Il Bari tradito ancora dal San Nicola. La rimonta ora è un miraggio?
Il pareggio beffardo contro il Teramo mette in mostra i limiti dei biancorossi nel gestire il vantaggio e nell'incisività della panchina
lunedì 25 novembre 2019
2.52
Il Bari frena ancora al San Nicola. Dopo il pari acchiappato per i capelli contro la Vibonese, anche il Teramo impone la X ai biancorossi, che chiudono sul pari per 1-1 una partita ricca di beffe e rimpianti. Su un campo zuppo di pioggia, inadatto al gioco palla-a-terra dia Vivarini, i galletti erano anche riusciti a passare in vantaggio con la sontuosa "bicicleta" di Antenucci prima del quarto d'ora. Poi il lenta ma inesorabile scivolare nei soliti errori, fino al pareggio al 91'. Certo, la rete di Cancellotti è stata frutto di una serie di sfortunate coincidenze: deviazione di testa di Ferrari e tocco decisivo col braccio di Perrotta a correggere la traiettoria della palla alle spalle di Frattali. Ma gli errori ci sono, e sono di concetto ancorché tecnici e tattici.
Il Bari è incapace di gestire il vantaggio e portare a termine le partite col minimo scarto. La sfida col Teramo è solo l'ultima di una serie di rimpianti che sempre più duri da cancellare. Quello che è mancato al Bari (ieri e tante volte prima) è stata l'ultima stoccata per mandare al tappeto un avversario che alla mezzora vacillava paurosamente. Il Bari non l'ha chiusa e ha permesso al Teramo di restare aggrappato coi nervi alla partita, fino a presentare il salato conto nel finale.
La partita l'hanno decisa le panchine, decisive con la formula dei cinque cambi. Cianci, Minelli e Santoro nel Teramo hanno portato vivacità e voglia, tant'è che gli abruzzesi hanno creato più negli ultimi 15' che nei precedenti 75'. A Vivarini, invece, i cambi hanno dato poco quanto nulla: «Ho provato a mettere centimetri proprio per evitare di prendere goal come quello», la spiegazione del mister a fine gara. Fatto sta che la panchina difficilmente riesce a essere protagonista nelle sorti dei biancorossi: Folorunsho per Hamlili ha significato un arretramento di 15 metri buoni del baricentro della squadra, Ferrari non ha in questo momento né l'inventiva di Antenucci né la generosità di Simeri, Scavone fra le linee è sembrato solo l'ultimo di una sfilza di esperimenti mal riusciti.
Ancora una volta il mister si è affidato a Terrani per la maglia di trequartista, e di nuovo il risultato è apparso ondivago. L'ex Perugia ci prova, ma centralmente finisce spesso nell'imbuto fra il centrocampo e la difesa avversari, senza creare mai nulla di pericoloso. I migliori spunti Terrani li ha quando si va a cercare un po' di spazio sulla fascia, lì dove d'altra parte sarebbe la sua posizione naturale. Il vero vulnus del 4-3-1-2 di Vivarini è proprio quel numero "1" che la rosa del Bari al momento non copre. Nemmeno Neglia dalla panchina riesce a scuotere la staticità della squadra negli ultimi, decisivi, minuti, e il perché Vivarini continui a considerare Floriano come "extrema ratio" appare veramente un rebus.
I dati parlano chiaro: per un motivo o per l'altro il Bari ha ottenuto troppo poco dal San Nicola. Sconfitta con la Viterbese e pareggi con Monopoli, Reggina, Vibonese e Teramo: tutti punti persi malamente. Il disavanzo casa/trasferta è inequivocabile: il Bari ha conquistato 17 punti su 30 fuori casa (è primo a pari merito con la Ternana in questa singolare classifica), mentre i solo i restanti 13 sono arrivati sul terreno amico (e qui si scivola addirittura all'11mo posto). E questo potrebbe essere un dato rincuorante se si pensa che nel girone di ritorno non ci sarà nemmeno un big match in casa, ma non si può neanche pensare che con una media interna del genere si vada chissà quanto lontani.
Ora la faccenda si fa dura: il Bari perde due punti da Ternana e Potenza, ne recupera solo uno al Monopoli ma soprattutto vede l'infallibile Reggina allungare a +10 in vetta alla classifica. Troppo il margine da recuperare? Forse no, ma ci vuole anche un po' di "collaborazione" da parte dei calabresi e delle altre che precedono il Bari per rimettere in corsa i biancorossi. Di mezzo ci sarà l'ultima parte di girone d'andata, il mercato e poi lo sprint del ritorno, quando si aprirà un nuovo campionato. Sta di fatto, però, che il Bari deve fare di più: la sfida di Vivarini è, adesso, riuscire a far sì che i miglioramenti (enormi) da lui apportati dopo il suo arrivo si traducano in una maggiore costanza da parte di una squadra alla ricerca della sua definitiva maturazione.
Il Bari è incapace di gestire il vantaggio e portare a termine le partite col minimo scarto. La sfida col Teramo è solo l'ultima di una serie di rimpianti che sempre più duri da cancellare. Quello che è mancato al Bari (ieri e tante volte prima) è stata l'ultima stoccata per mandare al tappeto un avversario che alla mezzora vacillava paurosamente. Il Bari non l'ha chiusa e ha permesso al Teramo di restare aggrappato coi nervi alla partita, fino a presentare il salato conto nel finale.
La partita l'hanno decisa le panchine, decisive con la formula dei cinque cambi. Cianci, Minelli e Santoro nel Teramo hanno portato vivacità e voglia, tant'è che gli abruzzesi hanno creato più negli ultimi 15' che nei precedenti 75'. A Vivarini, invece, i cambi hanno dato poco quanto nulla: «Ho provato a mettere centimetri proprio per evitare di prendere goal come quello», la spiegazione del mister a fine gara. Fatto sta che la panchina difficilmente riesce a essere protagonista nelle sorti dei biancorossi: Folorunsho per Hamlili ha significato un arretramento di 15 metri buoni del baricentro della squadra, Ferrari non ha in questo momento né l'inventiva di Antenucci né la generosità di Simeri, Scavone fra le linee è sembrato solo l'ultimo di una sfilza di esperimenti mal riusciti.
Ancora una volta il mister si è affidato a Terrani per la maglia di trequartista, e di nuovo il risultato è apparso ondivago. L'ex Perugia ci prova, ma centralmente finisce spesso nell'imbuto fra il centrocampo e la difesa avversari, senza creare mai nulla di pericoloso. I migliori spunti Terrani li ha quando si va a cercare un po' di spazio sulla fascia, lì dove d'altra parte sarebbe la sua posizione naturale. Il vero vulnus del 4-3-1-2 di Vivarini è proprio quel numero "1" che la rosa del Bari al momento non copre. Nemmeno Neglia dalla panchina riesce a scuotere la staticità della squadra negli ultimi, decisivi, minuti, e il perché Vivarini continui a considerare Floriano come "extrema ratio" appare veramente un rebus.
I dati parlano chiaro: per un motivo o per l'altro il Bari ha ottenuto troppo poco dal San Nicola. Sconfitta con la Viterbese e pareggi con Monopoli, Reggina, Vibonese e Teramo: tutti punti persi malamente. Il disavanzo casa/trasferta è inequivocabile: il Bari ha conquistato 17 punti su 30 fuori casa (è primo a pari merito con la Ternana in questa singolare classifica), mentre i solo i restanti 13 sono arrivati sul terreno amico (e qui si scivola addirittura all'11mo posto). E questo potrebbe essere un dato rincuorante se si pensa che nel girone di ritorno non ci sarà nemmeno un big match in casa, ma non si può neanche pensare che con una media interna del genere si vada chissà quanto lontani.
Ora la faccenda si fa dura: il Bari perde due punti da Ternana e Potenza, ne recupera solo uno al Monopoli ma soprattutto vede l'infallibile Reggina allungare a +10 in vetta alla classifica. Troppo il margine da recuperare? Forse no, ma ci vuole anche un po' di "collaborazione" da parte dei calabresi e delle altre che precedono il Bari per rimettere in corsa i biancorossi. Di mezzo ci sarà l'ultima parte di girone d'andata, il mercato e poi lo sprint del ritorno, quando si aprirà un nuovo campionato. Sta di fatto, però, che il Bari deve fare di più: la sfida di Vivarini è, adesso, riuscire a far sì che i miglioramenti (enormi) da lui apportati dopo il suo arrivo si traducano in una maggiore costanza da parte di una squadra alla ricerca della sua definitiva maturazione.