Il cuore dopo un primo tempo da dimenticare. Per il Bari un punto guadagnato
La rete di Iadaresta scaccia via i fantasmi e mantiene viva l'imbattibilità casalinga dei biancorossi
lunedì 25 febbraio 2019
0.26
Per un'ora e oltre il Bari ha visto le streghe. Già, perché l'Acireale è andato a tanto così dal mettere a segno il colpo grosso e dal mettere la parola fine all'imbattibilità del Bari fra le mura del San Nicola. Poi ci pensa Iadaresta a rispondere alla rete di Manfrè, fissare il punteggio sull'1-1 finale e a riportare i biancorossi in linea di galleggiamento, dopo che stavano per fare la fine del mercantile turco arenato a Pane e Pomodoro. L'uomo della provvidenza, il centravanti ex Latina; quello che dopo 2' dal suo ingresso ti toglie le castagne dal fuoco, quello che si sblocca esattamente nel momento più pesante.
Eppure la rete del pennellone con il numero 18 sulle spalle non deve distogliere l'attenzione dal vuoto cosmico che è stata la squadra di Cornacchini nel primo tempo. Molle, svogliato, lento, per larghi tratti in balia dell'Acireale: il Bari praticamente non ha giocato per 45'. Sul banco degli imputati finiscono le scelte del mister, che già alla mezz'ora corre ai ripari togliendo un Bianchi in grande affanno per ridare spazio al più offensivo Aloisi. Dopo l'intervallo anche Pozzebon resta negli spogliatoi a riflettere, rilevato da un Simeri più voglioso ma egualmente impreciso (quel palo da zero metri reclama ancora giustizia, al netto del fallo di mano del difensore acese), e a ripresa in corso l'acciaccato Floriano si guadagna un po' di riposo dopo i problemi gastrointestinali accusati in settimana.
«Abbiamo sbagliato l'approccio, non dovevamo affrontare l'Acireale in questo modo», ha spiegato Cornacchini nel post. Resta, però, da capire il perché il Bari si sia presentato in campo con le ciabatte, spingendo sull'acceleratore solo quando si è trovato con l'acqua alla gola e davanti alla possibilità concreta di vedere svanire un record affettivo più che fattuale. Sarebbe grave, come ha detto anche l'allenatore in conferenza, se i biancorossi avessero sottovalutato il match, o se si fossero rilassati per via del vantaggio sulla Turris, che comunque resta rassicurante. Sta di fatto, comunque, che a questo Bari manca sempre qualcosa dal punto di vista mentale: quando si tratta di dare l'ultima spallata i biancorossi spesso s'inceppano, lasciando teoricamente vivo un discorso che sarebbe potuto essere morto e sepolto già da un paio di settimane.
Ogni medaglia, però, ha un rovescio. Certo, il Bari è stato tanto irritante nel primo tempo quanto gagliardo alla ricerca nevrotica del pari nel secondo, ma va dato atto all'Acireale di aver messo in difficoltà i biancorossi con organizzazione, abnegazione e anche buona qualità. Il tecnico Romano ha sottolineato come il risultato sia figlio dei meriti della sua squadra più che dei demeriti altrui, e ha una grandissima parte di ragione. D'altra parte i siciliani sono la compagine che ha fatto più punti nel girone di ritorno, portando a compimento una cavalcata dalla zona playout al terzo posto che vale i playoff. Stringendo i denti e guardando un bicchiere comunque mezzo pieno si può dire che per il Bari è stato un punto guadagnato, perché permette al San Nicola di restare inviolato e di mantenere l'inseguitrice Turris a distanza rassicurante.
A questo punto, però, assume contorni molto importanti la trasferta contro il Città di Messina. Il Bari dovrà andare in Sicilia a cercare la posta grossa per provare a riprendersi quei punti persi in casa, per confermare il successo esterno e per approcciarsi alla sosta di fine inverno con qualche certezza in più che un avversario tenace e voglioso ha tolto in un pomeriggio freddo di febbraio.
Eppure la rete del pennellone con il numero 18 sulle spalle non deve distogliere l'attenzione dal vuoto cosmico che è stata la squadra di Cornacchini nel primo tempo. Molle, svogliato, lento, per larghi tratti in balia dell'Acireale: il Bari praticamente non ha giocato per 45'. Sul banco degli imputati finiscono le scelte del mister, che già alla mezz'ora corre ai ripari togliendo un Bianchi in grande affanno per ridare spazio al più offensivo Aloisi. Dopo l'intervallo anche Pozzebon resta negli spogliatoi a riflettere, rilevato da un Simeri più voglioso ma egualmente impreciso (quel palo da zero metri reclama ancora giustizia, al netto del fallo di mano del difensore acese), e a ripresa in corso l'acciaccato Floriano si guadagna un po' di riposo dopo i problemi gastrointestinali accusati in settimana.
«Abbiamo sbagliato l'approccio, non dovevamo affrontare l'Acireale in questo modo», ha spiegato Cornacchini nel post. Resta, però, da capire il perché il Bari si sia presentato in campo con le ciabatte, spingendo sull'acceleratore solo quando si è trovato con l'acqua alla gola e davanti alla possibilità concreta di vedere svanire un record affettivo più che fattuale. Sarebbe grave, come ha detto anche l'allenatore in conferenza, se i biancorossi avessero sottovalutato il match, o se si fossero rilassati per via del vantaggio sulla Turris, che comunque resta rassicurante. Sta di fatto, comunque, che a questo Bari manca sempre qualcosa dal punto di vista mentale: quando si tratta di dare l'ultima spallata i biancorossi spesso s'inceppano, lasciando teoricamente vivo un discorso che sarebbe potuto essere morto e sepolto già da un paio di settimane.
Ogni medaglia, però, ha un rovescio. Certo, il Bari è stato tanto irritante nel primo tempo quanto gagliardo alla ricerca nevrotica del pari nel secondo, ma va dato atto all'Acireale di aver messo in difficoltà i biancorossi con organizzazione, abnegazione e anche buona qualità. Il tecnico Romano ha sottolineato come il risultato sia figlio dei meriti della sua squadra più che dei demeriti altrui, e ha una grandissima parte di ragione. D'altra parte i siciliani sono la compagine che ha fatto più punti nel girone di ritorno, portando a compimento una cavalcata dalla zona playout al terzo posto che vale i playoff. Stringendo i denti e guardando un bicchiere comunque mezzo pieno si può dire che per il Bari è stato un punto guadagnato, perché permette al San Nicola di restare inviolato e di mantenere l'inseguitrice Turris a distanza rassicurante.
A questo punto, però, assume contorni molto importanti la trasferta contro il Città di Messina. Il Bari dovrà andare in Sicilia a cercare la posta grossa per provare a riprendersi quei punti persi in casa, per confermare il successo esterno e per approcciarsi alla sosta di fine inverno con qualche certezza in più che un avversario tenace e voglioso ha tolto in un pomeriggio freddo di febbraio.