Il Bari fa e disfa, appuntamento con il salto di qualità ancora rimandato
La sfida contro la Reggiana mette in mostra i limiti di una squadra che somiglia alla tela di Penelope
domenica 3 novembre 2024
Una tela cucita in cinque minuti, e disfatta nel medesimo tempo. Il Bari, come la celebre Penelope della mitologia classica, si dimostra campione di autosabotaggio, nella sfida disastrosa contro la Reggiana al San Nicola. Il 2-2 finale vale il sesto pareggio consecutivo, ottavo in otto partite di un campionato in cui i galletti hanno raggranellato anche due vittorie e altrettante sconfitte; troppo poco per uscire dalla palude della mediocrità in cui la squadra di Longo si è autoconfinata, incatenata ai limiti strutturali più volte palesati dal tecnico già in fase di costruzione della rosa.
Ma stavolta la beffa è troppo bruciante per non tirare anche altri tipi di conclusioni: passare dal vantaggio di 2-0, guadagnato in 5' a inizio ripresa, al pareggio per 2-2 subito nello stesso tempo, con la partita che volgeva al termine, è uno spreco talmente grande che rischia di lasciare scorie durature. La quinta rimonta subita in campionato ha, però, contorni ben gravi da tracciare, proprio per la dimensione gigantesca dello spreco, contro un'avversaria in crisi e in piena emergenza.
E dire che il Bari si era posto in posizione di vantaggio facendo una partita di sacrificio nel primo tempo, al cospetto di una Reggiana affamata di punti e ottimamente disciplinata in campo, pericolosa in mischia e con i tiri da fuori. La scelta di ripassare al 3-4-2-1, per ovviare all'assenza forzata di Sibilli e al periodo di appannamento di Lella, mostra luci e ombre. Se Maita e soprattutto Benali offrono ampie garanzie a centrocampo, se Dorval e soprattutto Oliveri sono un moto perpetuo sulle fasce, lì davanti Sibilli e Manzari fanno tanto fumo ma non concretizzano, e Lasagna continua a mostrare luci e ombre in quantità eguali.
Eppure Longo era riuscito a trovare la chiave giusta per venire a capo di una partita complicata: all'intervallo fuori Manzari e Lasagna, dentro l'attacco pesante Novakovich-Favilli. Una soluzione che porta il serbo-americano a chiudere il triangolo per il goal (meritatissimo) di un monumentale Benali, e che invece permette all'ex Ternana di entrare nell'azione del raddoppio con la sponda aerea (una soluzione da vecchio calcio che sarà anche fuori moda, ma che ogni tanto porta anche i suoi prelibati frutti) per Sibilli, autore del cross vincente proprio per Novakovich.
Sembrava tutto facile, per una volta, anche per chi tesse la mattina e scuce la notte. Ma, ancora una volta, non è così, anche davanti a una partita virtualmente chiusa. Longo manda dentro Maiello e Simic, per controllare la gara e magari cercare il tris. Il cambio, però, porta i biancorossi ad avventurarsi in una melina orizzontale che ha il solo esito di attirare a sé la squadra di Viali, che con gli ingressi di Gondo, Vergara e Urso riesce a mettere pressione ai galletti. Ecco, quindi, servita la frittata: prima Lucchesi approfitta di un mischione in area e (dopo revisione Var) accorcia, poi Vergara si intrufola nello sciagurato palleggio difensivo del Bari, con Simic che offre il pallone sul mancino di Radunovic e induce il portiere biancorosso all'errore che porta all'atterramento dell'esterno ospite in area. Gondo trasforma (con brivido) il rigore del pareggio, e traccia i contorni di un pareggio che, per i biancorossi di Longo, assomiglia tanto a una disfatta.
L'analisi del mister nel post gara è giusta: pensare di congelare il risultato con la rete sterile di passaggi, invece di cercare due punte da 190 centimetri, è l'anticamera del disastro. Longo parla di limiti da studiare ed, eventualmente, superare; i rimpianti, però, iniziano a essere veramente troppi, qualunque sia l'obiettivo reale di questa squadra, che al momento galleggia nella terra di nessuno di una classifica che un paio di vittorie o un paio di sconfitte possono ribaltare come un calzino.
Fatto sta, però, che la 12ma giornata fa rima con un altro appuntamento sfumato per fare il salto di qualità e togliere il tappo a una stagione che si sta tingendo di un anonimo grigio, lo stesso colore della maglia indossata dal Bari contro la Reggiana. E adesso la sfida in casa della Salernitana; una prova-verità a cui il Bari dovrà in tutti i modi provare a portare dalla sua parte, per cercare un qualche sprint verso la fine del girone di andata. In attesa che dai piani alti venga con chiarezza spiegato qual è l'obiettivo per cui è stata costruita la rosa, e che la fumosa ambizione della proprietà (che punta, parola di Luigi De Laurentiis, al vago traguardo dei playoff) faccia pace con il realismo di Longo, che da uomo di calcio raccomanda di pensare prima di tutto alla salvezza.
Ma stavolta la beffa è troppo bruciante per non tirare anche altri tipi di conclusioni: passare dal vantaggio di 2-0, guadagnato in 5' a inizio ripresa, al pareggio per 2-2 subito nello stesso tempo, con la partita che volgeva al termine, è uno spreco talmente grande che rischia di lasciare scorie durature. La quinta rimonta subita in campionato ha, però, contorni ben gravi da tracciare, proprio per la dimensione gigantesca dello spreco, contro un'avversaria in crisi e in piena emergenza.
E dire che il Bari si era posto in posizione di vantaggio facendo una partita di sacrificio nel primo tempo, al cospetto di una Reggiana affamata di punti e ottimamente disciplinata in campo, pericolosa in mischia e con i tiri da fuori. La scelta di ripassare al 3-4-2-1, per ovviare all'assenza forzata di Sibilli e al periodo di appannamento di Lella, mostra luci e ombre. Se Maita e soprattutto Benali offrono ampie garanzie a centrocampo, se Dorval e soprattutto Oliveri sono un moto perpetuo sulle fasce, lì davanti Sibilli e Manzari fanno tanto fumo ma non concretizzano, e Lasagna continua a mostrare luci e ombre in quantità eguali.
Eppure Longo era riuscito a trovare la chiave giusta per venire a capo di una partita complicata: all'intervallo fuori Manzari e Lasagna, dentro l'attacco pesante Novakovich-Favilli. Una soluzione che porta il serbo-americano a chiudere il triangolo per il goal (meritatissimo) di un monumentale Benali, e che invece permette all'ex Ternana di entrare nell'azione del raddoppio con la sponda aerea (una soluzione da vecchio calcio che sarà anche fuori moda, ma che ogni tanto porta anche i suoi prelibati frutti) per Sibilli, autore del cross vincente proprio per Novakovich.
Sembrava tutto facile, per una volta, anche per chi tesse la mattina e scuce la notte. Ma, ancora una volta, non è così, anche davanti a una partita virtualmente chiusa. Longo manda dentro Maiello e Simic, per controllare la gara e magari cercare il tris. Il cambio, però, porta i biancorossi ad avventurarsi in una melina orizzontale che ha il solo esito di attirare a sé la squadra di Viali, che con gli ingressi di Gondo, Vergara e Urso riesce a mettere pressione ai galletti. Ecco, quindi, servita la frittata: prima Lucchesi approfitta di un mischione in area e (dopo revisione Var) accorcia, poi Vergara si intrufola nello sciagurato palleggio difensivo del Bari, con Simic che offre il pallone sul mancino di Radunovic e induce il portiere biancorosso all'errore che porta all'atterramento dell'esterno ospite in area. Gondo trasforma (con brivido) il rigore del pareggio, e traccia i contorni di un pareggio che, per i biancorossi di Longo, assomiglia tanto a una disfatta.
L'analisi del mister nel post gara è giusta: pensare di congelare il risultato con la rete sterile di passaggi, invece di cercare due punte da 190 centimetri, è l'anticamera del disastro. Longo parla di limiti da studiare ed, eventualmente, superare; i rimpianti, però, iniziano a essere veramente troppi, qualunque sia l'obiettivo reale di questa squadra, che al momento galleggia nella terra di nessuno di una classifica che un paio di vittorie o un paio di sconfitte possono ribaltare come un calzino.
Fatto sta, però, che la 12ma giornata fa rima con un altro appuntamento sfumato per fare il salto di qualità e togliere il tappo a una stagione che si sta tingendo di un anonimo grigio, lo stesso colore della maglia indossata dal Bari contro la Reggiana. E adesso la sfida in casa della Salernitana; una prova-verità a cui il Bari dovrà in tutti i modi provare a portare dalla sua parte, per cercare un qualche sprint verso la fine del girone di andata. In attesa che dai piani alti venga con chiarezza spiegato qual è l'obiettivo per cui è stata costruita la rosa, e che la fumosa ambizione della proprietà (che punta, parola di Luigi De Laurentiis, al vago traguardo dei playoff) faccia pace con il realismo di Longo, che da uomo di calcio raccomanda di pensare prima di tutto alla salvezza.