già nella prima frazione, con una parata super su Verde, e poi si ripete nella ripresa sul bolide di Braaf e in tante altre occasioni, lì dove una difesa stoica, comandata dalla versione migliore di Simic (chiamato a sostituire Vicari all'ultimo), non può arrivare.
Insomma, due goal realizzati prima sull'asse Oliveri-Lasagna e poi su quella Dorval-Novakovich, e poi resistenza strenua a oltranza. Uno schema semplice, ma terribilmente efficace. E adesso c'è la sosta, un momento utilissimo per godersi la vista di una classifica che finalmente assume contorni più sensati, ma soprattutto per trovare quel giusto compromesso tra l'esigenza di raccogliere punti, e l'ambizione di farlo sempre portando avanti una certa mentalità e una proposta di gioco che sia identitaria. Ora tocca a Longo provare a dare una svolta, in vista della full immersion da qui alla fine del girone d'andata.