FC Bari, è fallimento. La fine di una lenta agonia
Dal sogno Serie A al baratro: tutte le tappe della più grande delusione per il calcio barese
lunedì 16 luglio 2018
19.10
Sembrava una chimera, che lentamente ma inesorabilmente si è trasformata in realtà: il Bari Calcio non esiste più tra le società professionistiche. Manca ancora l'ufficialità, ma con i termini per la ricapitalizzazione scaduti alle 19 ormai non c'è più nulla da fare per il club biancorosso, che fallisce dopo 110 anni di storia, con l'attuale società ormai messa in liquidazione. Se ci sarà una società pronta a rilevare il club, si ripartirà dalla Serie D.
Il secondo fallimento in quattro anni è stato fatale al club biancorosso, che dopo il salvataggio del 2014 ha cambiato due proprietà prima di finire la sua corsa con la più cocente delusione nella storia di una piazza già abituata ai bocconi amari.
Termina così l'agonia durata più di due mesi. L'inizio della fine porta data 3 maggio, quando arriva il primo deferimento per il mancato pagamento delle ritenute Irpef, cui fa seguito un secondo in data 11 maggio per aver impedito il controllo della Covisoc. Da lì, come una pallina posta su un piano inclinato, la situazione precipita. Il Bari sul campo conquista il sesto posto, ma il tribunale federale (dopo il rinvio del pronunciamento e lo slittamento dei playoff) toglie due punti a Grosso e i suoi, costringendo i biancorossi a giocare il preliminare playoff in casa del Cittadella, che con il 2-2 del 3 giugno passa in semifinale, interrompendo il sogno Serie A del Galletto.
Chiuso l'aspetto sportivo nel peggiore dei modi, si apre il cataclisma societario, tra spiragli, smentite, dietrofront e una comunicazione pressoché assente. Il 5 giugno il presidente Giancaspro rinvia l'assemblea dei soci, prima di ricevere l'8 giugno la visita della Guardia di finanza al San Nicola. Il giorno dopo la procura di Bari inizia un'indagine per ostacolo alla vigilanza che già lascia intravedere scenari inquietanti.
L'assemblea dei soci il 15 giugno stabilisce che entro le 23.59 del 6 luglio debba essere effettuato l'aumento di capitale, anticipato il 26 giugno dal pagamento delle delle ultime mensilità relative alla stagione '17/'18. Nel frattempo, il ,18 giugno arriva la rescissione del contratto di Fabio Grosso, dopo la quale iniziano a circolare i primi nomi per la panchina della stagione successiva: da Baroni a Zironelli, cui viene affidato l'incarico di portare la squadra in ritiro (13 luglio) con la società ormai sull'orlo del precipizio.
Si arriva così a luglio, nei giorni decisivi per il futuro del club. Trascorsa nel più totale silenzio la data del 6 luglio, il giorno dopo appare sul sito ufficiale del Bari un comunicato con cui si annuncia il sì alla ricapitalizzazione, rimandando il tutto al lunedì dopo in CdA. Una seduta a oltranza stabilisce in data 11 luglio l'apertura a soggetti terzi rispetto a Giancaspro e Paparesta, che il giorno prima si era chiamato fuori dalla corsa.
Iniziano il 12 luglio le ore più febbrili della storia del Bari calcio: prima che Giancaspro annunci di voler ricevere i soldi direttamente nelle sue mani, cominciano a circolare i nomi di Nicola Brienza, Pasquale Bacco e soprattutto Andrea Radrizzani. Una pista che diventa sempre più calda fino a ieri, quando il sindaco Decaro - regista della trattativa - convoca Giancaspro in Comune per formalizzare la cessione alla cordata Radrizzani-Napoli del 70% delle quote societarie. Invito declinato da Giancaspro che, con un comunicato pubblicato a notte fonda rifiuta, dicendo di trovarsi a Roma per mettere in ordine le carte del club. Nel primo pomeriggio di oggi arrivano le dimissioni di Giancaspro da presidente del consiglio di amministrazione, ma nemmeno questa mossa chiesta da Radrizzani e Napoli serve a sbloccare la situazione. La trattativa salta poco dopo le 17; troppi i buchi visionati nel bilancio e troppo poco il tempo per valutare i pochi pro e i tanti contro.
È troppo tardi per ulteriori operazioni di salvataggio in extremis. Le ultime ore sono buone solo per far correre le prime ipotesi post-fallimento: la più accreditata è quella di Nicola Canonico, presidente del Bisceglie, che entrerebbe in società proprio con Ferdinando Napoli. Canonico trasferirebbe il titolo sportivo dal club nerazzurro al Bari, che così potrebbe ripartire dalla Serie C.
Per ora è solo fantascienza. Resta, invece, tangibile e concreta la più grande onta del calcio in biancorosso.
Il secondo fallimento in quattro anni è stato fatale al club biancorosso, che dopo il salvataggio del 2014 ha cambiato due proprietà prima di finire la sua corsa con la più cocente delusione nella storia di una piazza già abituata ai bocconi amari.
Termina così l'agonia durata più di due mesi. L'inizio della fine porta data 3 maggio, quando arriva il primo deferimento per il mancato pagamento delle ritenute Irpef, cui fa seguito un secondo in data 11 maggio per aver impedito il controllo della Covisoc. Da lì, come una pallina posta su un piano inclinato, la situazione precipita. Il Bari sul campo conquista il sesto posto, ma il tribunale federale (dopo il rinvio del pronunciamento e lo slittamento dei playoff) toglie due punti a Grosso e i suoi, costringendo i biancorossi a giocare il preliminare playoff in casa del Cittadella, che con il 2-2 del 3 giugno passa in semifinale, interrompendo il sogno Serie A del Galletto.
Chiuso l'aspetto sportivo nel peggiore dei modi, si apre il cataclisma societario, tra spiragli, smentite, dietrofront e una comunicazione pressoché assente. Il 5 giugno il presidente Giancaspro rinvia l'assemblea dei soci, prima di ricevere l'8 giugno la visita della Guardia di finanza al San Nicola. Il giorno dopo la procura di Bari inizia un'indagine per ostacolo alla vigilanza che già lascia intravedere scenari inquietanti.
L'assemblea dei soci il 15 giugno stabilisce che entro le 23.59 del 6 luglio debba essere effettuato l'aumento di capitale, anticipato il 26 giugno dal pagamento delle delle ultime mensilità relative alla stagione '17/'18. Nel frattempo, il ,18 giugno arriva la rescissione del contratto di Fabio Grosso, dopo la quale iniziano a circolare i primi nomi per la panchina della stagione successiva: da Baroni a Zironelli, cui viene affidato l'incarico di portare la squadra in ritiro (13 luglio) con la società ormai sull'orlo del precipizio.
Si arriva così a luglio, nei giorni decisivi per il futuro del club. Trascorsa nel più totale silenzio la data del 6 luglio, il giorno dopo appare sul sito ufficiale del Bari un comunicato con cui si annuncia il sì alla ricapitalizzazione, rimandando il tutto al lunedì dopo in CdA. Una seduta a oltranza stabilisce in data 11 luglio l'apertura a soggetti terzi rispetto a Giancaspro e Paparesta, che il giorno prima si era chiamato fuori dalla corsa.
Iniziano il 12 luglio le ore più febbrili della storia del Bari calcio: prima che Giancaspro annunci di voler ricevere i soldi direttamente nelle sue mani, cominciano a circolare i nomi di Nicola Brienza, Pasquale Bacco e soprattutto Andrea Radrizzani. Una pista che diventa sempre più calda fino a ieri, quando il sindaco Decaro - regista della trattativa - convoca Giancaspro in Comune per formalizzare la cessione alla cordata Radrizzani-Napoli del 70% delle quote societarie. Invito declinato da Giancaspro che, con un comunicato pubblicato a notte fonda rifiuta, dicendo di trovarsi a Roma per mettere in ordine le carte del club. Nel primo pomeriggio di oggi arrivano le dimissioni di Giancaspro da presidente del consiglio di amministrazione, ma nemmeno questa mossa chiesta da Radrizzani e Napoli serve a sbloccare la situazione. La trattativa salta poco dopo le 17; troppi i buchi visionati nel bilancio e troppo poco il tempo per valutare i pochi pro e i tanti contro.
È troppo tardi per ulteriori operazioni di salvataggio in extremis. Le ultime ore sono buone solo per far correre le prime ipotesi post-fallimento: la più accreditata è quella di Nicola Canonico, presidente del Bisceglie, che entrerebbe in società proprio con Ferdinando Napoli. Canonico trasferirebbe il titolo sportivo dal club nerazzurro al Bari, che così potrebbe ripartire dalla Serie C.
Per ora è solo fantascienza. Resta, invece, tangibile e concreta la più grande onta del calcio in biancorosso.