Il Bari vince assaltando di sciabola. Galletti promossi su un campo disastroso
I biancorossi battono l'Acireale con una prestazione di nervi e buon gioco
lunedì 5 novembre 2018
10.18
Una battaglia: così mister Giovanni Cornacchini ha fotografato la sfida del suo Bari in casa dell'Acireale nel post gara. A portare a casa il bottino pieno sono stati proprio i biancorossi, impostisi con il finale di 1-3, dopo aver mostrato un volto di sé che praticamente in questo avvio di stagione in Serie D non avevamo mai visto.
Smesso lo smoking, il Bari ha saputo indossare l'elmetto per andare ad affrontare una vera e propria guerra di nervi su un terreno ai limiti della praticabilità, contro un avversario che fin dal principio l'ha messa sul piano dell'agonismo estremo (a volte addirittura della rissa). La sfida del Tupparello di Acireale ci consegna un Bari nuovo, che sta «Iniziando a diventare una squadra vera», come ha analizzato il tecnico dopo il fischio finale. Assodato che la squadra biancorossa, contro avversari di rango tecnico inferiore, sa vincere le partite in punta di fioretto, non può che lasciare una giusta soddisfazione apprendere come i Galletti stiano pian piano imparando ad assaltare anche di sciabola, badando poco alla forma e molto di più alla sostanza.
La sfida in terra siciliana ha messo in evidenza l'abilità di Cornacchini nel dare ai suoi ragazzi un volto diverso senza stravolgerne l'identità. Pur su un terreno disastrato, il Bari non ha quasi mai rinunciato a imporre il suo gioco, affidandosi nuovamente al 4-2-3-1 che tante buone cose aveva fatto vedere contro il Locri, puntando sempre sulla manovra palla-a-terra, sulla capacità di Brienza di mettere ordine e su un gioco verticale in grado di innescare la velocità delle ali alle spalle della difesa (altra prova maiuscola di Piovanello). Cornacchini smentisce chi temeva che il suo Bari, alla luce dell'esperienza negativa di Marsala, dovesse necessariamente cambiare abito tattico (magari affidandosi al lancio lungo con il doppio centravanti a guidare la prima linea) su un terreno poco congeniale alle sue caratteristiche. L'attenzione del tecnico, invece, in questi mesi si è più volte soffermata più che sull'aspetto tattico su quello mentale: spesso Cornacchini parla dell'approccio alla gara come mattone fondante di tutta l'architettura di una squadra nata - giova ricordarlo - solo a fine agosto.
La partita di Acireale lascia in eredità un Bari cattivo fin dal 1', che accetta la lotta nel fango, che va in vantaggio (con Pozzebon) subito dopo un inizio di gara nervoso e che non si disunisce quando l'Acireale trova il pari a sorpresa su una disattenzione (ci può stare) di Nannini, che buca e lancia in porta Leotta. Il secondo tempo giocato col coltello fra i denti è la cartina al tornasole con cui giudicare questo passaggio di mentalità del Bari, calatosi gradualmente ma tutto sommato in fretta nella dura realtà della Serie D. Pochi fronzoli quando non si può palleggiare e tanta concretezza per arrivare fino in porta, come nell'azione dell'1-2 siglato da Simeri su suggerimento dell'infinito Brienza. La rete dell'1-3 messa a segno da Langella arriva con il Bari addirittura in 9 contro 11 per le espulsioni di Mattera (più di un dubbio resta sul rosso al centrale barese) e Pozzebon (luci e ombre per l'attaccante, che segna ma con una gomitata ingenua va incontro a una squalifica corposa), figlie dell'arbitraggio del signor Zanotti, che preferisce fin da subito dirimere le contese distribuendo cartellini a volontà e finendo per incattivire ancor di più la gara.
Di fatto, però, anche con due uomini in meno il Bari ha rischiato poco o nulla, eccezion fatta per il rigore sparato alle stelle da Madonia quando già eravamo ben oltre il 90' e la gara sembrava indirizzata in favore dei biancorossi. Ora, però, arriva un'altra sfida stimolante per Cornacchini e i suoi, che in dieci giorni si troveranno ad affrontare Città di Messina, Castrovillari (turno infrasettimanale in trasferta) e Palmese, prima della trasferta di Gela e dalla sfida in casa contro la Nocerina (attuale seconda). Nonostante la giusta cautela, impostagli dal ruolo, di Cornacchini, si tratta a tutti gli effetti di un poker di gare con cui i Galletti (già i vetta a +5) possono seminare le avversarie e tentare un allungo quasi decisivo prima di Natale. Con la consapevolezza di avere a che fare con un gruppo che «Inizia a essere squadra vera»; un aspetto fondamentale per passare indenni dal Purgatorio della Serie D.
Smesso lo smoking, il Bari ha saputo indossare l'elmetto per andare ad affrontare una vera e propria guerra di nervi su un terreno ai limiti della praticabilità, contro un avversario che fin dal principio l'ha messa sul piano dell'agonismo estremo (a volte addirittura della rissa). La sfida del Tupparello di Acireale ci consegna un Bari nuovo, che sta «Iniziando a diventare una squadra vera», come ha analizzato il tecnico dopo il fischio finale. Assodato che la squadra biancorossa, contro avversari di rango tecnico inferiore, sa vincere le partite in punta di fioretto, non può che lasciare una giusta soddisfazione apprendere come i Galletti stiano pian piano imparando ad assaltare anche di sciabola, badando poco alla forma e molto di più alla sostanza.
La sfida in terra siciliana ha messo in evidenza l'abilità di Cornacchini nel dare ai suoi ragazzi un volto diverso senza stravolgerne l'identità. Pur su un terreno disastrato, il Bari non ha quasi mai rinunciato a imporre il suo gioco, affidandosi nuovamente al 4-2-3-1 che tante buone cose aveva fatto vedere contro il Locri, puntando sempre sulla manovra palla-a-terra, sulla capacità di Brienza di mettere ordine e su un gioco verticale in grado di innescare la velocità delle ali alle spalle della difesa (altra prova maiuscola di Piovanello). Cornacchini smentisce chi temeva che il suo Bari, alla luce dell'esperienza negativa di Marsala, dovesse necessariamente cambiare abito tattico (magari affidandosi al lancio lungo con il doppio centravanti a guidare la prima linea) su un terreno poco congeniale alle sue caratteristiche. L'attenzione del tecnico, invece, in questi mesi si è più volte soffermata più che sull'aspetto tattico su quello mentale: spesso Cornacchini parla dell'approccio alla gara come mattone fondante di tutta l'architettura di una squadra nata - giova ricordarlo - solo a fine agosto.
La partita di Acireale lascia in eredità un Bari cattivo fin dal 1', che accetta la lotta nel fango, che va in vantaggio (con Pozzebon) subito dopo un inizio di gara nervoso e che non si disunisce quando l'Acireale trova il pari a sorpresa su una disattenzione (ci può stare) di Nannini, che buca e lancia in porta Leotta. Il secondo tempo giocato col coltello fra i denti è la cartina al tornasole con cui giudicare questo passaggio di mentalità del Bari, calatosi gradualmente ma tutto sommato in fretta nella dura realtà della Serie D. Pochi fronzoli quando non si può palleggiare e tanta concretezza per arrivare fino in porta, come nell'azione dell'1-2 siglato da Simeri su suggerimento dell'infinito Brienza. La rete dell'1-3 messa a segno da Langella arriva con il Bari addirittura in 9 contro 11 per le espulsioni di Mattera (più di un dubbio resta sul rosso al centrale barese) e Pozzebon (luci e ombre per l'attaccante, che segna ma con una gomitata ingenua va incontro a una squalifica corposa), figlie dell'arbitraggio del signor Zanotti, che preferisce fin da subito dirimere le contese distribuendo cartellini a volontà e finendo per incattivire ancor di più la gara.
Di fatto, però, anche con due uomini in meno il Bari ha rischiato poco o nulla, eccezion fatta per il rigore sparato alle stelle da Madonia quando già eravamo ben oltre il 90' e la gara sembrava indirizzata in favore dei biancorossi. Ora, però, arriva un'altra sfida stimolante per Cornacchini e i suoi, che in dieci giorni si troveranno ad affrontare Città di Messina, Castrovillari (turno infrasettimanale in trasferta) e Palmese, prima della trasferta di Gela e dalla sfida in casa contro la Nocerina (attuale seconda). Nonostante la giusta cautela, impostagli dal ruolo, di Cornacchini, si tratta a tutti gli effetti di un poker di gare con cui i Galletti (già i vetta a +5) possono seminare le avversarie e tentare un allungo quasi decisivo prima di Natale. Con la consapevolezza di avere a che fare con un gruppo che «Inizia a essere squadra vera»; un aspetto fondamentale per passare indenni dal Purgatorio della Serie D.