Il Bari ha la pareggite. L'obiettivo diventa difendere i playoff
Nel derby col Foggia i ragazzi di Grosso centrano il quarto segno X consecutivo. Ora bisogna guardarsi le spalle
domenica 22 aprile 2018
12.55
Dicasi "pareggite" quella patologia per cui una squadra di calcio non riesce a far registrare segni diversi dalla "X" sulla schedina. La neo-coniata definizione della "Treccani" pallonara ben si addice al recente mood del Bari, che ieri nel sentito derby in casa del Foggia ha inanellato il quarto pareggio consecutivo, chiudendo sul finale di 1-1.
Una partita interlocutoria, decisa dalla sfortunata autorete di Gyomber e dalla topica del portiere rossonero Guarna (uno dei tanti ex Bari in forza ai Satanelli), sciagurato nel rinviare il pallone sui piedi dell'incredulo ma freddo Nenè.
Per carità, il Bari ci ha provato e in qualche occasione in contropiede è pure riuscito a sfiorare il vantaggio, però quella che è mancata è la consistenza, la voglia di azzannare la partita e mettere un punto certo in un finale di stagione estremamente lunatico.
Quando Galano nel post partita dice che la squadra «Ha dato tutto» c'è da credergli, perché - come ha ricordato Grosso prima di bisticciare con la stampa barese - questa squadra può avere tutti i difetti del mondo ma mai è mancata dal punto di vista dell'impegno e dell'abnegazione. Tutte cose che anche ieri allo Zaccheria si sono viste e non si può discutere, ma purtroppo non basta. La squadra è evidentemente entrata in una spirale che nel tennis si chiamerebbe "braccino", la paura di vincere che ti assale in vista dell'obiettivo.
Da quando il Bari ha messo nel mirino addirittura il secondo posto, le prestazioni e i risultati della squadra hanno iniziato a flettersi in una curva verso il basso a cui ancora Grosso non ha trovato un rimedio. Già, Grosso... Alla sua prima stagione in panchina da professionista l'ex Fabio Mundial ha fatto intravvedere un futuro più che roseo, ma anche qualche difettuccio d'inesperienza. L'ex primavera della Juve, ad esempio, ha un rapporto del tutto conflittuale con i cambi, tant'è che in molti credono che non sappia leggere le partite. Se contro il Novara gli ingressi a partita in corso di Brienza (ieri indisponibile per un problema alla coscia nel riscaldamento) e Floro Flores avevano permesso al Bari di rimettersi in carreggiata, ieri le sostituzioni tardive di Galano e Nenè con Cissè e Floro Flores non hanno di fatto inciso sull'andamento della gara e sul risultato finale.
Ci sarebbe piaciuto avere la versione di Grosso, che però non si è presentato a Sky né tantomeno a microfoni e taccuini della stampa barese, con cui ormai i rapporti sembrano essersi incrinati, forse definitivamente. Il tecnico ha le sue ragioni, che vanno capite, e non va giudicato per questo. Quando al termine della gara contro il Novara disse che «Non è mai facile esprimere le proprie potenzialità quando c'è un pizzico di scetticismo», il mister biancorosso disse una sacrosanta verità, aggiungendo anche che lui e la squadra non hanno mai «Chiesto niente». Non è una bestemmia affermare che quest'anno attorno alla squadra non c'è stata la solita atmosfera per cui l'auto-proclamatasi "grande piazza" di Bari si è resa famosa. Lo dimostra il calo le presenze allo stadio (sempre e comunque stra-superiore alla media della B e a diverse realtà della A), e lo dimostra il fatto di aver tenuto sotto esame fin dal primo giorno una squadra che nelle ultime 11 partite ha perso una volta sola e che nonostante questo in più occasioni è stata accompagnata da fischi ingenerosi e iniqui.
Un cocktail di fattori che ha contribuito a questo andamento a rilento della squadra, proprio nel momento in cui avrebbe dovuto accelerare. Classifica e calendario alla mano, il sogno promozione diretta cavalcato per un paio di settimane è svanito in una bolla di sapone. Adesso, però, c'è da difendere con le unghie e con i denti il piazzamento playoff dal rinvenire del Cittadella e proprio del Foggia, squadra lontana 6 punti. Contorni fondamentali, quindi, assumono gli scontri (quasi) diretti con Palermo, Perugia e Parma che faranno seguito alla delicatissima partita interna contro la Virtus Entella.
L'augurio, ovviamente, è che il Bari ritrovi in sé le forze per invertire la rotta, un antibiotico per la pareggite acuta, e dia un senso compiuto a un finale di stagione alla meno. Se, però, le cose non dovessero andare come si spera, sarebbe il caso che tutti noi facessimo un bel "mea culpa".
Una partita interlocutoria, decisa dalla sfortunata autorete di Gyomber e dalla topica del portiere rossonero Guarna (uno dei tanti ex Bari in forza ai Satanelli), sciagurato nel rinviare il pallone sui piedi dell'incredulo ma freddo Nenè.
Per carità, il Bari ci ha provato e in qualche occasione in contropiede è pure riuscito a sfiorare il vantaggio, però quella che è mancata è la consistenza, la voglia di azzannare la partita e mettere un punto certo in un finale di stagione estremamente lunatico.
Quando Galano nel post partita dice che la squadra «Ha dato tutto» c'è da credergli, perché - come ha ricordato Grosso prima di bisticciare con la stampa barese - questa squadra può avere tutti i difetti del mondo ma mai è mancata dal punto di vista dell'impegno e dell'abnegazione. Tutte cose che anche ieri allo Zaccheria si sono viste e non si può discutere, ma purtroppo non basta. La squadra è evidentemente entrata in una spirale che nel tennis si chiamerebbe "braccino", la paura di vincere che ti assale in vista dell'obiettivo.
Da quando il Bari ha messo nel mirino addirittura il secondo posto, le prestazioni e i risultati della squadra hanno iniziato a flettersi in una curva verso il basso a cui ancora Grosso non ha trovato un rimedio. Già, Grosso... Alla sua prima stagione in panchina da professionista l'ex Fabio Mundial ha fatto intravvedere un futuro più che roseo, ma anche qualche difettuccio d'inesperienza. L'ex primavera della Juve, ad esempio, ha un rapporto del tutto conflittuale con i cambi, tant'è che in molti credono che non sappia leggere le partite. Se contro il Novara gli ingressi a partita in corso di Brienza (ieri indisponibile per un problema alla coscia nel riscaldamento) e Floro Flores avevano permesso al Bari di rimettersi in carreggiata, ieri le sostituzioni tardive di Galano e Nenè con Cissè e Floro Flores non hanno di fatto inciso sull'andamento della gara e sul risultato finale.
Ci sarebbe piaciuto avere la versione di Grosso, che però non si è presentato a Sky né tantomeno a microfoni e taccuini della stampa barese, con cui ormai i rapporti sembrano essersi incrinati, forse definitivamente. Il tecnico ha le sue ragioni, che vanno capite, e non va giudicato per questo. Quando al termine della gara contro il Novara disse che «Non è mai facile esprimere le proprie potenzialità quando c'è un pizzico di scetticismo», il mister biancorosso disse una sacrosanta verità, aggiungendo anche che lui e la squadra non hanno mai «Chiesto niente». Non è una bestemmia affermare che quest'anno attorno alla squadra non c'è stata la solita atmosfera per cui l'auto-proclamatasi "grande piazza" di Bari si è resa famosa. Lo dimostra il calo le presenze allo stadio (sempre e comunque stra-superiore alla media della B e a diverse realtà della A), e lo dimostra il fatto di aver tenuto sotto esame fin dal primo giorno una squadra che nelle ultime 11 partite ha perso una volta sola e che nonostante questo in più occasioni è stata accompagnata da fischi ingenerosi e iniqui.
Un cocktail di fattori che ha contribuito a questo andamento a rilento della squadra, proprio nel momento in cui avrebbe dovuto accelerare. Classifica e calendario alla mano, il sogno promozione diretta cavalcato per un paio di settimane è svanito in una bolla di sapone. Adesso, però, c'è da difendere con le unghie e con i denti il piazzamento playoff dal rinvenire del Cittadella e proprio del Foggia, squadra lontana 6 punti. Contorni fondamentali, quindi, assumono gli scontri (quasi) diretti con Palermo, Perugia e Parma che faranno seguito alla delicatissima partita interna contro la Virtus Entella.
L'augurio, ovviamente, è che il Bari ritrovi in sé le forze per invertire la rotta, un antibiotico per la pareggite acuta, e dia un senso compiuto a un finale di stagione alla meno. Se, però, le cose non dovessero andare come si spera, sarebbe il caso che tutti noi facessimo un bel "mea culpa".