Il Bari è un motore che gira a vuoto. Cornacchini alla ricerca di soluzioni
La sconfitta interna contro la Viterbese mette in luce i difetti di una squadra ancora a caccia della sua identità
lunedì 2 settembre 2019
21.04
Un esordio casalingo così era difficile da pronosticare: tanti errori, poche idee e tre palloni raccolti in fondo al sacco. Per il Bari la prima in campionato al San Nicola fa rima con un pesante 1-3 patito dalla Viterbese. Una partita non semplice da analizzare: Bari tutto sommato interessante in avvio, poi il goal di Tounkara alla mezz'ora e l'inizio di un pomeriggio da dimenticare. Dopo il rigore segnato da Antenucci per il momentaneo pareggio, il tentativo di vincerla e poi il severo finale, marcato da Bezziccheri e ancora Tounkara su due svarioni difensivi (intesa Di Cesare-Costa da rivedere).
Sul banco degli imputati finisce, manco a dirlo, mister Cornacchini, e insieme a lui le sue scelte. Il 4-3-1-2 iniziale non ha convinto i più, così come i vari cambi a partita in corso. La vera identità della squadra è la sua capacità di mutare pelle, il mantra del tecnico. Resta, però, da capire dove sia il confine fra "camaleontismo" e confusione: il Bari picchia in testa, non trova la sua dimensione. Non dare riferimenti agli avversari è certamente un vantaggio; trovarsi a interpretare uno spartito nuovo a ogni piè sospinto può essere un rischio.
L'arretramento di Kupisz sulla linea dei difensori (perché non Corsinelli?) senza un esterno di fascia a cui sovrapporsi finisce per limitare la propulsione del polacco sulla destra, e anche Costa dall'altra parte rimane troppo bloccato, soprattutto nella ripresa. Neglia e Terrani si scambiano la posizione alle spalle o al fianco di Antenucci, finendo in un limbo ibrido che di frutti ne porta ben pochi. Nella ripresa l'ingresso di Floriano e il passaggio al 4-3-3 qualche minimo sprazzo di soluzioni alternative lo offre, ma troppo fondato sullo spunto individuale. Nel finale saltano tutti gli schemi con Antenucci, Simeri, Ferrari, Floriano e D'Ursi contemporaneamente in avanti.
E nemmeno l'inserimento di Schiavone dall'inizio riesce a far svoltare la manovra compassata del Bari. Il regista ex Venezia di rado alza la testa e gioca a due tocchi, cercando soluzioni rapide per innescare le punte. E allora si ricorre ai soliti, inutili, lanci da una difesa disattenta in occasione di tutti i tre goal della Viterbese.
Insomma, di lavoro da fare per Cornacchini e i suoi ce n'è in settimana. Ben vengano esperimenti e anche figuracce, solo se servono però a capire quali sono gli assetti che sicuramente non vanno bene per il Bari e il suo organico. Primo obiettivo resta trovare una quadratura tattica di base, attorno a cui costruire le variazioni sul tema. C'è innanzitutto da recuperare la fiducia dei tifosi, ora che è ancora aperta una campagna abbonamenti con numeri al di sotto delle aspettative (7.600 a ieri). Le critiche dopo le prime due partite di campionato non brillantissime ci stanno, ma è sempre bene soppesare le contingenze: siamo solo all'inizio, la squadra è tutta nuova o quasi e i margini per vivere una stagione ricca di soddisfazioni ci sono tutti. Di certo, però, c'è che domenica a Rieti squadra e mister non possono sbagliare.
Sul banco degli imputati finisce, manco a dirlo, mister Cornacchini, e insieme a lui le sue scelte. Il 4-3-1-2 iniziale non ha convinto i più, così come i vari cambi a partita in corso. La vera identità della squadra è la sua capacità di mutare pelle, il mantra del tecnico. Resta, però, da capire dove sia il confine fra "camaleontismo" e confusione: il Bari picchia in testa, non trova la sua dimensione. Non dare riferimenti agli avversari è certamente un vantaggio; trovarsi a interpretare uno spartito nuovo a ogni piè sospinto può essere un rischio.
L'arretramento di Kupisz sulla linea dei difensori (perché non Corsinelli?) senza un esterno di fascia a cui sovrapporsi finisce per limitare la propulsione del polacco sulla destra, e anche Costa dall'altra parte rimane troppo bloccato, soprattutto nella ripresa. Neglia e Terrani si scambiano la posizione alle spalle o al fianco di Antenucci, finendo in un limbo ibrido che di frutti ne porta ben pochi. Nella ripresa l'ingresso di Floriano e il passaggio al 4-3-3 qualche minimo sprazzo di soluzioni alternative lo offre, ma troppo fondato sullo spunto individuale. Nel finale saltano tutti gli schemi con Antenucci, Simeri, Ferrari, Floriano e D'Ursi contemporaneamente in avanti.
E nemmeno l'inserimento di Schiavone dall'inizio riesce a far svoltare la manovra compassata del Bari. Il regista ex Venezia di rado alza la testa e gioca a due tocchi, cercando soluzioni rapide per innescare le punte. E allora si ricorre ai soliti, inutili, lanci da una difesa disattenta in occasione di tutti i tre goal della Viterbese.
Insomma, di lavoro da fare per Cornacchini e i suoi ce n'è in settimana. Ben vengano esperimenti e anche figuracce, solo se servono però a capire quali sono gli assetti che sicuramente non vanno bene per il Bari e il suo organico. Primo obiettivo resta trovare una quadratura tattica di base, attorno a cui costruire le variazioni sul tema. C'è innanzitutto da recuperare la fiducia dei tifosi, ora che è ancora aperta una campagna abbonamenti con numeri al di sotto delle aspettative (7.600 a ieri). Le critiche dopo le prime due partite di campionato non brillantissime ci stanno, ma è sempre bene soppesare le contingenze: siamo solo all'inizio, la squadra è tutta nuova o quasi e i margini per vivere una stagione ricca di soddisfazioni ci sono tutti. Di certo, però, c'è che domenica a Rieti squadra e mister non possono sbagliare.