Esposito: «A Bari con grande voglia per infiammare una tifoseria spettacolare»
L'attaccante biancorosso in conferenza stampa dribbla le critiche del passato e punta al riscatto sul campo
martedì 14 febbraio 2023
13.57
Prima parole da attaccante del Bari per Sebastiano Esposito, grande talento del calcio italiano, con un passato in Champions League.
In conferenza stampa, il centravanti ha voluto raccontare la sua decisione di rilevare la squadra dove si è formato insieme a suo fratello: «Sono riconoscente alla mia famiglia, ci hanno insegnato il valore della riconoscenza. A noi è stata concessa una opportunità, io avevo 8 anni e mio fratello 10 quando ci siamo trasferiti a Brescia, e questo ha dato una prospettiva diversa di vita alla mia famiglia».
Ed il ricordo va a Roberto Clerici, fondatore della Voluntas, dove si sono formati talenti come Pirlo e, per ultimo, Scalvini. «Erano in difficoltà economiche - ha spiegato Esposito - e mio padre, grande persona, ha avuto occasione di entrare in società. Appena possiamo, quindi, siamo in campo coi bambini a cui vogliamo dare le stesse opportunità che abbiamo avuto noi».
Quanto ai suoi esordi e alle non brillanti esperienze a Ferrara, Venezia e Bruxelles con l'Anderlecht, Esposito ha idee chiare: «Non so cosa mi sia mancato, ma qualcosa mi è mancato, perché se no dall'Inter non sarei andato in prestito. Sono qua per infiammare una piazza con una grande storia e tifosi spettacolari. Ho tanta fame, ho una voglia pazza di far bene».
I retroscena del suo arrivo a Bari sono presto svelati: «Sono stato infortunato a metà novembre, facendo cure a Brescia. Ho sentito poco il mio procuratore. Sono venuto a Bari la settimana prima della firma, parlando chiaramente col direttore, che con me è stato diretto. Ha visto i miei occhi e la voglia matta di far bene e non c'è stato bisogno di altro. Ora sono felice di essere qui».
«Penso solo a far bene adesso - ha spiegato a chi gli chiedeva delle prospettive di riscatto a giugno - . Nel calcio va tutto velocemente, per me è troppo presto parlare di rinnovo prestito o riscatto. Non vivo di ricordi, ma di presente. C'è questa voglia di far bene e poi si vedrà, anche perché sono sereno. Sono l'ultimo che conta in una eventuale trattativa. Bari è stata scelta perché è piazza importante, non ci sono affatto state tante squadre a cercarmi e quindi ho apprezzato l'interessamento della società. Ripeto, voglio far dire a qualcuno che probabilmente si è sbagliato sul mio conto».
Sulla sua posizione in campo, Sebastiano Esposito non ha dubbi: «Io preferisco giocare, il resto lo fa il mister. In qualsiasi ruolo mi schieri, io gioco. Non mi piace parlare di me, ma posso dire che amo toccare la palla e fare anche la fase difensiva».
«Polito e Mignani - ha quindi continuato l'attaccante - penso possano aiutarmi nella mia crescita. Quando scegli di andare in un posto, studi anche chi è allenatore e direttore, perché possono aiutarti a migliorare. Il direttore mi ha dato certezze a livello morale, non cercavo di certo rassicurazioni sulle presenze. Quando si intavola una trattativa, soprattutto a gennaio, se si incastrano questi aspetto è perfetto».
Esposito ha quindi confermato di non aver sentito Antonio Conte, l'uomo che lo ha lanciato nel grande calcio, ma si dice sicuro che gli avrebbe detto "al mille per mille" di accettare Bari.
«All'estero si guarda di meno alla carta di identità - ha sottolineato sollecitato da una domanda -. In Italia non è così ed è un dato di fatto. All'Anderlecht c'erano in campo classe 2005 o 2006, sfido chiunque a trovarne in Italia. Quanto all'azzurro, posso dire che qualsiasi giocatore, di qualsiasi nazionalità, sogna la maglia della nazionale. Oggi penso a Bari e voglio riconquistare l'under 21 ed andare all'Europeo a giugno».
Per Esposito, che ha scherzato sul «cross sbagliato di Pucino» che ha originato il rigore contro il Cosenza, i quattro attaccanti in questo momento arruolabili da Mignani possono tranquillamente giocare insieme perché hanno caratteristiche differenti.
Infine un punto fermo sulla sua presunta "testa calda": «Quando vedo alcuni giornalisti che si divertono a parlare della mia testa, mi dà fastidio. Sono giovane, ho certamente sbagliato, ho da lavorare, non sono un genio, però penso di avere una personalità forte che a qualcuno non è piaciuta nelle mie esperienze passate. Come dice il direttore, mi hanno affibbiato un'etichetta non vera che soprattutto non corrisponde al vero. Il mio primo pensiero ora è andare in campo e dare il 100% per far ricredere tanti».
In conferenza stampa, il centravanti ha voluto raccontare la sua decisione di rilevare la squadra dove si è formato insieme a suo fratello: «Sono riconoscente alla mia famiglia, ci hanno insegnato il valore della riconoscenza. A noi è stata concessa una opportunità, io avevo 8 anni e mio fratello 10 quando ci siamo trasferiti a Brescia, e questo ha dato una prospettiva diversa di vita alla mia famiglia».
Ed il ricordo va a Roberto Clerici, fondatore della Voluntas, dove si sono formati talenti come Pirlo e, per ultimo, Scalvini. «Erano in difficoltà economiche - ha spiegato Esposito - e mio padre, grande persona, ha avuto occasione di entrare in società. Appena possiamo, quindi, siamo in campo coi bambini a cui vogliamo dare le stesse opportunità che abbiamo avuto noi».
Quanto ai suoi esordi e alle non brillanti esperienze a Ferrara, Venezia e Bruxelles con l'Anderlecht, Esposito ha idee chiare: «Non so cosa mi sia mancato, ma qualcosa mi è mancato, perché se no dall'Inter non sarei andato in prestito. Sono qua per infiammare una piazza con una grande storia e tifosi spettacolari. Ho tanta fame, ho una voglia pazza di far bene».
I retroscena del suo arrivo a Bari sono presto svelati: «Sono stato infortunato a metà novembre, facendo cure a Brescia. Ho sentito poco il mio procuratore. Sono venuto a Bari la settimana prima della firma, parlando chiaramente col direttore, che con me è stato diretto. Ha visto i miei occhi e la voglia matta di far bene e non c'è stato bisogno di altro. Ora sono felice di essere qui».
«Penso solo a far bene adesso - ha spiegato a chi gli chiedeva delle prospettive di riscatto a giugno - . Nel calcio va tutto velocemente, per me è troppo presto parlare di rinnovo prestito o riscatto. Non vivo di ricordi, ma di presente. C'è questa voglia di far bene e poi si vedrà, anche perché sono sereno. Sono l'ultimo che conta in una eventuale trattativa. Bari è stata scelta perché è piazza importante, non ci sono affatto state tante squadre a cercarmi e quindi ho apprezzato l'interessamento della società. Ripeto, voglio far dire a qualcuno che probabilmente si è sbagliato sul mio conto».
Sulla sua posizione in campo, Sebastiano Esposito non ha dubbi: «Io preferisco giocare, il resto lo fa il mister. In qualsiasi ruolo mi schieri, io gioco. Non mi piace parlare di me, ma posso dire che amo toccare la palla e fare anche la fase difensiva».
«Polito e Mignani - ha quindi continuato l'attaccante - penso possano aiutarmi nella mia crescita. Quando scegli di andare in un posto, studi anche chi è allenatore e direttore, perché possono aiutarti a migliorare. Il direttore mi ha dato certezze a livello morale, non cercavo di certo rassicurazioni sulle presenze. Quando si intavola una trattativa, soprattutto a gennaio, se si incastrano questi aspetto è perfetto».
Esposito ha quindi confermato di non aver sentito Antonio Conte, l'uomo che lo ha lanciato nel grande calcio, ma si dice sicuro che gli avrebbe detto "al mille per mille" di accettare Bari.
«All'estero si guarda di meno alla carta di identità - ha sottolineato sollecitato da una domanda -. In Italia non è così ed è un dato di fatto. All'Anderlecht c'erano in campo classe 2005 o 2006, sfido chiunque a trovarne in Italia. Quanto all'azzurro, posso dire che qualsiasi giocatore, di qualsiasi nazionalità, sogna la maglia della nazionale. Oggi penso a Bari e voglio riconquistare l'under 21 ed andare all'Europeo a giugno».
Per Esposito, che ha scherzato sul «cross sbagliato di Pucino» che ha originato il rigore contro il Cosenza, i quattro attaccanti in questo momento arruolabili da Mignani possono tranquillamente giocare insieme perché hanno caratteristiche differenti.
Infine un punto fermo sulla sua presunta "testa calda": «Quando vedo alcuni giornalisti che si divertono a parlare della mia testa, mi dà fastidio. Sono giovane, ho certamente sbagliato, ho da lavorare, non sono un genio, però penso di avere una personalità forte che a qualcuno non è piaciuta nelle mie esperienze passate. Come dice il direttore, mi hanno affibbiato un'etichetta non vera che soprattutto non corrisponde al vero. Il mio primo pensiero ora è andare in campo e dare il 100% per far ricredere tanti».