Il Bari si butta via, il 2020 finisce con un grande rimpianto
D'Ursi fa e disfa, Lucca punisce i biancorossi per i loro errori. Un Natale di riflessioni in casa galletti
giovedì 24 dicembre 2020
Cartellate amare anche quest'anno. Fermarsi per le feste di Natale con tanti rimpianti sta diventando una triste tradizione per il Bari e i suoi tifosi. E quelli con cui i biancorossi tornano da Palermo sono grandi quanto la distanza che separa il capoluogo siciliano da quello pugliese. La partita del Barbera a Bari la si aspettava da quasi un girone, visto il concomitante stop della Ternana per il turno di riposo. Un'attesa accresciuta, poi, dopo il pareggio degli umbri contro la Turris nell'ultimo turno; una serie di circostanze che avrebbero potuto portare il Bari a -4 dalla vetta e a riaprire il campionato.
Ai galletti toccava "solo" vincere a Palermo (campo non facile, ma nemmeno impossibile visto l'andamento della formazione di Boscaglia), ma è evidente che gli esami di maturità non siano esattamente la specialità dei ragazzi di Auteri, almeno fino a ora. Nel pareggio 1-1 della "Favorita" c'è un po' la fotografia dei tanti vorrei ma non posso di questa prima parte di stagione; un Bari troppo spesso prigioniero delle sue debolezze. Eppure Auteri non l'aveva preparata male, anzi. Dopo la solita partenza diesel, con il colpo di testa fallito dal rosanero Rauti a due metri da Frattali, il Bari prende gradualmente le misure all'avversario. I galletti si difendono bene, costringono gli avversari a cercare solo tiri da fuori, e ripartono con dei contropiede fulminanti. D'Ursi ci prova un paio di volte, prima di avere successo al 45' su un'azione di Marras (sempre più un fattore in questa squadra) mal respinta dalla difesa di casa.
Sembrava tutto fatto, l'ostacolo Palermo (un'onesta squadra, ma veramente nulla più) pareva ormai scollinato. Bastava assestare il colpo del ko, attestata l'inconcludenza dei rosanero negli ultimi sedici metri. Luperini trova il goal, ma era in offside.
«Non vincerla è stato un delitto. Si possono sbagliare le giocate, non le scelte», ha detto Auteri nel post con grande lucidità. Il bersaglio della sua critica ha un nome e un cognome, quello stesso D'Ursi che fa nel primo tempo e disfa nella ripresa, vestendo i panni di una Penelope dei nostri tempi. L'azione di contropiede orchestrata dall'11 al 75' è sintomatica di un calciatore che può e deve fare molto di più, così come di più doveva fare per concludere l'azione, servendo il solissimo Antenucci invece di tentare un tiro improbabile. Pochi minuti dopo ci prova anche D'Orazio, ma la sua fortuna non è migliore.
La punizione-capolavoro di Lucca a 2' dal recupero è come il maître di un ristorante gourmet che ti porta il conto alla fine di una cena in cui hai mangiato piatti succulenti, ma non ti sei saziato neanche lontanamente. Il pareggio, alla fine, è la giusta condanna per un Bari che ha scientemente deciso di buttarsi via, non cogliendo l'occasione della vita.
È, però, anche l'occasione per affrontare queste tre settimane di pausa natalizia con lo spirito di chi deve riflettere su se stesso. Antenucci è apparso stanco (a 36 anni, con un calendario così fitto, sarebbe strano il contrario), sulle fasce Ciofani fa del suo meglio ma è un adattato, Semenzato va a corrente alternata, Andreoni lotta con la pubalgia, Corsinelli è un desaparecido e D'Orazio non ha un'alternativa che sia una. A centrocampo il Bari fa fatica con soli due uomini: se Maita e De Risio non fanno una partita super, lì nel mezzo in inferiorità numerica sono quasi sempre dolori. La difesa tiene, ma con Minelli out e Perrotta a mezzo servizio gli equilibri sono precari. In avanti Candellone si danna l'anima, ma di vedere la porta neanche l'idea, e Simeri per Auteri sembra essere buono solo per i 5' minuti finali.
Ora c'è il mercato, che con sé porta anche tanti interrogativi. I biancorossi hanno 34 punti (10 vittorie, 4 pari e 2 sconfitte), il cammino è molto buono e la rosa ha dimostrato di essere di livello. Non servono rivoluzioni, ma mirati aggiustamenti, come ha lasciato intendere Romairone in settimana. Sei punti dalla Ternana non saranno tanti, ma certamente non sono pochi; le fere stanno facendo anche meglio della Reggina dello scorso anno, ma il distacco del Bari comunque lascia vive le speranze. Sta, però, di fatto che da gennaio ci sarà bisogno di un cambio di marcia, innanzitutto mentale, perché solo "molto buono" potrebbe non bastare anche quest'anno a evitare le forche caudine dei playoff.
Ai galletti toccava "solo" vincere a Palermo (campo non facile, ma nemmeno impossibile visto l'andamento della formazione di Boscaglia), ma è evidente che gli esami di maturità non siano esattamente la specialità dei ragazzi di Auteri, almeno fino a ora. Nel pareggio 1-1 della "Favorita" c'è un po' la fotografia dei tanti vorrei ma non posso di questa prima parte di stagione; un Bari troppo spesso prigioniero delle sue debolezze. Eppure Auteri non l'aveva preparata male, anzi. Dopo la solita partenza diesel, con il colpo di testa fallito dal rosanero Rauti a due metri da Frattali, il Bari prende gradualmente le misure all'avversario. I galletti si difendono bene, costringono gli avversari a cercare solo tiri da fuori, e ripartono con dei contropiede fulminanti. D'Ursi ci prova un paio di volte, prima di avere successo al 45' su un'azione di Marras (sempre più un fattore in questa squadra) mal respinta dalla difesa di casa.
Sembrava tutto fatto, l'ostacolo Palermo (un'onesta squadra, ma veramente nulla più) pareva ormai scollinato. Bastava assestare il colpo del ko, attestata l'inconcludenza dei rosanero negli ultimi sedici metri. Luperini trova il goal, ma era in offside.
«Non vincerla è stato un delitto. Si possono sbagliare le giocate, non le scelte», ha detto Auteri nel post con grande lucidità. Il bersaglio della sua critica ha un nome e un cognome, quello stesso D'Ursi che fa nel primo tempo e disfa nella ripresa, vestendo i panni di una Penelope dei nostri tempi. L'azione di contropiede orchestrata dall'11 al 75' è sintomatica di un calciatore che può e deve fare molto di più, così come di più doveva fare per concludere l'azione, servendo il solissimo Antenucci invece di tentare un tiro improbabile. Pochi minuti dopo ci prova anche D'Orazio, ma la sua fortuna non è migliore.
La punizione-capolavoro di Lucca a 2' dal recupero è come il maître di un ristorante gourmet che ti porta il conto alla fine di una cena in cui hai mangiato piatti succulenti, ma non ti sei saziato neanche lontanamente. Il pareggio, alla fine, è la giusta condanna per un Bari che ha scientemente deciso di buttarsi via, non cogliendo l'occasione della vita.
È, però, anche l'occasione per affrontare queste tre settimane di pausa natalizia con lo spirito di chi deve riflettere su se stesso. Antenucci è apparso stanco (a 36 anni, con un calendario così fitto, sarebbe strano il contrario), sulle fasce Ciofani fa del suo meglio ma è un adattato, Semenzato va a corrente alternata, Andreoni lotta con la pubalgia, Corsinelli è un desaparecido e D'Orazio non ha un'alternativa che sia una. A centrocampo il Bari fa fatica con soli due uomini: se Maita e De Risio non fanno una partita super, lì nel mezzo in inferiorità numerica sono quasi sempre dolori. La difesa tiene, ma con Minelli out e Perrotta a mezzo servizio gli equilibri sono precari. In avanti Candellone si danna l'anima, ma di vedere la porta neanche l'idea, e Simeri per Auteri sembra essere buono solo per i 5' minuti finali.
Ora c'è il mercato, che con sé porta anche tanti interrogativi. I biancorossi hanno 34 punti (10 vittorie, 4 pari e 2 sconfitte), il cammino è molto buono e la rosa ha dimostrato di essere di livello. Non servono rivoluzioni, ma mirati aggiustamenti, come ha lasciato intendere Romairone in settimana. Sei punti dalla Ternana non saranno tanti, ma certamente non sono pochi; le fere stanno facendo anche meglio della Reggina dello scorso anno, ma il distacco del Bari comunque lascia vive le speranze. Sta, però, di fatto che da gennaio ci sarà bisogno di un cambio di marcia, innanzitutto mentale, perché solo "molto buono" potrebbe non bastare anche quest'anno a evitare le forche caudine dei playoff.