Il Bari in Serie D: due pareggi non fanno una crisi
A Marsala i biancorossi si fermano ancora ma la squadre resta prima e imbattuta
lunedì 22 ottobre 2018
11.22
Due pareggi consecutivi: benvenuto in Serie D, verrebbe da dire al Bari. Quattro vittorie di fila, tutto facile all'inizio e si pensava già alla risalita. Così non è, così non sarà. «In questo campionato non c'è nulla di facile», ha ripetuto il mister Giovanni Cornacchini nel post gara di Marsala-Bari 1-1, e l'ha fatto per l'ennesima volta. Già, perché se Bari è una piazza difficile da tenere a bada quando le cose vanno male, ancor più complesso è il compito quando le cosa vanno bene, o almeno ci si aspetta che vadano nella giusta direzione.
Il pareggio del Lombardo Angiotta di Marsala fa il paio con quello interno contro la Turris: due punti in altrettante partite sono, in fondo, il prezzo da pagare in Serie D. Perché se i biancorossi dal punto di vista tecnico hanno solo da insegnare alle rivali del Girone I, molte delle altre compagini del campionato impartiranno ai galletti severe lezioni sulla "garra" che il calcio dilettantistico porta con sé e, da un certo punto di vista, impone.
Definire quella di Marsala una gara brutta da parte dei biancorossi sarebbe riduttivo. Certo, il Bari non ha offerto la migliore versione di sé, questo è lapalissiano; ma attribuire le colpe dell'insuccesso solo a Cornacchini e ai suoi sarebbe ingiusto, oltre che quantomai sbagliato. Onore al Marsala per aver fatto una partita ordinata e di sacrificio, favorito da un campo sabbioso inadatto al gioco palla-a-terra (ma anche questa è la provincia).
Quello a cui, forse, non ci siamo ancora abituati (complici le prime quattro, scintillanti quanto fuorvianti, partite) è che anche in Serie D, soprattutto in Serie D, ci sono degli avversari, che lì dove non arrivano con una tecnica obiettivamente modesta, compensano con lo spirito volitivo e la voglia di non sfigurare al cospetto di un'esponente della nobiltà di spada del calcio italiano, caduta sotto i colpi di un pallone governato dalle fredde e inique logiche del danaro, invece che da quelle della passione.
Già, la passione: quella che la piazza barese (in oltre 400 sono arrivati nella cittadina del trapanese, a ben 800 chilometri di distanza dal capoluogo pugliese) ci sta mettendo come al solito, quella che gli uomini in biancorosso ancora devono imparare ad assaporare. E, beninteso, qui non si parla di passione in senso calcistico (attaccamento alla maglia, rispetto per la tifoseria ecc.), perché da quel punto di vista ai ragazzi di Cornacchini non si può imputare proprio un bel nulla. Qui si parla di passione nel senso più etimologico del termine: predisposizione alla sofferenza, capacità di stringere i denti e portare a casa un risultato che sarebbe stato oro colato.
Un Bari evidentemente sottotono, complice la contemporanea assenza di Brienza e Bolzoni dal 1' e un Floriano ben lungi dalla forma migliore, ha avuto la fortuna di andare in vantaggio con la rocambolesca autorete di Benivegna, e non ha saputo portare a casa la posta piena, pur avendo ogni mezzo per farlo. Ecco, quindi, dov'è il peccato originale: un pizzico di presunzione, un po' di disabitudine al calcio di provincia e il gioco è fatto. Davanti al Marsala e al suo mister Chianetta dobbiamo toglierci il cappello, per averci insegnato cos'è la Serie D: un campionato in cui nessuno regala nulla, in cui nessuno toglie la gamba. Anche se di fronte hai il Bari, una squadra che rispetto a tutte le altre avversarie è, per tecnica e individualità, almeno un paio di spanne superiore.
E pazienza se il gioco ancora si vede a intermittenza, se i biancorossi rimangono troppo appoggiati alle iniziative dei singoli, se la squadra ha tirato due volte in porta in altrettante partite, se gli attaccanti restano a bocca asciutta da ormai 270': sfide come quella di Marsala per il Bari sono una manna, l'occasione per prendere contatto con la categoria e comprendere come ogni punto vada guadagnato, ogni goal vada sudato e ogni fisiologico errore dell'avversario non vada sprecato. Ecco, dunque, che l'ingresso tardivo di Brienza, l'opaco esordio di Feola dal 1', la condizione precaria di Floriano e la scarsa verve degli attaccanti rimangono aspetti secondari rispetto alla considerazione-base: a questa squadra manca ancora un po' di quello spirito "palla o gamba" da Serie D, quella sana dose di cattiveria che soltanto il tempo e l'abitudine alla categoria possono garantire.
Come due indizi non fanno una prova, però, così due pareggi non fanno una crisi: i galletti restano primi, imbattuti, strafavoriti per la promozione. E, dopo le ultime due uscite, ci troviamo alle prese con una squadra più consapevole dei rischi e delle insidie della dimensione dilettantistica: ogni punto va guadagnato, ogni avversario va battuto solo dopo i 90'. Domenica al San Nicola c'è Il Locri, secondo in classifica a -1: un'altra occasione per dimostrare di aver imparato la lezione. Stavolta col dovere di non sbagliare.
Il pareggio del Lombardo Angiotta di Marsala fa il paio con quello interno contro la Turris: due punti in altrettante partite sono, in fondo, il prezzo da pagare in Serie D. Perché se i biancorossi dal punto di vista tecnico hanno solo da insegnare alle rivali del Girone I, molte delle altre compagini del campionato impartiranno ai galletti severe lezioni sulla "garra" che il calcio dilettantistico porta con sé e, da un certo punto di vista, impone.
Definire quella di Marsala una gara brutta da parte dei biancorossi sarebbe riduttivo. Certo, il Bari non ha offerto la migliore versione di sé, questo è lapalissiano; ma attribuire le colpe dell'insuccesso solo a Cornacchini e ai suoi sarebbe ingiusto, oltre che quantomai sbagliato. Onore al Marsala per aver fatto una partita ordinata e di sacrificio, favorito da un campo sabbioso inadatto al gioco palla-a-terra (ma anche questa è la provincia).
Quello a cui, forse, non ci siamo ancora abituati (complici le prime quattro, scintillanti quanto fuorvianti, partite) è che anche in Serie D, soprattutto in Serie D, ci sono degli avversari, che lì dove non arrivano con una tecnica obiettivamente modesta, compensano con lo spirito volitivo e la voglia di non sfigurare al cospetto di un'esponente della nobiltà di spada del calcio italiano, caduta sotto i colpi di un pallone governato dalle fredde e inique logiche del danaro, invece che da quelle della passione.
Già, la passione: quella che la piazza barese (in oltre 400 sono arrivati nella cittadina del trapanese, a ben 800 chilometri di distanza dal capoluogo pugliese) ci sta mettendo come al solito, quella che gli uomini in biancorosso ancora devono imparare ad assaporare. E, beninteso, qui non si parla di passione in senso calcistico (attaccamento alla maglia, rispetto per la tifoseria ecc.), perché da quel punto di vista ai ragazzi di Cornacchini non si può imputare proprio un bel nulla. Qui si parla di passione nel senso più etimologico del termine: predisposizione alla sofferenza, capacità di stringere i denti e portare a casa un risultato che sarebbe stato oro colato.
Un Bari evidentemente sottotono, complice la contemporanea assenza di Brienza e Bolzoni dal 1' e un Floriano ben lungi dalla forma migliore, ha avuto la fortuna di andare in vantaggio con la rocambolesca autorete di Benivegna, e non ha saputo portare a casa la posta piena, pur avendo ogni mezzo per farlo. Ecco, quindi, dov'è il peccato originale: un pizzico di presunzione, un po' di disabitudine al calcio di provincia e il gioco è fatto. Davanti al Marsala e al suo mister Chianetta dobbiamo toglierci il cappello, per averci insegnato cos'è la Serie D: un campionato in cui nessuno regala nulla, in cui nessuno toglie la gamba. Anche se di fronte hai il Bari, una squadra che rispetto a tutte le altre avversarie è, per tecnica e individualità, almeno un paio di spanne superiore.
E pazienza se il gioco ancora si vede a intermittenza, se i biancorossi rimangono troppo appoggiati alle iniziative dei singoli, se la squadra ha tirato due volte in porta in altrettante partite, se gli attaccanti restano a bocca asciutta da ormai 270': sfide come quella di Marsala per il Bari sono una manna, l'occasione per prendere contatto con la categoria e comprendere come ogni punto vada guadagnato, ogni goal vada sudato e ogni fisiologico errore dell'avversario non vada sprecato. Ecco, dunque, che l'ingresso tardivo di Brienza, l'opaco esordio di Feola dal 1', la condizione precaria di Floriano e la scarsa verve degli attaccanti rimangono aspetti secondari rispetto alla considerazione-base: a questa squadra manca ancora un po' di quello spirito "palla o gamba" da Serie D, quella sana dose di cattiveria che soltanto il tempo e l'abitudine alla categoria possono garantire.
Come due indizi non fanno una prova, però, così due pareggi non fanno una crisi: i galletti restano primi, imbattuti, strafavoriti per la promozione. E, dopo le ultime due uscite, ci troviamo alle prese con una squadra più consapevole dei rischi e delle insidie della dimensione dilettantistica: ogni punto va guadagnato, ogni avversario va battuto solo dopo i 90'. Domenica al San Nicola c'è Il Locri, secondo in classifica a -1: un'altra occasione per dimostrare di aver imparato la lezione. Stavolta col dovere di non sbagliare.