Frosinone-Bari, analisi di una sconfitta che fa sorridere

I tre motivi per credere in Grosso e nel suo Bari

domenica 17 settembre 2017 12.46
A cura di Riccardo Resta
In condizioni normali, dopo tre sconfitte consecutive negli ambienti che circondano una qualsiasi squadra di calcio italiana si inizierebbe a parlare di crisi e di esonerare l'allenatore. Ma a Bari le condizioni normali non sono mai esistite, e la piazza biancorossa si differenzia dalle altre anche nel momento di difficoltà, certificato dal 3-2 patito dal Frosinone sul neutro di Avellino.

Ovviamente in città ha già iniziato a rumoreggiare quella nutrita minoranza che vorrebbe la testa di Grosso, ma semplicemente perché anche qui non possiamo farci mancare una sana dose di conformismo. Zero punti in tre partite, dicevamo. Tre partite molto diverse tra loro ma in qualche modo simili. Che piaccia o no ai contestatori a ogni costo, sono state tre sconfitte onorevoli; non che dall'onore si ricavino punti, sia chiaro, ma è il primo mattoncino su cui costruire la casa dell'avvenire. Grosso ha dato alla squadra identità di gioco e spessore morale, lì dove negli scorsi anni avevano fallito allenatori più esperti e certamente più sponsorizzati di lui.

Il momento di compiere il famoso salto di qualità si avvicina, perché ahinoi di sconfitte onorevoli non si vive e per ambire a un qualsiasi obiettivo servono risultati e punti, ma rispetto agli altri campionati la B ha dei pregi indiscutibili (insieme a tanti difetti): un torneo così lungo lascia un po' più di margine alle squadre per crescere e trovare i giusti equilibri, e permette anche a una squadra reduce da tre sconfitte di fila di rimanere attaccata al gruppone di medio-alta classifica. I risultati sono figli tanto del lavoro sul campo quanto della pazienza: se c'è un momento in cui val la pena avere pazienza è questo.

Umiltà e Furore

Premessa doverosa: quante squadre provenienti da due sconfitte consecutive e trovatesi sotto 1-0 dopo 5' a causa del più comico degli autogoal avrebbero gettato la spugna? Tantissime, forse la maggior parte delle squadre di calcio del mondo. E tra queste avremmo trovato senza dubbio il Bari degli scorsi anni, pronto a squagliarsi come un ghiacciolo all'Equatore alla prima occasione. Il Bari di Grosso, invece, finora ha dimostrato di avere delle indubbie qualità morali, come aveva preteso l'allenatore prima della partita. Tranne che contro il Cesena alla prima di campionato, i biancorossi sono sempre andati sotto nel punteggio, riuscendo alle volte a rimontare (contro Parma e Cremonese in Coppa Italia), altre volte riuscendo solo a portare a casa una sconfitta onorevole come quella subita dal Frosinone, in cui il Bari era riuscito addirittura a ribaltare il risultato dopo la "cassanata" di Cassani al 5'.

Un dato che magari vorrà dire poco, ma comunque serve a capire che qualcosa è cambiato nella mente di una squadra in passato rimasta vittima di una piazza vorticosa. Grosso aveva chiesto alla squadra umiltà e furore, due sostantivi che spiegano meglio di altre mille parole il Bari uscito con un pugno di mosche dal Partenio: Brienza e compagni sono venuti via da una spirale pericolosa innescata dall'autorete di Cassani con la pazienza delle squadre operaie e con la qualità e la rabbia agonistica di chi sa di appartenere a quartieri più nobili della classifica. Analizzando i cinque goal di ieri singolarmente si capisce che il Bari ha fatto e disfatto a suo piacimento per tutta la partita, regalandone tre al Frosinone e segnandone due con azioni di pregevolissima fattura. Il volto di questo Bari gagliardo e mai domo è, paradossalmente, proprio Cassani: l'anno scorso lo abbiamo visto offrire continue prestazioni al limite dell'imbarazzante, mentre ieri dopo aver combinato la frittata ha ritrovato concentrazione ispirando l'azione dell'1-1 firmato Improta. Un utile termometro per giudicare le qualità di psicologo di Grosso, punito da una partita troppo episodica per poter essere vincolante nei giudizi.

Difesa

In questa partita di paradossi, il più grande è esaltare le prestazioni difensive dopo aver preso tre goal (pur tenendo a mente che sono stati altrettanti regali al Frosinone). Al netto degli errori di Micai, che non si più in nessun modo criticare per una giornata storta dopo tante parate decisive, la difesa ha tenuto molto bene l'urto di uno degli attacchi più temibili del campionato. L'esordiente coppia Gyomber-Marrone ha retto tutto sommato senza troppi affanni la verve della super coppia Ciofani-Ciano e, cosa ancor più importante, ha garantito una maggiore qualità rispetto ad altre coppie centrali nel far ripartire l'azione dalle retrovie. Un elemento fondamentale nel gioco di Grosso, che non butta mai via la palla anche a costo di perderla (ne sa qualcosa Basha in occasione della terza rete ciociara). Eliminare al 100% gli errori individuali è impossibile; l'allenatore può lavorarci ma un minimo fattore di rischio ci sarà sempre. Questo assetto, però, ha fatto infuso una dose di sicurezza semi inedita in questo inizio di stagione; non basta una partita per emettere giudizi definitivi, ma forse siamo vicini a capire quale sarà il tanto agognato schieramento titolare.

Panchina Lunga

A Grosso non piace sentir parlare di alternative o seconde linee, e fa bene. Quando il tuo turnover prevede di impiegare gente come Floro Flores, Brienza, Busellato e tenere fuori Salzano, Fiamozzi, Capradossi, Tonucci e compagnia non si può che parlare di una scelta ampia e non di rincalzi. Quello della profondità della rosa è un aspetto che spesso si tende a non rimarcare parlando del Bari, ma in un campionato terribilmente lungo ed estenuante come la B rischia di essere determinante.

A questa squadra manca ancora Galano, che finora è stato sostituito alla grande da Brienza, che magari non avrà più nelle gambe 90' ad alto ritmo, ma almeno un'ora di qualità superiore la garantisce sempre e non fa rimpiangere il "Robben della Capitanata", che rimane senza dubbio l'elemento più decisivo della rosa.

Stesso dicasi per Cissé, che ieri ha toccato un solo pallone e ha rischiato di segnare il goal della domenica (ottimo Bardi), e Iocolano, arrivati da poco ma già calatisi con umiltà nella parte di chi deve dare una mano alla squadra. Discorso a parte va fatto per Improta, arrivato in quattro gare a totalizzare un bottino di goal superiore a quello dell'intera stagione passata. Il suo è il volto umile e determinato di questo primo Bari targato Grosso, tanto da esser stato l'unico finora a rimanere fuori dalle rotazioni del mister.

Grosso dovrà essere bravo a far sentire tutti i suoi effettivi coinvolti nel progetto suo e del Bari; ci sarà bisogno dell'apporto di tutti per arrivare infondo a una stagione cui si chiede di finire meglio di come sia iniziata.