Il Bari se la cava ancora, dal secondo tempo contro la Reggina spunti per ripartire

Awua e gli ingressi di Floriano e D'Ursi le note positive di una serata che lascia ancora tanti dubbi

martedì 17 settembre 2019 1.10
A cura di Riccardo Resta
Non convince ma la sfanga ancora: il Bari rimanda l'appuntamento con la vittoria in casa e al San Nicola recupera il pareggio per 1-1 contro una Reggina che ha dimostrato sul campo di essere squadra temibile e accreditata per rompere le uova nel paniere alla "corazzata" biancorossa. Davanti a una bella cornice di pubblico, riscaldato dallo storico gemellaggio fra le due tifoserie, finisce con un segno X che per la classifica vale poco quanto niente (siamo ancora all'inizio, i punti contano il giusto), ma che dà un minimo di fiducia a Cornacchini, alla squadra e a una piazza in fermento.

Una partita spaccata a metà: primo tempo di marca calabrese, ripresa in cui la reazione dei galletti ha portato a un equo pareggio. Bari troppo brutto nella prima frazione, segnata dopo appena 8' di orologio dalla disattenzione difensiva che permette a Corazza di metterla alle spalle di Frattali su azione di corner. A una Reggina volitiva, ben organizzata e non povera di talento e qualità, si può rimproverare solo di non aver concretizzato in zona-goal il pressing asfissiante operato fino al 45', che ha costretto il Bari nella sua metà campo. Biancorossi schiacciati da un 3-5-2 che sì dà qualche certezza in più lì dietro (dopo il goal a freddo su piazzato tutto sommato il Bari se la cava in difesa), ma che lascia troppo isolate le punte, come se la squadra fosse spezzata in due tronconi diversi. Ferrari fa a sportellate ma non riesce a dare quell'aiuto che servirebbe ad Antenucci per aprire la difesa amaranto, Kupisz e Costa ci provano ma per coprire tutta la fascia finiscono per pagare qualcosa in termini di lucidità.

Ancora un po' di buona sorte, poi, soffia il vento nelle vele del Bari. La Reggina non spinge quanto dovrebbe sull'acceleratore e va negli spogliatoi con un solo goal di vantaggio, vanificato dalla censurabile uscita a vuoto di Guarna che lascia a Sabbione la possibilità di convertire agevolmente in goal l'angolo di Costa. Toscano si lamenta per una presunta carica sul portiere ospite, Cornacchini per qualche calcione di troppo rifilato dai calabresi ai suoi e non sanzionato dall'arbitro "inglese" Zufferli; nessuno dei due a torto.

La svolta, però, arriva col cambio di modulo da parte del Bari: gli ingressi di Floriano e D'Ursi e il passaggio al 3-4-3 puro conferiscono più spinta sulle fasce alla manovra dei biancorossi, che pur senza far gridare al miracolo danno maggior sensazione di pericolosità dalla parti di Guarna. L'aver perso un uomo (Scavone, nella fattispecie) a centrocampo non è sembrato un ostacolo insormontabile: Bianco è ordinato e diligente, Awua è un prodigio della natura, quattro polmoni, facilità di corsa e grinta leonina che compensano anche un tocco di palla non esattamente da trequartista.

Insomma, le cose migliori il Bari le fa vedere quando può esprimersi con gli esterni offensivi, materiale che in rosa non manca e che Cornacchini deve in qualche modo provare a valorizzare, pur senza prescindere dalla difesa a tre che sembra il primo mattoncino saldo di una squadra ancora in piena fase di costruzione. «Siamo il ritardo», dice il tecnico nel post gara, provando a spiegare una prova tanto ondivaga dei suoi. Constatazione ovvia, che però abbisogna di una rapida soluzione. Le pretendenti al trono che in tanti dicono spetti al Bari sono parecchie e agguerrite: il tempo degli esperimenti volge al termine, e sebbene la strada davanti sia ancora lunga e tortuosa per tutti, il lusso di far scappare qualcuno lì davanti (la vetta del Catanzaro dista 3 punti dopo quattro partite) non è concesso nemmeno alla "corazzata" Bari.