Identità e ampie soluzioni, il “piano Mignani” funziona: il Bari è già squadra
La vittoria di Messina conferma la bontà del lavoro svolto dal tecnico. Con Monopoli sarà derby-verità
giovedì 30 settembre 2021
15.19
Vincere e convincere. E farlo con una qualità, ma anche con sacrificio, intelligenza, forza e - perché no? - con un po' di sofferenza. Il Bari torna al successo, e la vittoria di Messina è una significativa prova di forza dei ragazzi comandati da mister Mignani, architetto in una squadra che inizia a funzionare in tutte le sue parti.
Sì, perché il Bari gira bene, e non era affatto scontato che fosse così dopo appena sei giornate; la vittoria 0-2 contro il Messina è il certificato di qualità sul lavoro fatto dal tecnico in queste prime settimane alla guida dei biancorossi. Che la rosa fosse forte e di livello lo si era capito già dalla chiusura del mercato, quando Polito aveva chiuso le operazioni più succulente. Ma non era facile per il mister rimettere in sesto fisicamente una squadra abbastanza in là con l'età media, dopo un ritiro funestato dal Covid e dopo la necessaria rivoluzione estiva.
E, invece, il "piano Mignani" sembra funzionare: il mister ha già creato una squadra, un gruppo con solidità e identità di gioco votato a proporre, oltre che con indiscutibili valori tecnici. L'allenatore sta riuscendo a trasformare la concorrenza interna fra i singoli interpreti nel carburante per mettere in moto una macchina con mentalità da grande. A partire da un paio di indiscutibili certezze: Terranova dietro è il vallo di Adriano con le gambe, e la coppia gigantesca D'Errico-Botta anche a Messina conferma di avere troppo più calcio rispetto a tutti gli avversari della C. L'azione dello 0-1 è una delizia troppo fuori categoria.
Tutto intorno, invece, ruota un planisfero di soluzioni talmente ampio da non poter - in questo momento - nettamente separare titolari e riserve. Il turn over di Messina ci restituisce Pucino e Mazzotta che lentamente si stanno portando al già buon livello di Belli e Ricci, fa riscoprire una risorsa preziosa come Celiento, conferma Maita jolly di centrocampo imprescindibile (bene anche da regista, non era semplice senza Bianco e Di Gennaro) e Mallamo soluzione buona per tutti gli usi. La coppia Simeri-Cheddira è "strana" ma interessante: grande movimento, sacrificio, sportellate e tanti calci ricevuti. Manca lucidità in mezzo all'area, ma il lavoro fatto per sfiancare la difesa avversaria è comunque importante. Tant'è che quando entrano Marras e Paponi il compito è già mezzo fatto: Marras disegna, Scavone illumina, Paponi la stoppa e la scaraventa in porta da vero attaccante d'area. Quello che mancava al Bari, e che - chissà - forse ha trovato nell'ex Parma.
Manca ancora un gradino da salire: chiudere le partite quando si deve. Presa l'ottima abitudine di sbloccarla nei primi minuti, portarsi sul doppio vantaggio prima dell'intervallo aiuterebbe a mettere tutto in discesa. Va risettato un po' il mirino, ma il bilancio fra occasioni create e goal segnati non deve essere un fattore di preoccupazione. Una squadra che, dopo sei giornate, ha mandato in rete già otto calciatori diversi ha soluzioni sufficienti per far tremare gli avversari. E a Messina non ha giocato Antenucci…
Insomma, solo indicazioni positive arrivano dal Franco Scoglio, dove il Bari riesce anche a togliere lo smoking per indossare la tuta quando serve. Il Messina si vede solo con un paio di incursioni di Balde, due tiri sconclusionati di Fazzi e una punizione di Damian. Merito di un Bari bravo a contenere (se si fosse fatto anche con la Paganese…) oltre che a creare.
La parte più difficile Mignani l'ha già fatta, e bene. Ora tocca fare quella più semplice, che proprio per la sua semplicità può anche rivelarsi complicata: il Bari è un giocattolo che diverte e si diverte, ma l'equilibrio è fragile e a rompere la magia ci si mette un attimo. Basta pensare di aver già vinto per smettere di vincere di punto in bianco.
E, allora, ben venga il derby-verità di domenica col Monopoli al San Nicola. In palio ci sono il primo posto e un'altra fetta di credibilità che, al momento, il Bari di Mignani ha dimostrato di meritare.
Sì, perché il Bari gira bene, e non era affatto scontato che fosse così dopo appena sei giornate; la vittoria 0-2 contro il Messina è il certificato di qualità sul lavoro fatto dal tecnico in queste prime settimane alla guida dei biancorossi. Che la rosa fosse forte e di livello lo si era capito già dalla chiusura del mercato, quando Polito aveva chiuso le operazioni più succulente. Ma non era facile per il mister rimettere in sesto fisicamente una squadra abbastanza in là con l'età media, dopo un ritiro funestato dal Covid e dopo la necessaria rivoluzione estiva.
E, invece, il "piano Mignani" sembra funzionare: il mister ha già creato una squadra, un gruppo con solidità e identità di gioco votato a proporre, oltre che con indiscutibili valori tecnici. L'allenatore sta riuscendo a trasformare la concorrenza interna fra i singoli interpreti nel carburante per mettere in moto una macchina con mentalità da grande. A partire da un paio di indiscutibili certezze: Terranova dietro è il vallo di Adriano con le gambe, e la coppia gigantesca D'Errico-Botta anche a Messina conferma di avere troppo più calcio rispetto a tutti gli avversari della C. L'azione dello 0-1 è una delizia troppo fuori categoria.
Tutto intorno, invece, ruota un planisfero di soluzioni talmente ampio da non poter - in questo momento - nettamente separare titolari e riserve. Il turn over di Messina ci restituisce Pucino e Mazzotta che lentamente si stanno portando al già buon livello di Belli e Ricci, fa riscoprire una risorsa preziosa come Celiento, conferma Maita jolly di centrocampo imprescindibile (bene anche da regista, non era semplice senza Bianco e Di Gennaro) e Mallamo soluzione buona per tutti gli usi. La coppia Simeri-Cheddira è "strana" ma interessante: grande movimento, sacrificio, sportellate e tanti calci ricevuti. Manca lucidità in mezzo all'area, ma il lavoro fatto per sfiancare la difesa avversaria è comunque importante. Tant'è che quando entrano Marras e Paponi il compito è già mezzo fatto: Marras disegna, Scavone illumina, Paponi la stoppa e la scaraventa in porta da vero attaccante d'area. Quello che mancava al Bari, e che - chissà - forse ha trovato nell'ex Parma.
Manca ancora un gradino da salire: chiudere le partite quando si deve. Presa l'ottima abitudine di sbloccarla nei primi minuti, portarsi sul doppio vantaggio prima dell'intervallo aiuterebbe a mettere tutto in discesa. Va risettato un po' il mirino, ma il bilancio fra occasioni create e goal segnati non deve essere un fattore di preoccupazione. Una squadra che, dopo sei giornate, ha mandato in rete già otto calciatori diversi ha soluzioni sufficienti per far tremare gli avversari. E a Messina non ha giocato Antenucci…
Insomma, solo indicazioni positive arrivano dal Franco Scoglio, dove il Bari riesce anche a togliere lo smoking per indossare la tuta quando serve. Il Messina si vede solo con un paio di incursioni di Balde, due tiri sconclusionati di Fazzi e una punizione di Damian. Merito di un Bari bravo a contenere (se si fosse fatto anche con la Paganese…) oltre che a creare.
La parte più difficile Mignani l'ha già fatta, e bene. Ora tocca fare quella più semplice, che proprio per la sua semplicità può anche rivelarsi complicata: il Bari è un giocattolo che diverte e si diverte, ma l'equilibrio è fragile e a rompere la magia ci si mette un attimo. Basta pensare di aver già vinto per smettere di vincere di punto in bianco.
E, allora, ben venga il derby-verità di domenica col Monopoli al San Nicola. In palio ci sono il primo posto e un'altra fetta di credibilità che, al momento, il Bari di Mignani ha dimostrato di meritare.