Il Bari viene fuori alla distanza, secondo tempo di livello per tre punti d'oro
Biancorossi bravi a rimontare il vantaggio del Catania con una ripresa in cui si è visto il meglio della gestione Auteri
martedì 27 ottobre 2020
9.39
Dalle stalle alle stelle in meno di un'ora. Bari-Catania è la partita che forse meglio spiega i limiti ma soprattutto le potenzialità della squadra biancorossa secondo la filosofia calcistica di mister Gaetano Auteri. Finisce 4-1 in rimonta, risultato che alla mezz'ora di gioco pareva tutto meno che scontato, nella serata del ritorno nello spettrale San Nicola a porte chiuse.
Il primo tempo presenta un campanello d'allarme ricorrente nelle ultime uscite biancorosse: come contro il Teramo e il Monopoli, il Bari fa vedere una manovra lenta, compassata, prevedibile al cospetto di un Catania ordinato e pungente in velocità. A centrocampo Maita fa, come al solito, la parte del leone ma davanti al 3-5-2 predisposto da Raffaele per gli etnei la mediana a due del Bari (con Lollo ancora non al top) paga la costante inferiorità numerica. In difesa Minelli è un corazziere praticamente insuperabile nei duelli individuali, ma paga tanto quando viene preso in velocità, motivo per cui deve chiedere al sempre puntualissimo Celiento di fare per due quando si tratta di sfide sulla medio-breve distanza.
In attacco Antenucci prova a fare tutto da solo, in una serata di scarsa vena sia per D'Ursi che per Marras (che cresce alla distanza), ma l'arcigno assetto difensivo dei rossazzurri siciliani lascia poco spazio alla manovra individuale della stella più brillante nel firmamento barese.
La prima frazione di gara del Bari, goffo, prevedibile e macchinoso, sta tutta nell'autorete di un Ciofani particolarmente scoordinato nel tentativo di respingere l'insidioso cross di Calapai, che prima di mettere nel mezzo quel pallone velenoso si beve tutto d'un fiato D'Orazio, sotto i suoi abituali standard. In quella palla che beffardamente finisce in rete dopo una comica svirgolata c'è tutta l'essenza di quello che il Bari non deve essere: approssimativo, grossolano, senza mordente. L'inizio di gara è shock, col Catania che prima di trovare il fortuito vantaggio si fa vedere almeno tre occasioni Rosaia, Izco e Gatto.
Fortuna per Auteri, però, la sua squadra ha anche un'altra faccia, molto più bella e convincente dell'altra; di certo la migliore vista fin qui nella gestione del tecnico siciliano. Preso il rocambolesco goal, il Bari progressivamente si alza: prima Lollo si divora di testa un goal quasi fatto, su un cross perfetto di Celiento, poi Di Cesare s'inventa la giocata della vita andando in dribbling su tre avversari prima di lasciar partire un destro a giro disegnato col goniometro. Quel goal, che permette al Bari di andare negli spogliatoi con in tasca un pareggio insperato, è di fatto l'episodio chiave della partita.
Nella ripresa il tecnico dei galletti conferma di essere tutto tranne che un dogmatico, e da uomo saggio rivede le sue scelte: subito dentro Montalto per l'evanescente D'Ursi, e passaggio a un più vario 3-4-2 con Marras libero di svariare su tutta la trequarti. È, di fatto, la mossa vincente: con un centravanti di peso a fare da boa per Antenucci e un 10 che toglie i punti di riferimento, il Catania va in confusione, come testimoniato dall'intempestivo tentativo di chiusura di Claiton, che finisce per metterla alle spalle di Martinez regalando il vantaggio ai biancorossi.
Poi è tutta discesa: il Catania praticamente scoppia dopo il goal subito e lascia campo al Bari, che sull'asse Marras-Antenucci costruisce l'assist perfetto per Montalto, che segna, si fa male ed esce dopo neanche 20' di partita. Nel finale c'è gloria anche per Citro, che si procura (su bell'assist di Candellone) un rigore che sbaglia tirando addosso a Martinez, ma che si fa altresì trovare pronto al tap-in sulla respinta. C'è spazio anche per il ritorno di Hamlili (pochi minuti che bastano all'italo-marocchino per far vedere di essere ancora importante per questa squadra), e alla fine tutti contenti.
Insomma, un Bari che viene fuori alla distanza e si regala tre punti importantissimi, più per morale e autostima che per una classifica ancora tutta da decifrare e definire. Ad Auteri il compito di trasferire più sicurezza alla sua squadra anche in avvio di gara, sulla strada per trovare quella continuità che è probabilmente l'elemento decisivo per spuntarla in un campionato come la serie C.
E domenica c'è il derby: il Bari volerà a Foggia per verificare le sue pretese e ambizioni. Lo farà probabilmente ancora senza De Risio e forse Bianco (ancora acciaccato), dovendo probabilmente fare a meno di Montalto e soprattutto Maita, uscito nel finale con i muscoli in aperta protesta. Un impegno difficile, quindi, in cui i biancorossi saranno chiamati a dimostrare non solo di voler crescere tecnicamente, ma anche di saper uscire da quei limiti caratteriali che fin qui hanno un po' sporcato un percorso che - comunque - rimane molto buono.
Il primo tempo presenta un campanello d'allarme ricorrente nelle ultime uscite biancorosse: come contro il Teramo e il Monopoli, il Bari fa vedere una manovra lenta, compassata, prevedibile al cospetto di un Catania ordinato e pungente in velocità. A centrocampo Maita fa, come al solito, la parte del leone ma davanti al 3-5-2 predisposto da Raffaele per gli etnei la mediana a due del Bari (con Lollo ancora non al top) paga la costante inferiorità numerica. In difesa Minelli è un corazziere praticamente insuperabile nei duelli individuali, ma paga tanto quando viene preso in velocità, motivo per cui deve chiedere al sempre puntualissimo Celiento di fare per due quando si tratta di sfide sulla medio-breve distanza.
In attacco Antenucci prova a fare tutto da solo, in una serata di scarsa vena sia per D'Ursi che per Marras (che cresce alla distanza), ma l'arcigno assetto difensivo dei rossazzurri siciliani lascia poco spazio alla manovra individuale della stella più brillante nel firmamento barese.
La prima frazione di gara del Bari, goffo, prevedibile e macchinoso, sta tutta nell'autorete di un Ciofani particolarmente scoordinato nel tentativo di respingere l'insidioso cross di Calapai, che prima di mettere nel mezzo quel pallone velenoso si beve tutto d'un fiato D'Orazio, sotto i suoi abituali standard. In quella palla che beffardamente finisce in rete dopo una comica svirgolata c'è tutta l'essenza di quello che il Bari non deve essere: approssimativo, grossolano, senza mordente. L'inizio di gara è shock, col Catania che prima di trovare il fortuito vantaggio si fa vedere almeno tre occasioni Rosaia, Izco e Gatto.
Fortuna per Auteri, però, la sua squadra ha anche un'altra faccia, molto più bella e convincente dell'altra; di certo la migliore vista fin qui nella gestione del tecnico siciliano. Preso il rocambolesco goal, il Bari progressivamente si alza: prima Lollo si divora di testa un goal quasi fatto, su un cross perfetto di Celiento, poi Di Cesare s'inventa la giocata della vita andando in dribbling su tre avversari prima di lasciar partire un destro a giro disegnato col goniometro. Quel goal, che permette al Bari di andare negli spogliatoi con in tasca un pareggio insperato, è di fatto l'episodio chiave della partita.
Nella ripresa il tecnico dei galletti conferma di essere tutto tranne che un dogmatico, e da uomo saggio rivede le sue scelte: subito dentro Montalto per l'evanescente D'Ursi, e passaggio a un più vario 3-4-2 con Marras libero di svariare su tutta la trequarti. È, di fatto, la mossa vincente: con un centravanti di peso a fare da boa per Antenucci e un 10 che toglie i punti di riferimento, il Catania va in confusione, come testimoniato dall'intempestivo tentativo di chiusura di Claiton, che finisce per metterla alle spalle di Martinez regalando il vantaggio ai biancorossi.
Poi è tutta discesa: il Catania praticamente scoppia dopo il goal subito e lascia campo al Bari, che sull'asse Marras-Antenucci costruisce l'assist perfetto per Montalto, che segna, si fa male ed esce dopo neanche 20' di partita. Nel finale c'è gloria anche per Citro, che si procura (su bell'assist di Candellone) un rigore che sbaglia tirando addosso a Martinez, ma che si fa altresì trovare pronto al tap-in sulla respinta. C'è spazio anche per il ritorno di Hamlili (pochi minuti che bastano all'italo-marocchino per far vedere di essere ancora importante per questa squadra), e alla fine tutti contenti.
Insomma, un Bari che viene fuori alla distanza e si regala tre punti importantissimi, più per morale e autostima che per una classifica ancora tutta da decifrare e definire. Ad Auteri il compito di trasferire più sicurezza alla sua squadra anche in avvio di gara, sulla strada per trovare quella continuità che è probabilmente l'elemento decisivo per spuntarla in un campionato come la serie C.
E domenica c'è il derby: il Bari volerà a Foggia per verificare le sue pretese e ambizioni. Lo farà probabilmente ancora senza De Risio e forse Bianco (ancora acciaccato), dovendo probabilmente fare a meno di Montalto e soprattutto Maita, uscito nel finale con i muscoli in aperta protesta. Un impegno difficile, quindi, in cui i biancorossi saranno chiamati a dimostrare non solo di voler crescere tecnicamente, ma anche di saper uscire da quei limiti caratteriali che fin qui hanno un po' sporcato un percorso che - comunque - rimane molto buono.