Fc Bari, una sconfitta salutare
A Empoli un KO per far emergere spirito e difetti della squadra di Grosso
lunedì 4 settembre 2017
10.21
Sembrava tutto oro quello che splendeva sotto il sole barese; il primo – durissimo – test esterno della stagione del Bari ha fortunatamente dimostrato che l'ascesa al paradiso calcistico è ancora troppo lunga per cedere ai facili entusiasmi.
A Empoli il Bari ha rimediato tre schiaffoni che hanno fatto destare squadra e ambiente dall'illusorio torpore di un pre-campionato sugli scudi e di un esordio sul velluto. Una sconfitta tutto sommato ampiamente pronosticabile, contro un'avversaria di grande forza e lignaggio, affrontata lontano dal San Nicola, dove il Bari ha uno storico problema strutturale. Eppure il 3-2 con cui il Bari esce dal Castellani di Empoli racconta una storia molto diversa rispetto a quelle lette e rilette la scorsa stagione (non ha senso andare ancor più a ritroso).
Il Bari dell'anno scorso, trovandosi sotto 2-0 dopo appena 11 giri di orologio, avrebbe finito per imbarcare acqua e goal da ogni parte (in molti si ricorderanno il 4-0 di Trapani, contro una squadra ben inferiore tecnicamente all'Empoli di Vivarini). Il primo Bari di Grosso versione trasferta è riuscito a rimanere mentalmente aggrappato alla partita, rispondendo con confusione e non senza una discreta dose di coraggio a ogni rete toscana, favorita da una difesa allegra e da un centrocampo troppo scoperto e superficiale (Marrone e Salzano molto leggeri in appoggio e svagati in copertura).
Caputo (doppietta e assist) e Donnarumma (un goal e due assist) hanno scherzato con i macchinosi Tonucci e Capradossi, e anche l'attacco non ha dato segni di particolare forma: le reti biancorosse portano la firma di uno scatenato Tello e del volenteroso D'Elia, premiato per una partita di sostanza e buona qualità sulla sinistra. Nené (assist per Tello a parte) è sembrato lento e fuori condizione, Brienza ci ha provato ma troppo spesso ha finito per portare la croce da solo e anche a Improta è mancato quello spunto in più per coronare una prestazione sufficiente e nulla più.
Una prestazione piena di difetti, quindi, ma dalla quale sono comunque emersi valori importanti che Grosso sapeva di avere. Nel post il tecnico ha parlato di obiettivo raggiunto in relazione all'atteggiamento volitivo della squadra; la reazione a un avvio imbarazzante che ha ridestato antichi timori è stata disordinata, di pancia più che di testa, ma c'è stata ed è già qualcosa. Paradossalmente, alla seconda di campionato il risultato contava molto meno della prestazione, e a voler vedere il bicchiere mezzo pieno si può affermare che una sconfitta di questa portata ha fatto emergere tutte le situazioni critiche, con un campionato intero davanti per correggerle (Marrone in difesa, per esempio, è un esperimento che varrebbe la pena provare), ma anche dei punti di forza da cui bisogna ripartire.
Ritiri e allenamenti servono per trovare la forma, scambiarsi idee e conoscersi calcisticamente, ma solo le partite vere, quelle da tre punti, possono cementare un gruppo; e le sconfitte spesso sono molto più terapeutiche e didascaliche delle vittorie. La sconfitta taumaturgica è arrivata; toccherà ai fatti dimostrare quanto sarà stata salutare.
A Empoli il Bari ha rimediato tre schiaffoni che hanno fatto destare squadra e ambiente dall'illusorio torpore di un pre-campionato sugli scudi e di un esordio sul velluto. Una sconfitta tutto sommato ampiamente pronosticabile, contro un'avversaria di grande forza e lignaggio, affrontata lontano dal San Nicola, dove il Bari ha uno storico problema strutturale. Eppure il 3-2 con cui il Bari esce dal Castellani di Empoli racconta una storia molto diversa rispetto a quelle lette e rilette la scorsa stagione (non ha senso andare ancor più a ritroso).
Il Bari dell'anno scorso, trovandosi sotto 2-0 dopo appena 11 giri di orologio, avrebbe finito per imbarcare acqua e goal da ogni parte (in molti si ricorderanno il 4-0 di Trapani, contro una squadra ben inferiore tecnicamente all'Empoli di Vivarini). Il primo Bari di Grosso versione trasferta è riuscito a rimanere mentalmente aggrappato alla partita, rispondendo con confusione e non senza una discreta dose di coraggio a ogni rete toscana, favorita da una difesa allegra e da un centrocampo troppo scoperto e superficiale (Marrone e Salzano molto leggeri in appoggio e svagati in copertura).
Caputo (doppietta e assist) e Donnarumma (un goal e due assist) hanno scherzato con i macchinosi Tonucci e Capradossi, e anche l'attacco non ha dato segni di particolare forma: le reti biancorosse portano la firma di uno scatenato Tello e del volenteroso D'Elia, premiato per una partita di sostanza e buona qualità sulla sinistra. Nené (assist per Tello a parte) è sembrato lento e fuori condizione, Brienza ci ha provato ma troppo spesso ha finito per portare la croce da solo e anche a Improta è mancato quello spunto in più per coronare una prestazione sufficiente e nulla più.
Una prestazione piena di difetti, quindi, ma dalla quale sono comunque emersi valori importanti che Grosso sapeva di avere. Nel post il tecnico ha parlato di obiettivo raggiunto in relazione all'atteggiamento volitivo della squadra; la reazione a un avvio imbarazzante che ha ridestato antichi timori è stata disordinata, di pancia più che di testa, ma c'è stata ed è già qualcosa. Paradossalmente, alla seconda di campionato il risultato contava molto meno della prestazione, e a voler vedere il bicchiere mezzo pieno si può affermare che una sconfitta di questa portata ha fatto emergere tutte le situazioni critiche, con un campionato intero davanti per correggerle (Marrone in difesa, per esempio, è un esperimento che varrebbe la pena provare), ma anche dei punti di forza da cui bisogna ripartire.
Ritiri e allenamenti servono per trovare la forma, scambiarsi idee e conoscersi calcisticamente, ma solo le partite vere, quelle da tre punti, possono cementare un gruppo; e le sconfitte spesso sono molto più terapeutiche e didascaliche delle vittorie. La sconfitta taumaturgica è arrivata; toccherà ai fatti dimostrare quanto sarà stata salutare.