Il Bari suona il primo acuto, coraggio e qualità battono le incertezze
I biancorossi vincono a Perugia grazie a Caprile e a tanti spunti interessanti. Difesa da rivedere, ora si aspetta il colpo in attacco
lunedì 29 agosto 2022
1.37
Tutto meno che scontata, per questo la prima vittoria nel campionato di serie B per il Bari assume contorni gratificanti e decisamente incoraggianti. Il Bari, dopo aver strappato applausi e solo due punti tra Parma e la sfida interna al Palermo, sbanca il campo di patate del Renato Curi battendo 1-3 il Perugia.
E bene fa Mignani a dire che questa vittoria arriva nella meno convincente delle tre partite disputate in campionato dai galletti, perché qualcosa da aggiustare (anzi, forse anche più di qualcosa) ancora c'è. Ma val la pena iniziare dagli aspetti positivi, che pure non sono pochi. Il primo? Si chiama Elia Caprile, e non è una novità. Il rigore neutralizzato già al 5' a Olivieri conferma lo stato di grazia in cui si trova il giovane portiere biancorosso, per chi sembra fin troppo facile immaginare un futuro radioso e pieno di soddisfazioni. Ma Caprile ci mette una pezza anche sui colpi di testa di Angella (parata complicatissima nel primo tempo) e Casasola, salvando un Bari in difficoltà enorme nel gioco aereo. Praticamente di testa la beccano sempre quelli del Perugia, e anche quando Caprile non può farci nulla, è il palo (ancora Casasola) a salvare i galletti. Non è un caso, infatti, che il goal con cui gli umbri accorciano momentaneamente le distanze arrivi proprio su una palla alta: cross di Casasola da destra, svetta Strizzolo in mezzo a Di Cesare e Terranova, palla nell'angolo. Sistemare questo aspetto difensivo è, nell'immediato, il problema più urgente per Mignani.
[YOUTUBE]
Ma, come dicevamo, le note liete sono altrettanto numerose rispetto a quelle un po' così. Innanzitutto, la prima vittoria del Bari arriva in concomitanza della prima volta in cui i galletti passano in vantaggio: scampato il pericolo rigore (ingenuo Maiello che si fa anticipare da Olivieri e gli calcia la caviglia), i biancorossi tirano fuori dal cilindro uno dei pezzi pregiati del repertorio, il gioco palla a terra. Quando il Bari si muove nello stretto per poi verticalizzare, i risultati spesso sono prelibati: scambio in un fazzoletto tra Bellomo (buonissima prestazione al posto di Botta, unica sorpresa di formazione) e Maita, palla filtrante per l'inserimento del solito Folorunsho alle spalle della difesa, piattone sinistro chirurgico e palla in goal. Ebbene sì, dopo tre partite di fila (coppa Italia compresa) in cui i biancorossi sono andati sotto, per una volta lo scenario si ribalta. L'output, però, non è egualmente buono: il Bari per gestire si ritrova ad abbassarsi troppo, lasciando al Perugia completa iniziativa nel gioco sulle fasce, marchio di fabbrica del gioco concreto e senza fronzoli del 3-5-2 di mister Castori. Maiello nel primo tempo è stranamente lento e impreciso (per poi crescere notevolmente nella ripresa), a destra Casasola praticamente sfonda sempre su Ricci (serataccia) ma è sfortunato a non trovare pronti gli attaccanti alla deviazione in rete. Insomma, un po' per demeriti del Perugia, un po' per i meriti del Bari, per la bravura di Caprile, per l'arte di arrangiarsi di Terranova (ancora lontano dal difensore top della categoria che conosciamo) e Di Cesare, il Bari se la cava e chiude il primo tempo avanti.
Nella ripresa lo spartito cambia poco quanto nulla: il Perugia attacca, il Bari si difende basso e prova a ripartire. Caprile si fa vedere bravo non solo con le mani, ma anche coi piedi: al 54' l'intelligente lancio nella terra di nessuno coglie clamorosamente impreparati Angella e il portiere Gori, pasticcio servito per il famelico Cheddira, che realizza a porta vuota e conferma come anche lui si trovi in un momento di forma semplicemente clamoroso. Finita qui, verrebbe da pensare. Ma neanche per idea: al 57' il Perugia sfrutta le due amnesie più grosse del Bari, manda Casasola al cross da destra contro un Ricci spaesato, nel mezzo c'è Strizzolo a saltare fra Terranova e Di Cesare, e stavolta neanche Caprile può fare il miracolo. E il Bari riesce a non sfruttare a pieno il regalo del grifo, che rimane in 10 per la gomitata di Sgarbi su Cheddira; passa 1' e Ricci sente l'esigenza di rifilare una mezza testata a Casasola, giusto per ristabilire la parità numerica. Però, qui, è bravo Mignani a leggere il momento della partita e a fare quello che - a tutti gli effetti - è il cambio decisivo: out Bellomo, in D'Errico che entra subito con la testa giusta nel match. Al 70' Caprile fa il Caprile sul colpo di testa di Casasola, e poi proprio D'Errico va a fare pressione sugli avversari, la recupera e conduce un magistrale contropiede concluso con freddezza da Antenucci, fin lì regista "oscuro" delle offensive biancorosse. Un bel segnale da parte di D'Errico, finito quasi all'improvviso all'ombra di un Folorunsho straripante, ma che sembrerebbe aver capito di potersi ritagliare uno spazio importante in questo Bari anche come alternativa dalla panchina.
Dopo il tris, stavolta è finita davvero. Un Bari non perfetto la porta a casa con la qualità dei singoli e con una manovra in diversi momenti bella da vedere e - soprattutto - straordinariamente concreta ed efficace. Insomma, la sintesi di questa vittoria suonerebbe più o meno così: il coraggio e lo spirito battagliero la vincono 1-3 sugli errori e le amnesie. Per ora va benissimo così, soprattutto se non sei una squadra chiamata a tutti i costi a fare la voce grossa in un campionato difficilissimo e ultra competitivo come la serie B di quest'anno.
La notizia buona (ottima) è che una squadra in larghissima parte ereditata dalla serie C si sta dimostrando preparatissima dal punto di vista fisico, e subito pronta ad affrontare la categoria superiore. Non era affatto prevedibile, soprattutto non così in fretta. E anche Mignani, umile, freddo e razionale, si sta dimostrando allenatore all'altezza della B, che affronta quest'anno per la prima volta; anche qui, qualche piccolo dubbio era legittimo, ma il tecnico ci sta mettendo ampiamente del suo per conquistare la fiducia della piazza. Sabato prossimo ci sarà la Spal al San Nicola, e sarà un altro bel banco di prova (ferraresi che hanno battuto il Cagliari, non un risultato banale). Ora, però, la palla passa al diesse Polito, che ha tempo fino alle 20 del 1 settembre per completare una rosa che - a conti fatti - può ancora essere migliorata. Portato a casa il difensore Zuzek, c'è da colmare quella che è la lacuna più evidente della rosa: un attaccante di categoria che dia a Mignani una scelta sicura lì davanti, dove Cheddira e Antenucci stanno facendo benissimo, ma i vari Ceter, Cangiano e Galano sono tutte scommesse, per quanto ponderate. Peccato essersi ridotti all'ultimo minuto, dopo aver avuto la certezza della promozione il 3 aprile e dopo aver visto sfumare piano piano tutti gli obiettivi (Moncini, La Mantia, Ciano, Simy e compagnia). Polito sta corteggiando da settimane il danese Gytkjaer del Monza, ma sono apertissime anche piste che portano all'estero. Iniziano giorni decisivi, anche in vista della chiusura della campagna abbonamenti: Bari vuole sognare e con questa squadra può togliersi delle belle soddisfazioni, ora val la pena allargare i cordoni della borsa, piazzare un grande colpo e accendere un bell'entusiasmo. Chissà, magari le sorprese potrebbero non finire qui.
E bene fa Mignani a dire che questa vittoria arriva nella meno convincente delle tre partite disputate in campionato dai galletti, perché qualcosa da aggiustare (anzi, forse anche più di qualcosa) ancora c'è. Ma val la pena iniziare dagli aspetti positivi, che pure non sono pochi. Il primo? Si chiama Elia Caprile, e non è una novità. Il rigore neutralizzato già al 5' a Olivieri conferma lo stato di grazia in cui si trova il giovane portiere biancorosso, per chi sembra fin troppo facile immaginare un futuro radioso e pieno di soddisfazioni. Ma Caprile ci mette una pezza anche sui colpi di testa di Angella (parata complicatissima nel primo tempo) e Casasola, salvando un Bari in difficoltà enorme nel gioco aereo. Praticamente di testa la beccano sempre quelli del Perugia, e anche quando Caprile non può farci nulla, è il palo (ancora Casasola) a salvare i galletti. Non è un caso, infatti, che il goal con cui gli umbri accorciano momentaneamente le distanze arrivi proprio su una palla alta: cross di Casasola da destra, svetta Strizzolo in mezzo a Di Cesare e Terranova, palla nell'angolo. Sistemare questo aspetto difensivo è, nell'immediato, il problema più urgente per Mignani.
[YOUTUBE]
Ma, come dicevamo, le note liete sono altrettanto numerose rispetto a quelle un po' così. Innanzitutto, la prima vittoria del Bari arriva in concomitanza della prima volta in cui i galletti passano in vantaggio: scampato il pericolo rigore (ingenuo Maiello che si fa anticipare da Olivieri e gli calcia la caviglia), i biancorossi tirano fuori dal cilindro uno dei pezzi pregiati del repertorio, il gioco palla a terra. Quando il Bari si muove nello stretto per poi verticalizzare, i risultati spesso sono prelibati: scambio in un fazzoletto tra Bellomo (buonissima prestazione al posto di Botta, unica sorpresa di formazione) e Maita, palla filtrante per l'inserimento del solito Folorunsho alle spalle della difesa, piattone sinistro chirurgico e palla in goal. Ebbene sì, dopo tre partite di fila (coppa Italia compresa) in cui i biancorossi sono andati sotto, per una volta lo scenario si ribalta. L'output, però, non è egualmente buono: il Bari per gestire si ritrova ad abbassarsi troppo, lasciando al Perugia completa iniziativa nel gioco sulle fasce, marchio di fabbrica del gioco concreto e senza fronzoli del 3-5-2 di mister Castori. Maiello nel primo tempo è stranamente lento e impreciso (per poi crescere notevolmente nella ripresa), a destra Casasola praticamente sfonda sempre su Ricci (serataccia) ma è sfortunato a non trovare pronti gli attaccanti alla deviazione in rete. Insomma, un po' per demeriti del Perugia, un po' per i meriti del Bari, per la bravura di Caprile, per l'arte di arrangiarsi di Terranova (ancora lontano dal difensore top della categoria che conosciamo) e Di Cesare, il Bari se la cava e chiude il primo tempo avanti.
Nella ripresa lo spartito cambia poco quanto nulla: il Perugia attacca, il Bari si difende basso e prova a ripartire. Caprile si fa vedere bravo non solo con le mani, ma anche coi piedi: al 54' l'intelligente lancio nella terra di nessuno coglie clamorosamente impreparati Angella e il portiere Gori, pasticcio servito per il famelico Cheddira, che realizza a porta vuota e conferma come anche lui si trovi in un momento di forma semplicemente clamoroso. Finita qui, verrebbe da pensare. Ma neanche per idea: al 57' il Perugia sfrutta le due amnesie più grosse del Bari, manda Casasola al cross da destra contro un Ricci spaesato, nel mezzo c'è Strizzolo a saltare fra Terranova e Di Cesare, e stavolta neanche Caprile può fare il miracolo. E il Bari riesce a non sfruttare a pieno il regalo del grifo, che rimane in 10 per la gomitata di Sgarbi su Cheddira; passa 1' e Ricci sente l'esigenza di rifilare una mezza testata a Casasola, giusto per ristabilire la parità numerica. Però, qui, è bravo Mignani a leggere il momento della partita e a fare quello che - a tutti gli effetti - è il cambio decisivo: out Bellomo, in D'Errico che entra subito con la testa giusta nel match. Al 70' Caprile fa il Caprile sul colpo di testa di Casasola, e poi proprio D'Errico va a fare pressione sugli avversari, la recupera e conduce un magistrale contropiede concluso con freddezza da Antenucci, fin lì regista "oscuro" delle offensive biancorosse. Un bel segnale da parte di D'Errico, finito quasi all'improvviso all'ombra di un Folorunsho straripante, ma che sembrerebbe aver capito di potersi ritagliare uno spazio importante in questo Bari anche come alternativa dalla panchina.
Dopo il tris, stavolta è finita davvero. Un Bari non perfetto la porta a casa con la qualità dei singoli e con una manovra in diversi momenti bella da vedere e - soprattutto - straordinariamente concreta ed efficace. Insomma, la sintesi di questa vittoria suonerebbe più o meno così: il coraggio e lo spirito battagliero la vincono 1-3 sugli errori e le amnesie. Per ora va benissimo così, soprattutto se non sei una squadra chiamata a tutti i costi a fare la voce grossa in un campionato difficilissimo e ultra competitivo come la serie B di quest'anno.
La notizia buona (ottima) è che una squadra in larghissima parte ereditata dalla serie C si sta dimostrando preparatissima dal punto di vista fisico, e subito pronta ad affrontare la categoria superiore. Non era affatto prevedibile, soprattutto non così in fretta. E anche Mignani, umile, freddo e razionale, si sta dimostrando allenatore all'altezza della B, che affronta quest'anno per la prima volta; anche qui, qualche piccolo dubbio era legittimo, ma il tecnico ci sta mettendo ampiamente del suo per conquistare la fiducia della piazza. Sabato prossimo ci sarà la Spal al San Nicola, e sarà un altro bel banco di prova (ferraresi che hanno battuto il Cagliari, non un risultato banale). Ora, però, la palla passa al diesse Polito, che ha tempo fino alle 20 del 1 settembre per completare una rosa che - a conti fatti - può ancora essere migliorata. Portato a casa il difensore Zuzek, c'è da colmare quella che è la lacuna più evidente della rosa: un attaccante di categoria che dia a Mignani una scelta sicura lì davanti, dove Cheddira e Antenucci stanno facendo benissimo, ma i vari Ceter, Cangiano e Galano sono tutte scommesse, per quanto ponderate. Peccato essersi ridotti all'ultimo minuto, dopo aver avuto la certezza della promozione il 3 aprile e dopo aver visto sfumare piano piano tutti gli obiettivi (Moncini, La Mantia, Ciano, Simy e compagnia). Polito sta corteggiando da settimane il danese Gytkjaer del Monza, ma sono apertissime anche piste che portano all'estero. Iniziano giorni decisivi, anche in vista della chiusura della campagna abbonamenti: Bari vuole sognare e con questa squadra può togliersi delle belle soddisfazioni, ora val la pena allargare i cordoni della borsa, piazzare un grande colpo e accendere un bell'entusiasmo. Chissà, magari le sorprese potrebbero non finire qui.